Сволочи (Le canaglie, 2006)

Сволочи [“Svoloci”], Le canaglie (oppure I bastardi…), è un film russo del 2006 di tipica ambientazione sovietica (guerra, prigione e taiga) che racconta le vicende di un gruppo di giovanissimi criminali addestrati per missioni di sabotaggio contro i tedeschi durante la Grande Guerra Patriottica.

Gli impuberi delinquenti, resisi colpevoli di ogni tipo di delitto nel corso della loro breve “carriera”, si riveleranno infine solo dei patsany, dei ragazzi, ancora in grado di commuoversi per una mela spartita a metà o per una canzone imparata in un bordello, e agiranno da eroi per pura esuberanza e incoscienza.

La pellicola ha suscitato accese polemiche in patria, non tanto per la qualità estetica (anche se la recitazione lascia molto a desiderare e gli “effetti speciali” sono al limite del presentabile), quanto per i contenuti: presentata come una storia basata su vicende realmente accadute, non ha retto l’assalto dei critici una volta emersa la scarsità di testimonianze in grado di avvalorarne la veridicità.

Il gesto di protesta più clamoroso è stato quello del regista Vladimir Men’šov , che agli MTV Awards russi si è rifiutato di premiare un film che “disonorava il Paese”, gettando a terra la cartolina e invitando Pamela Anderson a leggerla al suo posto.

La visione è comunque consigliata, per il semplice motivo che tutto fa brodo per chi vuole imparare il russo: si tratta di un’opera di facile comprensione anche per chi è a livello B1 del CEFR, nonostante non manchino idiotismo ed espressioni gergali (ad ogni modo la parola più usata è appunto пацаны).

Una sequenza notevole (sempre tralasciando gli “effetti speciali”) è quella in cui le piccole canaglie paracadutate sulla base tedesca vengono crivellate dalla mitragliatrice: gli efebi che scendono dolcemente a terra come fanciulli addormentati ricordano qualcosa a metà tra un quadro di Lobanov e un romanzo di Mishima (quelli in cui anche gli angeli possono morire).

Alla scena ne segue una altrettanto surreale: la commozione dei nazisti per aver uccisi dei bimbi. Probabilmente è quella che ha più fatto infuriare gli storici russi, dal momento che i tedeschi furono tra i più grandi reclutatori di ragazzini durante la Seconda guerra mondiale.

Se fossi russo, il mio voto probabilmente non raggiungerebbe la sufficienza, ma come italiano non posso che dare un parere positivo, proprio per la piattezza della trama e l’elementarità dei dialoghi, che, nonostante non sia stato tradotto (o forse proprio per questo) lo rendono particolarmente adatto a un pubblico straniero.

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