1999: Il revisionismo in libreria

In questa ennesima Giornata della Memoria mi compiaccio di ricordare che fino a pochi anni fa (oddio, gli anni passano comunque…) si poteva entrare in libreria e trovare volumi considerabili obiettivamente “revisionisti” come Controversie di Ernst Nolte (1923–2016), una raccolta di saggi uscita in tedesco nel 1993 col titolo di Streitpunkte ma tradotta per Corbaccio solo nel 1999 (meglio tardi che mai) da Francesco Coppelletti.

Un altro dato degno di nota di quegli anni, peraltro, è che Nolte parlava un ottimo italiano e veniva talvolta invitato in Rai e Mediaset per inquadrare il nazismo nel suo contesto storico e controbattere alla perenne demonizzazione di Adolf Hitler. Tornando però al volume citato, si può osservare come esso non sia stato nemmeno tradotto integralmente, in quanto la prima parte sarebbe stata troppo “specialistica” per il pubblico italiano.

In compenso, proprio di questa fatidica “prima parte”, venne consegnato agli italofoni almeno il capitolo “La soluzione finale della questione ebraica nella prospettiva del revisionismo radicale”, un saggio impressionante che annovera tra le fonti Paul Rassinier, Robert Faurisson e Carlo Mattogno.

In una comune libreria dunque, nonostante Leggi Mancino e cazzi vari, si potevano ancora recuperare volumi nel quale venivano espresse senza alcun timore affermazioni di questo tipo:

«Recentemente una correzione ufficiale dei dati numerici si ebbe quando il numero di “quattro milioni” sulla lapide commemorativa di Auschwitz fu abbassato a un milione. Il noto esperto israeliano Yehuda Bauer accettò sostanzialmente questa riduzione, ma è inspiegabile perché mai in una precedente pubblicazione abbia fissato il numero delle vittime di Auschwitz tra uno e tre milioni e mezzo e tuttavia abbia conservato il numero complessivo delle vittime dell’Olocausto a 5 ,8 milioni».

«Singolarmente pressante è la domanda perché mai gli Alleati, nonostante un efficace sistema informativo, non avessero saputo nulla, fino all’estate 1944, degli avvenimenti di Auschwitz e ne fossero venuti a conoscenza solo mediante il racconto di Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, che erano due degli ultimi tra i numerosi fuoriusciti».

«In un’indagine faticosa dei disegni dei progetti e dei reperti ancora presenti, come ad esempio le porte a tenuta di gas, Jean-Claude Pressac giunse alla tesi che le progettazioni e la prima fase di costruzione dei crematori a Birkenau non erano connessi ad alcuno “scopo criminale”, ma che in seguito sarebbe awenuto un cambiamento. In altri termini: i grandi crematori vennero costruiti per domare il tifo che imperversava e le camere sotterranee erano in realtà previste come camere mortuarie seminterrate, ma più tardi la struttura venne adattata all’annientamento degli uomini».

E, nella prefazione, il buon Coppelletti, oltre a definire “scienziato serio” Mattogno, non perdeva occasione di osservare che:

«gli ebrei oggi attribuiscono a se stessi, in modo positivo, quel ruolo centrale e del tutto negativo che giocavano nella “concezione del mondo” di Hitler – ruolo che ci proibisce, fin dal principio, di podi sullo stesso piano con la maggioranza degli altri avversari di Hitler – tanto che deve essere considerata superficiale ogni interpretazione del xx secolo che non abbia nulla da dire su questo ruolo e sulle sue possibili conseguenze».

Cos’è cambiato da quegli anni? Chiaramente sembra che l’istituzione della Giornata della Memoria abbia comportato un cambiamento epocale nella disposizione dell’opinione pubblica, il cui interesse riguardo alla questione sembra tuttavia destinato a un’inevitabile logoramento tra la perenne divisione tra un filosemitismo che vorrebbe universalizzarsi in un blando umanitarismo e un filosionismo che si monumentalizza nell’assolutizzazione della Memoria.

Al di là dei paroloni, è un dato di fatto che mentre su internet imperversi anche l’antisemitismo più becero, al contempo l’editoria nazionale si vieta di pubblicare opere che fino a una ventina d’anni fa venivano considerate come minimo “moderate”

AVVERTENZA (compare in ogni pagina, non allarmatevi): dietro lo pseudonimo Mister Totalitarismo non si nasconde nessun personaggio particolare, dunque accontentatevi di giudicarmi solo per ciò che scrivo. Per visualizzare i commenti, cliccare "Lascia un commento" in fondo all'articolo. Il sito contiene link di affiliazione dai quali traggo una quota dei ricavi. Se volete fare una donazione: paypal.me/apocalisse. Per contatti bravomisterthot@gmail.com.

2 thoughts on “1999: Il revisionismo in libreria

  1. La guerra civile europea è il suo miglior libro. Sulla Germania, soprattutto guglielmina, è obbligatorio Michael Stürmer… Nomen Omen.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.