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A Varsavia gli ebrei vengono trasformati in paccottiglia (ma non in saponette!)

Mi hanno colpito i numerosi souvenir di ispirazione ebraica esposti nei negozietti per turisti di Varsavia: il giudeo col nasone, la stella di David e i sacchetti pieni di monetine… che simpatico omaggio! I Fratelli Maggiori avranno gradito?

Naturalmente nemmeno un po’, tanto che il sito della Comunità Ebraica di Roma ha persino colto l’occasione per rilanciare la solita accusa di “antisemitismo congenito” contro il popolo polacco:

«A Varsavia e Cracovia, le più importanti città polacche, sono in vendita pupazzi di terracotta o legno, di varie dimensioni, che ritraggono gli ebrei secondo una classica stereotipizzazione antisemitica: palpebre pesanti, naso adunco, labbra tumide e larga bocca grifagna contornata da una barba luciferina, avvolti in un vampiresco gabbano nero, tutti stringono tra le mani rapaci del denaro!
Questi oggetti – ricordo che paiono provenire da un altro secolo – non sono esposti in qualche “botteguccia” di periferia, bensì nelle vetrine dei negozi di souvenirs che danno sulle strade centrali, a fianco di statuette dell’eroe nazionale colonnello Piłsudski di ritratti di papa Wojtyła.
Ciò non è così strano, poiché la Polonia è un paese di radicato antisemitismo dove alla piccola (circa 5/10mila individui su una popolazione di 40 milioni) e defilata comunità ebraica, secondo recenti studi circa metà della popolazione polacca imputa il fatto di “avere nelle proprie mani” e controllare quasi tutti i massmedia del paese…»

Guardiamo il lato positivo: sempre meglio essere trasformati in gadget che in saponette (la leggenda nera peraltro nacque proprio nell’ambito della resistenza polacca).

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