Adolf Hitler a tavola: una bocca severa ma giusta

Lo storico austriaco Stefan Dietrich ha di recente recuperato le lettere che l’ultima cuoca personale di Hitler, Constanze Manziarly, inviò alla sorella durante la sua permanenza nel famigerato bunker: la ragazza, assunta all’età di 23 anni in qualità di Diätköchin, cioè specializzata in “diete” (aveva studiato in una clinica a Berchtesgaden) descrive il Führer come un commensale esigente e schizzinoso, che l’ha sottoposta “difficoltà indescrivibili” fino a farle temere per la sua vita stessa.

Nonostante “l’immenso fardello di responsabilità” che la Manziarly (soprannominata nel frattempo dalle SS “Signora Marzapane”) scriveva di dover sopportare, il Cancelliere del Terzo Reich era entusiasta di lei e la volle come consulente dietetica personale anche nei momenti più difficili.

La cuoca sosteneva che il sostituto preferito della carne di Hitler fossero i funghi tritati, ma che in alcuni istanti il suo capo perdesse il controllo e si gettasse su qualsiasi tipo di dolce ella avesse preparato. Come testimoniava inoltre alla sorella: “Cucino molto ogni giorno, spesso per ore e ore, ma alla sera finisce sempre tutto”.

Per ringraziarla della sua pazienza e dedizione, nell’autunno del 1944 il dittatore le regalò delle calze color grigio topo, ma alla fantesca il presente non piacque e sospettò che i consiglieri in fatto di moda femminile del capo fossero fraudolenti.

La sera del 30 aprile 1945 la “Marzapane”, non sapendo che Hitler fosse già scomparso, preparò come cena uova fritte con purè di patate. Due giorni dopo la ragazza fuggì dal bunker con la segretaria Traudl Junge, l’ultima persona ad averla vista viva mentre veniva portata via da due soldati dell’Armata Rossa.

Il politico austriaco si accompagnava anche con una schiera di assaggiatrici che dovevano provare i cibi almeno un’ora prima per scongiurare ogni pericolo di avvelenamento da parte degli Alleati. Anche queste donne vennero prese dai sovietici e uccise, ma l’unica superstite, Margot Woelk, prima di morire ha voluto lasciare un’altra testimonianza da incubo del suo impiego, che per anni le ha impedito di gustarsi un piatto senza il timore che non risultasse letale.

Al di là di queste annotazioni storiche, sembra utile ripassare i “piatti preferiti” del leader nazista con una premessa: ieri abbiamo dedicato alla gastronomia hitleriana uno speciale in tre parti (pranzo, merenda, cena) dimenticandoci che fosse il 20 aprile, cioè l’anniversario del compleanno del “mostro”. Ci scusiamo con i lettori per questo incidente, soprattutto alla luce della (giusta) censura che vige sulla ricorrenza: solo per fare un esempio, nel 2021 un poliziotto austriaco è stato condannato a 10 mesi di prigione (e ad una ammenda di oltre 6000 €), per aver violato il fatidico Verbotsgesetz 1947 (la legge sul divieto di formazione del Partito Nazionalsocialista) postando su Facebook la foto degli Eiernockerl, gli “gnocchi di uova” che alla fine degli anni ’90 lo scrittore Wolfgang Fröhlich (1951-2021) trasformò, senza particolare documentazione storica, nel “piatto preferito” del Führer (peraltro ricordiamo che anche Fröhlich si è fatto una quindicina di anni di carcere in Austria per le sue posizioni “negazioniste”).

Gli “gnocchi di uova” sono un piatto semplice e popolare della cucina viennese e si possono richiedere in qualsiasi ristorante austriaco ad ogni momento dell’anno: la storiella che esclusivamente i “neonazisti” li servano o li mangino è puro sensazionalismo gazzettiero.

L’unica vera difficoltà posta dalla pietanza è che soltanto a dei crucchi poteva venire in mente di fare una frittata agli gnocchi (perché bisogna letteralmente buttare due/tre uova nella pentola una volta cotta la pasta), una scelta a dir poco suicida per il proprio organismo. Non che uno dei piatti preferiti di Hitler storicamente attestati, ovvero i canederli di fegato in brodo (Leberknödel) fosse più digeribili, ma fortunatamente per il colesterolo dei nazisti, esso non è divenuto uno dei “piatti tipici” del 20/4 (o 4/20).

Nella foto, modelli di Eiernockerl all’italiana (Urheberrecht von Mister Totalitarismo und eine schöne Maid, 2023, Alle Rechte vorbehalten):

Un esempio di secondo piatto che sarebbe piaciuto all’autocrate è la trota alla salsa di burro, pietanza che lo chef Jeroen Meus avrebbe voluto cucinare in un programma televisivo belga ma al quale è stato (giustamente) impedito di farlo dalla comunità ebraica. A suo parere la Forelle in Buttersauce era espressione dei gusti umili, almeno a tavola, del tiranno: “Si tratta di un piatto semplice, e nonostante Hitler fosse all’epoca l’uomo più potente del mondo e avrebbe potuto mangiare caviale tutti i giorni, rimase fedele a una semplice trota” (Auf dem Foto: ein Versuch von Forelle in Buttersauce; Urheberrecht von Mister Totalitarismo und eine schöne Maid, 2023, Alle Rechte vorbehalten).

Un altro piatto apprezzato da Hitler doveva essere la zuppa di piselli, pietanza che rientrava in una sorta di “austerity culinaria” proposta dal Reich alle famiglie tedesche (la cosiddetta Eintopfsonntag, “Domenica del Minestrone”, nella quale si mangiava un piatto unico per devolvere i soldi risparmiati alle organizzazioni di assistenza sociale). Il ricordo di tale iniziativa è talmente vivo nella memoria popolare che anche un ristorante che volesse proporre la Erbsensuppe sempre il 20 aprile dovrebbe assolutamente specificare che non si tratta di un “minestrone nazista” (Nazi-Eintopf), ma di un altro elemento essenziale della gastronomia germanica (tanto che uno dei primi prodotti liofilizzati comparsi sul mercato fu una farina di piselli e manzo, la Erbswurst, inventata nel 1867 dal cuoco Johann Heinrich Grüneberg e utilizzata subito dai soldati al fronte nella guerra franco-prussiana).

Nella foto, un esempio di Erbsensuppe (Urheberrecht von Mister Totalitarismo und eine schöne Maid, 2023, Alle Rechte vorbehalten):

Infine, per quanto riguarda le portate più sostanziose, ricordiamo anche i classici Gefüllte Paprika (peperoni ripieni), un impasto di riso e carne macinata condita con prezzemolo e cipolla (ed eventualmente salsa di pomodoro), la cui diffusione è universale ma che nella tradizione austriaca sembra siano giunti attraverso l’Ungheria (a sua volta sulla scorta della cucina ottomana) e divenuti popolari durante il periodo asburgico.

Nella foto esempio di peperoni ripieni semplici (Urheberrecht von Mister Totalitarismo und eine schöne Maid, 2023, Alle Rechte vorbehalten):

Come contorno, pare (ma le basi documentali sono flebili, come tanti altri eventi storici che caratterizzato quell’epoca) che Hitler propendesse per una insalatona di mele, noci e cavolo cappuccio (Auf dem Foto: Rotkohlsalat mit Apfel und Nüssen, Urheberrecht von Mister Totalitarismo und eine schöne Maid, 2023, Alle Rechte vorbehalten):

Riguardo ai dolci, il Führer apprezzava biscottini, focaccine alla crema inglesi (scone) e praline di cioccolato, ma i suoi dessert preferiti rimanevano gli éclair (preferibilmente decorati con piccole svastiche) e ovviamente lo Strudel. Ogni sera i suoi domestici dovevano lasciare accanto al suo letto una tortina di mele cosparsa di uvetta e noci, in modo che potesse mangiarla durante la notte: questa pietanza venne persino soprannominata Führer-Kuchen.

Purtroppo ieri, proprio mentre si discuteva di dolcetti, è nato uno spiacevole equivoco: qualcuno ha creduto che lo Strudel con la svastica disegnata con lo zucchero a velo fosse un “omaggio” a Hitler, mentre al contrario era solo una rivisitazione storica, con intenti satirici, del ridicolo desiderio di porre il simbolo nazista persino sui biscottini (Foto: Urheberrecht von Mister Totalitarismo und eine schöne Maid, 2023, Alle Rechte vorbehalten).

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