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L’ambasciatore israeliano all’ONU: Greta è veramente nostra amica!

Ha suscitato polemiche l’endorsement di Greta Thunberg a una manifestazione ambientalista in Israele legata ai suoi “scioperi per clima” e all’iniziativa internazionale #FridaysForFuture (che secondo il Times of Israel avrebbe coinvolto sei milioni di giovani in tutto il mondo).

In una recente intervista radiofonica, l’ambasciatore isareliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, ha così commentato l’aumento d’interesse riguardante la “crisi climatica”: «È importante e dovremmo parlarne di più, ma dal nostro punto di vista il fatto che [all’ONU] non si discuta di Israele è un successo».

E un giornalista di Haaretz ha commenta così l’uscita del console (Global Climate Change Crisis: Best Thing to Ever Happen to Israeli Hasbara, 4 ottobre 2019):

«Dubito che Danon si sia preso il merito di aver architettato il riscaldamento globale come un astuto stratagemma per far sparire il conflitto israelo-palestinese dall’agenda dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Anche se non lo escluderei del tutto. Però penso che abbia formulato, nel suo modo ottuso, una osservazione perfettamente valida. Il mondo non è più concentrato su Israele, e la causa palestinese non è più di moda. Anche all’ONU, la difficile situazione dei palestinesi è stata messa in ombra dal futuro del pianeta. Ora c’è Greta Thunberg, non c’è più Ahed Tamimi [nota attivista palestinese millennial].
In un mondo ideale dovrebbe essere possibile lottare per due cause contemporaneamente; chiedere iniziative urgenti sul clima e giustizia per i palestinesi allo stesso tempo. Ma la triste verità è che, a prescindere da ciò che vi dicono i teorici dell’intersezionalità, l’attenzione umana è limitata e non tutte le ingiustizie possono essere combattute in una sola volta. […] Il mondo è stanco del nostro infinito conflitto e, con l’eccezione di pochi fissati, ha accettato il triste fatto che non può imporre una soluzione alle due parti. […] Andare in giro con una kefiah avvolta intorno al collo non è più figo. Extinction Rebellion è ora l’ultimo grido. E se non fosse il clima, allora sarebbe qualcos’altro»

Tuttavia, c’è qualche israeliano che non è comunque entusiasta del “fenomeno Greta”: per esempio, Avi Yemini, ex sodato dell’IDF, militante di estrema destra con passaporto australiano, fondatore di un centro di addestramento militare a Melbourne, che dopo aver commentato l’imbarazzante messaggio della ragazzina svedese alle Nazioni Unite è stato “cancellato definitivamente” da Twitter per… due giorni (il tempo di capire con chi avevano a che fare?).

Dunque gli schieramenti in campo si fanno sempre più complicati…

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