Nell’ultimo anno negli Stati Uniti si è parlato molto di Ammon Hillman, un classicista che è stato al centro di diversi scandali, non solo accademici. Solo per rendere edotti i lettori (in Italia non ne ha parlato nessuno): Hillman, noto per le sue provocatorie idee sul mondo classico (e il cristianesimo), è stato docente presso la Saint Mary’s University del Minnesota fino al 2015, quando è stato licenziato a seguito di una rappresentazione di Medea nella quale avrebbe voluto portare in scena degli oggetti a forma di fallo per rispettare l’integrità storica dell’opera: l’università ha prevedibilmente trovato la pensata non troppo geniale, e lo ha allontanato.
Oltre a questo caso, nella “carriera” di Hillman si registra un episodio ancor più incredibile riguardo una presunta indagine per possessione demoniaca: secondo quanto ha egli stesso dichiarato, lo studioso sarebbe stato oggetto di un’inchiesta da parte della Chiesa Cattolica, che sempre nel 2015 lo aveva sospetto di essere posseduto in base a testimonianze degli studenti (i quali sostenevano di aver visto il professore levitare e attraversare porte senza aprirle).
Anche questo evento avrebbe giocato un ruolo nella sua espulsione dall’Università del Minnesota, ma Hillman del resto ha raccontato di aver vissuto delle esperienze inquietanti già durante la sua partecipazione a degli scavi archeologici in Israele, quando due colleghi accademici affermarono di aver ricevuto messaggi soprannaturali al suo riguardo, predicendo che sarebbe stato protetto da “una schiera di demoni” per portare l’Anticristo nel mondo…
Tutto questo è stato raccontato dall’autore stesso in un podcast tenuto da Danny Jones (un giovane epigono di Joe Rogan) nel maggio 2024, che allo stato attuale ha totalizzato quasi 2 milioni di visualizzazioni. Hillman ha espresso una serie impressionante di scempiaggini non solo colte, partendo ad affermare che che la Versione dei Settanta non è una traduzione ma la fonte originale della Bibbia (e che sarebbe stata tradotta maldestramente dal greco all’ebraico!) e che praticamente tutta la cultura greca andrebbe interpretata secondo il lessico galenico, trasformando dunque l’intero campo degli studi classici in un’indagine sociologica su una comunità di tossicodipendenti.
Tuttavia, nell’evolversi della concione le tesi di Hillman, espresse con un tono effettivamente da “indemoniato” (o comunque alterato da non si sa cosa), diventano allucinanti (o allucinogene), specialmente nei confronti di Gesù Cristo, che egli ritrae come un trafficante di bambini (i dodici apostoli per lui erano adolescenti prepuberi) utilizzati a scopi rituali legati -non mi dire- al consumo di droghe.
Mi spiace dover riportare certe idiozie, ma è anche per rendersi conto cosa “va di moda” oltreoceano: secondo Hillman, giusto per fare un esempio, nel Giardino del Getsemani Gesù sarebbe stato intento a “estrarre” dal bendaggio posto attorno al pene di un giovane un “antidoto” al veleno di serpente che aveva assunto come stupefacente, che è poi “ovviamente” la stessa droga di cui Gesù è rimasto vittima durante la crocifissione, facendone perciò della sua causa di morte una overdose (non scendo in particolare più che buon gusto che per altro).
Un dato forse indicativo è che alcune tesi di Ammon Hillman erano state già espresse in volumi pubblicati anni fa, come The Chemical Muse. Drug Use and the Roots of Western Civilization (2008) e Original Sin. Sex, Drugs, and the Church (Ronin Publishing, 2012). In particolare, Hillman è da sempre interessato a dimostrare che dalla tossicodipendenza di massa può scaturire una civiltà gloriosa e imponente come quella greca (e anche romana), rintracciando persino un’origine “psichedelica” del concetto stesso di democrazia (citando esempi da Euripide e Aristofane, dove a suo dire apparirebbe un legame diretto tra l’uso di droghe e la libertà di espressione, ma che in realtà lasciano il tempo che trovano).
Non mi interessa francamente discutere certi argomenti: l’unico motivo per cui mi sono trovato costretto a parlare di Ammon Hillman è che i suoi volumi possiedono un’aura talmente “adelphica” da risultare addirittura inadatti a esser importati dalla Adelphi stessa. Le questioni che egli tocca, del resto, animano sostanzialmente l’intero catalogo della nota casa editrice: la tossicodipendenza legata ai culti misterici, la nascita degli usi e costumi umani dal delirio (indotto o “naturale”), la necessità di oltrepassare i confini della razionalità, la perversione sessuale nascosta dietro ogni religione, il tutto espresso con quel tocco di classicismo che rende in qualche modo plausibile le ipotesi più surreali.
Il problema, a mio parere, è che Hillman dice davvero “troppo” (a differenza, per dire, del suo omonimo James Hillman, il quale cela idee tutto sommato simili dietro una possente verniciata di junghismo) e tale approccio, per certi versi così yankee, contrasta con le caratteristiche “istituzionali” che la creatura di Roberto Calasso ha assunto nell’Italia contemporanea.
Non ricordo chi disse tuttavia che il “carattere” adelphico tradotto nella vita reale non durerebbe mezza giornata: almeno riconosco a tale Ammon (che peraltro ,nonostante il nome, e anche il cognome, sostiene di essere cresciuto come cristiano battista) una certa schiettezza nell’esprimere le sue follie, trasformando anche la filologia in un ramo della letteratura fantastica. Tutto ciò che Adelphi non può fare, vivendo in un’eterna dissimulazione che ovviamente ha iniettato più veleno nella cultura di massa che non le provocazioni di un tossico posseduto, per quanto -ora- “di successo”.
Troppo esplicito per Adelphi, dici bene Mister, un parallelo con Bataille lo si può azzardare in questo senso?
Non sono il Mister, ma per me no: Bataille (comunque presente nella Piccola biblioteca) era addirittura considerato da Bazlen come troppo slavato e manierato (cfr. la corrispondente lettera editoriale). Comunque questo squinternato di Hillman, dalle parole del Mister, mi pare piuttosto un epigono superficiale di Philip Dick che non un allievo del bibliotecario oscuro!
Ciao, si presente ma con un solo testo, da cultore del negativo, della lordura, del putrido quale era ci sarebbe stato benissimo.
Probabilmente era invece troppo grossolano proprio come quest’ altro elemento.