Amnesty International nega lo status di “prigioniero di coscienza” a Navalny perché è un neonazista

Amnesty International, la celebre organizzazione non governativa che difende i diritti umani, ha ritrattato la designazione dell’attivista e blogger russo Alexei Navalny come “prigioniero di coscienza” a causa di dichiarazioni xenofobe che ha rifiutato di ritrattare.

Amnesty ha detto di non poter più considerare Navalny “prigioniero di coscienza” perché in passato “ha sostenuto la violenza e la discriminazione”. All’oppositore di Putin sarebbe stata offerta la possibilità di scusarsi per le sue posizioni di estrema destra di quando aveva trent’anni, ma egli ha rifiutato.

Per l’organizzazione internazionali tuttavia il suo ultimo arresto è comunque legato al suo attivismo anti-governativo e perciò ha chiesto il “rilascio immediato”, come dimostra una lettera pubblicata dal giornalista di Grayzone Aaron Maté.

La decisione è stata confermata dal media manager di Amnesty International per Russia ed Eurasia, Aleksandr Artemyev: “Non useremo più l’espressione prigioniero di coscienza quando ci riferiremo a lui, dal momento che il nostro dipartimento legale e politico ha studiato le dichiarazioni di Navalny dalla metà degli anni 2000 e ha concluso che si qualificano come incitamento all’odio“.

Le dichiarazioni a cui si riferisce Amnesty International risalgono ai primi passi nella vita politica di Navalny. Negli anni 2000, ben prima di raggiungere la fama internazionale, l’attivista e blogger era strettamente legato alla scena di estrema destra ed era un volto noto nella cosiddetta “Marcia russa” (Русский марш), corteo annuale che dal 2005 riunisce nelle principali città del Paese le organizzazioni neonaziste e ultranazionaliste.

In quegli anni Navalny sosteneva che i musulmani e i migranti del Caucaso fossero “scarafaggi” e che sarebbe stato meglio sparare loro direttamente. In seguito, una volta candidato a sindaco di Mosca, ha attenuato le sue posizioni anche se non ha mai effettivamente ritrattato le sue dichiarazioni.

Nel 2017, in un’intervista al Guardian, ha affermato di non avere “rimpianti” per le sue dichiarazioni passate e ha definito il suo confronto tra migranti e scarafaggi una “licenza poetica”. Lo scorso ottobre allo Spiegel ha confermato di non aver abbandonato le idee estremiste della sua militanza giovanile, che portarono peraltro alla sua espulsione dal Partito Democratico Unificato Russo (“Jabloko”, liberale e filo-occidentale).

Fonte: RT

PS: Come ripetiamo spesso, usiamo la traslitterazione “americana” del nome di Alexei Navalny (Алексей Навальный) non perché copiamo dalla stampa straniera come i giornalisti italiani, ma solo perché crediamo che Aleksej Naval’nyj, per i valori che rappresenta, meriti di essere traslitterato in tal guisa.

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