Anche in Italia è arrivato il wokismo (ma i più puri verranno presto epurati)

Una tizia americana di origini pakistane che si definisce “regista” ma in realtà ha solo postato qualche video “di successo” (come milioni di altre persone) sul social network cinese TikTok pochi giorni fa ha pubblicato il filmato di tre ragazze italiane che sulla tratta Como-Milano stavano a suo dire “prendendo in giro con insulti razzisti” il suo ragazzo, anch’egli americano ma di origine cinese.

Mentre il web anglosferico rintracciava le tre giovani con tanto di nome e cognome, università e luogo di lavoro, e i giornaletti progressisti pubblicavano i loro volti stile manifesto da ricercato (qui sopra un esempio su tanti che ho ovviamente censurato), la stampa italiana non si accorgeva di nulla finché, come al solito, la solerte Selvatica Tarzanelli non dava il via al proverbiale “ventilatore” di merda giornalismo.

Benvenuti dunque nel wokismo reale: abbiamo passato settimane a discutere su quanto sia “fascista” filmare le borseggiatrici rom nella metropolitana di Milano, epperò al contempo mandiamo in mondovisione tre tizie che a ben vedere non hanno alcuna colpa, nemmeno dal punto di vista morale. Ad ogni modo, per chi ha introdotto il wokismo in Italia verrà il redde rationem: tanto per dire, prima o poi qualcuno si prenderà la briga di setacciare libercoli e articolesse della nostra Selvatica e scovare il “pelo” fobico da qualche parte (mi proporrei come volontario se qualcuno mi pagasse per farlo).

Per il momento, soffermiamoci sull’accaduto: l’influencer americo-pakistana afferma, nella descrizione del video, di essersi trovata il 16 aprile 2023 sul treno della linea Como-Milano assieme al suo ragazzo americano di origine cinese, il padre (white American) e la madre (Chinese) di costui, e di aver provato fastidio nell’atteggiamento delle ragazze sedute davanti a lei (“Mi fissavano e ridevano e parlavano italiano”). Dopo aver chiesto loro se ci fossero problemi, ha cominciato a riprenderle mentre iniziavano a dire nihao (“ciao” in cinese) a voce alta e in modo “odioso e razzista”, diventando “sempre più aggressive”. Conclusione: rasismo.

@mahnooreu I was on the train from Lake Como to Milan on April 16th with my half Chinese boyfriend, his Chinese mom, and his white dad. I am Pakistani. We are all American. I noticed these girls sitting across from us staring me down and laughing and speaking Italian. At first, I ignored it. Then I stared back at them. They didn’t stop so I made my bf aware, then took a nap. I woke up from the nap to them doing the same thing but more aggressively. I asked them, “Is there a problem?” They said, “No there isn’t a problem.” At that point they started saying “Ni hao!” in an obnoxious, racist, loud voice, along with other things in Italian I couldn’t understand. They continued getting more and more aggressive, laughing at and mocking us. Eventually, I started filming them. They were the most calm during the video but you can still hear them saying ni hao and get a vibe of their general attitude. Never in my life have I experienced such blatant racism. My boyfriend said the same thing. I expected better from the younger generation. After I shared this on IG, many of my Asian friends shared their stories of experiencing racism in Italy and Europe. America may have its race issues, but Europe is 20 years behind. I hope you Italians can find these girls and shame them. It was truly disgusting behavior and I hope they learn a lesson from this. It is so dehumanizing to experience this. #racism #stopaapihate #Italy #Milan #LakeComo #racistItalians #racistcheck #racistoftheday #racistshit #milandesignweek2023 #milandesignweek #Chinese #hapa #wasian #racismawareness #racismneedstostop #racismsucks ♬ original sound – Mahnoor Euceph

Diamo però, appunto, un’occhiata ai fatti: non sappiamo quale diatriba fosse insorta tra l’influencer e le tre signorine, e nessuno può garantire che non ci siano state provocazioni anche da parte delle “vittime”, magari per il volume di voce troppo alto o cose del genere. Assumendo comunque la buona fede di chi ha fatto il video, si sentono chiaramente le tre “carnefici” commentare (con inflessione dialettale penso abruzzese): “Oh però non si può [riprendere gli altri], diglielo”; “No Picture”; “Mica si può fare la foto”; “Chi va a dirglielo?”; (qui una delle tre comincia a dire nihao con una mano davanti alla bocca); “Ahò hai finito [di riprendere]?”.

La modalità con cui il “popolo dei social” ha emesso la sentenza è tipica delle ideologie totalitarie, così come le reazioni delle istituzioni chiamate in causa (università e luoghi di lavoro), che hanno pubblicato immediatamente su Instragram e altre piattaforme comunicati di condanna del razzismo, con l’unica eccezione dello IULM di Milano che, dopo aver espresso le scuse anche a nome della propria studentessa, almeno si è degnato di ricordare alla folla virtuale che invocava l’espulsione immediata della rea che «così come la nostra università condanna ogni forma di razzismo, non possiamo tollerare tale furia, che nasconde in sé l’altrettanto grave germe del totalitarismo». E per aver formulato queste considerazioni piuttosto pacifiche, anche l’Istituto Universitario di Lingue Moderne è finito nel mirino dei wokisti, i quali hanno già invitato a sputtanare per principio l’accademia attraverso ogni canale possibile.

Ma andatə tuttə a farə in culə, suvvia. A parte che è sgradevole fare l’avvocato del diavolo quando ci sono di mezzo delle femmine, dato che tecnicamente si rischia sempre di ricadere nel reato (questo sì grave) di simpaggio, zerbinaggio o, per dirla in italiano, white knighting. Tuttavia non si può stare in disparte con le braccia conserte come si faceva alle feste delle medie pensando che in fondo la sciacquetta di turno abbia avuto quel che si merita. Questa versione fru fru delle Grandi Purghe può colpire chiunque non rientri in una delle categorie di “vittima elettiva” stabilite dalla moda pseudo-sinistroide di turno: attualmente le d-parola non possono rivendicare alcuno status, a meno che non abbiano qualche origine “etnica” (cioè non “bianca”), siano in possesso di una tessera del Partito Democratico e/o di un “pene femminile” (fattori interscambiabili).

La recente vicenda di Don Lemon (in italiano Don Limone) dovrebbe far riflettere tutte le Selvatiche di turno: parliamo del giornalista supernero e superghei della CNN, una sorta di khmer woke del mainstream americano (immaginate, appunto, un conduttore di La7 nero e omosessuale) che è stato appena sfanculato dal network americano per alcune dichiarazioni considerate “misogine”.

Attenzione perché ci si spacca il cervello a considerare il grado di contorcimento ideologico a cui si è giunti: allora, il conduttore politicamente corretto Don Lemon, bideniano (o come si scrive) di ferro, in risposta alle dichiarazioni di una politica repubblicana, la cinquantunenne Nikki Haley, che sosteneva che i politici che hanno superato i 75 anni dovrebbero fare un test per stabilire il pieno possesso delle proprie facoltà mentali (probabilmente più in polemica col suo concorrente Trump che con l’attuale Presidente americano), ha affermato che anche lei avrebbe “superato gli -anta” [Nikki Haley isn’t in her prime], finendo subito nel girone dei dannati nonostante il sacrosanto proposito di difendere un politico democratico. Per questa cazzata, sì.

Come se Giorgia Meloni sostenesse un limite di età non superiore ai 75 anni per chi volesse fare il Presidente della Repubblica e un Fabio Fazio di passaggio, rispondendole “Neanche la signora mi sembra più una ragazzina”, venisse immediatamente detronizzato dal suo scranno televisivo. Eppure questo è il wokism. Allora ci si augura che, in quanto moda importata, esso raggiunga immediatamente l’acme già oltrepassato oltreoceano, non prima, purtroppo, che qualche sfortunata vittima “plebea” sia caduta sotto ai suoi colpi…

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