Anche Noam Chomsky cade nella sindrome curda

Noam Chomsky (terzo da sinistra) a una manifestazione contro la guerra in Vietnam

Riportiamo due recenti dichiarazioni di Noam Chomsky (ma ce ne sono molte altre) con le quali invoca la presenza militare americana in Siria in difesa della causa curda.

«Gli Stati Uniti, come altre grandi potenze, non perseguono obiettivi umanitari. Perseguono obiettivi determinati da considerazioni di potere che conducono a posizioni diverse nei confronti dei curdi o di altri a seconda dei casi. Così, per esempio, negli anni ’70 ci fu un periodo in cui gli Stati Uniti sostenevano i curdi contro Saddam Hussein. Poi si misero d’accordo per sacrificare i curdi a Saddam. Ciò ha portato a quel famoso commento di Henry Kissinger riguardo al non confondere la politica estera con le attività missionarie. È assolutamente vero che, soprattutto negli anni ’90, la Clinton stava mandando armi in Turchia allo scopo di sterminare la popolazione curda della Turchia nel sud-est. Ciò non cambia il fatto che ora gli Stati Uniti potrebbero, con una presenza relativamente ridotta, scoraggiare gli attacchi contro i curdi in Siria e salvaguardare quella parte del Paese che funziona in modo dignitoso. Non ci aspettiamo però coerenza da punto di vista umanitario da parte di una grande potenza, perché non è quello il suo principio guida» (American Dissident: Noam Chomsky And The State Of The Empire, “The Intercept”, 26 settembre 2018).

«[Un’]altra questione cruciale è lo status delle aree curde, il Rojava. A mio parere, ha senso che gli Stati Uniti mantengano una presenza che possa dissuadere un attacco contro le aree curde. I curdi ossiedono già la parte della Siria che è riuscita a tenere in pieda una società funzionante in modo decente. Penso sia necessario impedire che essi vengano attacchi dai loro acerrimi nemici, i turchi, o dal regime omicida di Assad» (Noam Chomsky says US should stay in Syria to protect the Kurds, “Kurdistan24”, 3 ottobre 2018).

Ovviamente non è il solo intellettuale ad aver fatto suo questo argomento: tuttavia che vengano tirati in ballo i curdi proprio quando un Presidente americano assume la coraggiosa decisione di concludere la “guerra perpetua”, suona quantomeno sospetto. Ognuno ha le sue ragioni, sia chiaro: ma ritrovare certi soloni pacifisti in prima fila a rispolverare l’immagine di una America come “garanzia di pace e stabilità” è davvero ridicolo. Probabilmente Chomsky sta rivivendo lo stesso “incubo” di quando Nixon ritirò i soldati dal Vietnam e l’intellighenzia dovette inventarsi un modo per farlo passare alla storia come un “Presidente di guerra” (in loro soccorso, oggi come ieri, giunsero provvidenzialmente i servizi segreti).

Col senno di poi, è possibile osservare come gli americani siano stati costretti a inviare truppe in Siria attraverso una massiccia campagna propagandistica volta a ingigantire la minaccia dell’Isis (poiché si era già consumato il credito politico delle infauste “primavere arabe”): ricordiamo le mappe colorate che includevano nel fantomatico Stato Islamico ampie porzioni di lande desertiche e disabitate. Una volta scoperto però che la montagna della prima “nazione terroristica” del mondo aveva partorito il topolino dell’invenzione mediatica, si è tentato di incastrare i soldati a stelle e strisce nel pantano della guerra civile, un’iniziativa alla quale anche Israele ha dato il suo contributo tentando continuamente di provocare uno scontro diretto con Assad e gli alleati iraniani e libanesi sul terreno della Siria.

Israele ha tentato di incastrare gli americani in Siria

Alla fine è saltato fuori dalla manica l’asso dei curdi, oscuro oggetto del desiderio di un codazzo di mestatori bipartisan, dai neocon ai “ragazzi dei centri sociali”. Non esiste alcun documento nel quale venga indicato tra gli obiettivi della presenza americana in Siria quello di “proteggere la popolazione curda”, né tantomeno di “garantire la nascita di un Kurdistan indipendente”. Proprio per questo fa ancora più specie che anche i media conservatori americani abbiano tentato di vendere alla plebe repubblicana l’idea che i marine debbano morire per consentire all’YPG di erigere la propria utopia socialista in Medio Oriente. La proposta è talmente ridicola e insostenibile che, per fare un esempio a caso, nemmeno uno come Chomsky pretenderebbe mai che un Presidente americano inviasse armi e consiglieri di guerra ai palestinesi per aiutarli a costruire la propria nazione libera e indipendente ai confini di Israele. No, in effetti da quel punto di vista il “leader intellettuale dell’opposizione” non si è mai sbilanciato troppo: ma non vogliamo insinuare alcunché, figuriamoci.

D’altro canto non si capisce, in conclusione, perché i curdi meriterebbero un “occhio di riguardo” rispetti a siriaci, drusi, turcomanni, yazidi o siriani stessi. Affermare che essi siano più “buoni” è una favola per chi non sa nemmeno quali confini dovrebbe avere l’immaginario Kurdistan per il quale a parole tanto si batte. Tutto il resto vale come la frase fatta con cui si sente spesso descrivere lo Tsahal: “l’esercito più morale al mondo”, etichetta che anche per l’americano medio è ormai diventata una barzelletta.

Su questo blog abbiamo cercato, invano, di contrastare l’influenza del “mito curdo” (ci permettiamo di segnalare un paio di pezzi in coda a questo post): purtroppo la loro guerra è una di quelle che “piace alla gente che piace”, dunque non una sola notizia che possa mettere in cattiva luce gli “eroi” dell’YPG e del PKK passerà al vaglio della censura, anche qualora passasse la linea di Trump. Anzi, in tal caso si intensificherà l’impegno propagandistico per consolidare nell’opinione pubblica la convinzione che esso si sia reso complice del “genocidio del popolo curdo”, dimenticando naturalmente (se la storia si fa con i “se”) i tanti genocidi sventati dall’aborto di un secondo Israele in quell’area.

I curdi avranno pane per i loro denti

Perché i curdi fanno sempre la fine della carne da cannone?

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4 thoughts on “Anche Noam Chomsky cade nella sindrome curda

  1. È corretto dire che i kurdi hanno una minoranza interna di armeni camuffati e che gli zaza-gorani in realtà assieme agli yazidi non ne fanno parte ( anche linguisticamente )?

    Grazie comunque e se potessi esseee piu specifico sarebbe ottimo

    1. Gli Zaza e i Gorani sono due gruppi differenti che pur essendo etnicamente curdi parlano una lingua non-curda, mentre gli yazidi non sono un’etnia ma i praticanti dello yazidismo e nonostante siano curdi non si considerano come tali. Alla fine il Kurdistan è solo un mito politico, perciò i contorni etnico-religiosi sono evanescenti.

      1. Scusa, il commento era finito nello spam. Grazie per la segnalazione, mi segno il pezzo per una prossima traduzione

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