Con il Trump Bump in America c’è chi ha fatto davvero milioni di dollari in una giornata: anche quello sfigato di Nick Fuentes (che nel frattempo per un suo tweet si è trovato una gattara davanti alla porta di casa e l’ha irrorata di spray al peperoncino) ha guadagnato 7000 dollari in una serata. Io non ci capisco nulla, ma com’è possibile? Ho iniziato come tutti voi, con il mining nel 2010, e il mio PC si è letteralmente fuso per fare 0,00000000001 di bitcoins.
Poi mi sono iscritto a Coinbase, la più celebre piattaforma di scambio di valuta digitale, che però ho sfanculato quando si è messa a boicottare la Brexit… (In realtà il mio account è ancora attivo, ma non riesco più ad accedervi: magari sono ricco senza saperlo?)
Ho chiesto diverse volte consigli a voi lettori su come investire, ma mi sono arrivate risposte del tipo “Caro tot. comprati un pezzo di terra e sbatti una clava in testa a una donna, sarai l’uomo più felice del mondo”, oppure “Ti manca il taglietto sul pisello, come disse Prodi ad Altissimo. Comunque una buona strategia è questa” (segue video):
Un piano più elaborato mi giunse da pa.ur. (ripropongo un misto di suoi commenti emendati da dettagli appartenenti ad altri contesti):
«Il vero problema delle cryptos è riconvertirle a denaro vero e possibilmente senza troppe pastoie fiscali. Impresa piuttosto complessa, per chi volesse provarci.
Le “rocce” (metalli preziosi) sono un investimento bizzarro: è vero che l’oro porta con sé il suo valore (e quindi in caso di crash del sistema finanziario e di euro e dollaro, l’oro varrà ancora in quanto è “oro”), ma l’oro fisico è difficile da rimediare se non sei un capocosca degli zingari. Al massimo l’oreficeria ti vende un “certificato” di proprietà di oro (che fisicamente starebbe “al sicuro” nelle loro casseforti), cioè – in caso di crash della società – ti ritrovi un pezzo di carta difficilmente esigibile. Tutti gli asset in voga adesso presumono che la società resti stabile.
Lo smercio dei “certificati” di proprietà di metalli preziosi è ovviamente arrivato a livelli ridicoli. Dopo aver venduto tutto l’oro disponibile e aver setacciato le società occidentali con trucchetti come i negozietti Compro Oro (c’è gente che ha venduto l’oro vecchio di famiglia incassando duecento miseri euro, in dieci anni sarebbero valsi più di 350€), hanno cominciato a vendere certificati di proprietà di oro che ancora non è stato estratto. Ti vendono un certificato di oro che sarà estratto fra 4-5 anni, perché tutto l’oro precedente è già stato “piazzato”. E poi che hai da lamentarti? Questa società è indistruttibile, ed è più facile proteggere/nascondere un certificato che dei lingotti o lingottini…
Le “bacche” sono i beni deperibili, come l’Ether, che dopo la truffa hackers alla The DAO ebbe un hard fork, cioè un cambio di standard per recuperare i soldi truffati, col risultato che entrambe le versioni (Eth classic ed Eth “aggiustata”) sono crollate di prezzo. Anche altre crypto super sicurissime come Monero hanno poi stentato a decollare perché qualche ingegnoso cinese avevaarchitettato il modo di fare più mining e quindi di inondare il mercato (cioè spennare vecchi e nuovi polli).
Bitcoin e le criptomonete sono tutte backed by demand: si reggono in piedi solo sul fatto che c’è gente disposta a comprarle. Non c’è nient’altro a garantirne il valore: solo il “demand”. Da brividi (e da speculazione). Quando ci sono più vendite che acquisti, il prezzo scende. Immaginatevi il nonno perennemente incollato al Televideo a guardare il valore del suo pacchetto azionario messo insieme vent’anni fa e ancora in attesa di tornare in positivo: moltiplicate tutto questo per mille (fluttuazioni, paure, notizie “dirompenti” che poi non lo sono, e viceversa) e otterrete la figura del tipico crypto investor che deterrebbe chissà che bel “portfolio” se solo riuscisse veramente a riconvertirlo in soldi veri (e a non fare pasticci con le tasse).
Questo spiega come piccole perturbazioni creino apocalittici crasho improvvisi mooning(andare verso la Luna, “Moon”, anche se il termine precedentemente significava “esibire le proprie chiappe pelose”). Come in ogni gioco d’azzardo, il banco ha sempre più soldi di te (nel caso delle crypto il banco sono le whales, coloro che detengono la maggior quantità di asset) e perciò ogni volta che le crypto salgono in maniera considerevole (basta anche l’un per cento per far guadagni) vendono a raffica, incassando guadagni e facendo crollare il prezzo (con gran sorpresa dei poveracci che credevano di aver imbroccato l’investimento che li manderà da domattina già in pensione con villetta e Lamborghini).
Tutto questo senza dimenticare il motto not your keys, not your cryptos: se non disponi delle chiavi di crittografia “private” allora non puoi considerarlo il tuo portafoglio. Quando fallisce o viene hackerato un “exchange” e i tuoi asset erano lì dento, puoi dire addio alla tua finora presunta ricchezza. E le keys le possiedi solo se il tuo wallet gira sul tuo pc (con tutti gli annessi e connessi: fare il backup altrimenti la rottura dell’hard disk significa perdita di tutti i soldi ecc.).
In estrema sintesi, Bitcoin e tutti i suoi cloni e tutte le criptomonete sono nel migliore dei casi gioco d’azzardo, nel peggiore pura truffa piramidale, entrambe le cose gradite alle solite entità finanziarie che vedono come fumo negli occhi qualsiasi scambio che non transiti attraverso i loro canali.
Il miglior investimento resta sempre quello su se stessi: la propria cultura e la propria salute. La prima non possono togliertela. La seconda ti sarà sempre più utile quando le cose andranno ancor più “selvaggiamente” di oggi».
Alla fine, per tornare seri, ogni occasione è buona per rilanciare qualche video prodotto da Bizonacci, un utente della sezione Business & Finance (/biz/) di 4chan che ha voluto rappresentare con impressionante capacità memetica le angosce e i sogni di una generazione (anzi due, boomer e zoomer) alle prese coi bitcoin.
I caratteri che compaiono nei video sono i gemelli Bogdanoff (che D-o li abbia in gloria), Sminem (un anonimo adolescente russo che sarebbe invece impegnato in un braccio di ferro interazionale contro i Bogdanoff per salvare le criptovalute) e infine Wojak nelle vesti di wagecuck, cioè la “vittima sacrificale” di queste enigmatiche contese tra tecnologie blockchain e pittoreschi trader asiatici che riporteranno presto l’umanità al paleolitico.
Caro Mister, ho scoperto tardi l’esistenza del mining e mi sono mangiato le mani per non averlo fatto. Per la rabbia non ho voluto saperne più niente, per non voler leggere di persone che ci hanno guadagnato. Mi dispiace per il tuo pc rotto, ma la tua testimonianza controcorrente sul mining nei primi anni del 2010 mi risolleva. Hai qualche link su altre esperienze simili alla tua? In alternativa mi piacerebbe leggere un tuo articolo sull’esperienza del mining.
Ciao