Anders Arborelius, un Bergoglio del Nord?

Ora che ci si avvicina al Conclave, la stampa europea comincia a nominare con più insistenza la figura del cardinale svedese Anders Arborelius, che il francese “Le Figaro” ha già definito “candidato di compromesso”, in quanto la sua figura sarebbe in molte cose simile a quella di Bergoglio, ma non condividerebbe pressoché nulla del suo “stile”, il quale nei suoi anni ha contribuito a creare soltanto confusione e a trasformare qualsiasi “apertura” in una piaga imputridita nel corpo dei credenti.

Arborelius è un convertito dal luteranesimo che dal Monte Carmelo è giunto a diventare primo vescovo cattolico svedese degli ultimi cinquecento anni: percorsi di vita che influenzano profondamente l’identità di un individuo, in specie in un contesto come quello scandinavo dove agli autoctoni è vietato qualsiasi “identitarismo”, soprattutto se basato su fede, cultura o etnia. Da tale prospettiva, invece, il vescovo di Stoccolma ha sempre presentato il cattolicesimo come una forma di cristianesimo “semplice e gioiosa” ma anche “impegnata nel sociale”, addirittura collegando la propria appartenenza carmelitana alla pietà popolare latinoamericana, segnata in modo indelebile dal culto di Nostra Signora del Carmelo.

In questo milieu di “diversità”, per quanto dettato più da scelte personali che non dalla dura realtà, Arborelius non poteva non farsi paladino degli immigrati, seppur in maniera molto più discreta e “gesuitica” (è il colmo!) rispetto al delirio mistico di un Bergoglio che non perdette occasione per delineare un “Gesù lampedusano” mai esistito, la cui metaforica presenza di certo non ha trasformato l’Italia in un Paese più “cristiano” (in senso lato), tollerante, altruista e accogliente, ma in una polveriera sociale che solo per taluni condizioni geopolitiche non è ancora sprofondata nel baratro delle periferie svedesi.

D’altro canto, Arborelius si è trovato sin dall’inizio del suo mandato in una posizione completamente diversa rispetto a qualsiasi altro vescovo europeo cattolico: da una parte l’anarchia luterana e dall’altra il caos multi-tutto. In partibus infidelium al quadrato, insomma. Le varie denominazioni protestanti non hanno mai nemmeno concepito alcuna “pastorale del migrante”, posto che costoro erano perlopiù degli inconvertibili somali, siriani e iracheni, mentre al contrario la Chiesa cattolica ha potuto almeno contare sul vantaggio di aver a che fare se non con gli eritrei, almeno con polacchi (considerando peraltro che i primi praticano un rito proprio, non esente da affiliazioni di stampo squisitamente etnico).

Alla luce di tutto ciò, il Cardinale ha sempre avuto gioco facile nel partecipare alla grande sagra della diversity anche in maniera non del tutto intellettualmente onesta, per esempio quando in alcun interventi ha paragonato l’astio suscitato dalla continua erezione di moschee in terra scandinava con il caso particolare della chiesa di San Botvido (gestita dai Salesiani), costruita a fine del 1999 e a quanto pare timidamente osteggiata dai residenti solo per motivi urbanistici, legati al cambiamento dell’aspetto tradizionale del quartiere e all’inevitabile aumento del traffico (specie nel fine settimana).

Se poi dietro tale opposizione si celassero antipatie tanto recondite quanto secolari, non è dato saperlo: un “dettaglio” più interessante, invece, è rappresentato da quanto accaduto nel novembre 2013, quando l’edificio cattolico è stata devastato da un “misterioso incendio” di stampo doloso (ma invece di pensare a slavati metallari nordici o antichi iconoclasti luterani, l’attenzione sarebbe dovuta dirigersi verso le resursen afro-siro-balcaniche).

Naturalmente queste sono facezie: diciamo che negli anni bergogliani ci siamo così tanto abituati a sparlare dei preti da non riuscire più a trattenerci. Del resto le divisioni nella Chiesa accentuate da Francesco sono giunte a piagare anche l’esigua comunità svedese, che ha prodotto un agguerrito gruppo (denominato folkloristicamente Commando Jeanne d’Arc), il quale sembra obiettare al buon Arborelius una decisa mancanza di decisionismo, tendenza che al contrario la maggior parte degli osservatori annovera tra le sue migliori qualità: il Cardinale stesso, del resto, la rivendica come uno dei miglior frutti della sua esperienza monastica, e la considera strumento essenziale nel dialogo ecumenico.

Ecco, con l’ecumenismo siamo forse al motivo principale per cui Arborelius ha qualche possibilità di assurgere al Soglio Papale: Bergoglio lo ha fatto cardinale dopo il noto viaggio apostolico in Svezia alla fine del 2016 come commemorazione del 500° aniversario della Riforma e si capisce che lo abbia preso in simpatia proprio ella  prospettiva di “riconciliazione spinta”, che in verità la Chiesa non può ancora permettersi proprio nel momento in cui la carica spirituale dell’istituzione non si è completamente esaurita rispetto a quella delle varie confessioni protestanti, le quali non hanno nulla da dire ai propri fedeli, figuriamoci agli altri (e giustamente Arborelius ha spesso osservato come i cattolici svedesi condividano una forma mentis da “non praticanti” con le genti scandinave).

In cauda venenum, posso anche ricordare che nonostante i giornali ora si sprechino nel ricordare come il vescovo di Stoccolma sia uno strenuo difensore del celibato per i preti, in verità non risulta egli abbia fatto chissà quali dichiarazioni eclatanti, anzi al contrario ha sempre accolto di buon grado i numerosi pastori luterani che sono passati alla Catholica portandosi dietro moglie e figli (anche perché non avrebbe potuto fare altrimenti…).

Ciò andava detto, nonostante il buon Arborelius sarebbe comunque una scelta eccellente, come del resto qualsiasi altro nome minimamente distante dal de cuius e dai suoi accoliti.

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10 thoughts on “Anders Arborelius, un Bergoglio del Nord?

  1. Anche dovesse implodere la chiesa cattolica, ormai i danni fatti dai catto-moralisti, catto-bigotti, cattocomunisti, cattolici di sinistra o meglio come li chiama Licio Gelli Chierico-Comunisti sono già stati fatti.

    Oltre al fatto che siamo pieni nelle istituzioni specialmente in Europa di femministe radicali boomer e millennial di educazione cattolica anche se atee, laiche ecc.

  2. La Chiesa Cattolica ha avuto un senso nella misura in cui si è fatta garante del patto patriarcale, nella misura in cui è stata “macchina” di legittimazione simbolica del dominio maschile (direbbe Bourdier).
    Perdere le donne ha significato perdere i giovani.
    La capacità di cattura del femminile è irrimediabilmente perduta: blaterare di profondità e carisma femminile, diaconato e pastorale(a sinistra) o di cristoterapia, anatemi e bastoni di San Giuseppe (a destra), non cambierà la realtà delle cose.

  3. L’ultimo discorso di Pio XII è una cupa visione apocalittica in cui il Papa deambula nelle tenebre, sovrastato da ombre di morte e, viandante smarrito, invoca il Signore, lo supplica di mandare il suo angelo affinchè illumini la notte tanto da farla diventare giorno scatenando un fuoco purgatorio, nemesico sull’umanità ormai incapace di rimuovere la pietra tombale che essa stessa ha fabbricato.
    Verosimilmente si può pensare a quel fuoco come a una esplosione atomica, un evento terribile e drammatico tale da ricondurre l’umanità (o quello che ne resta) implorante e penitente sotto la guida del Santo Padre e della Chiesa, vera tutrice dell’umanità. Dopo essersi sbarazzata delle sciagurate élite di potenti e padroni che l’hanno portata alla tragedia.
    Insomma la Chiesa Cattolica per tornare protagonista deve auspicare lo scatenamento di una crisi sacrificale totale, l’avvento dello stato d’eccezione, del grande miracolo teologico, di una sorta di neo-medioevo post-atomico che rimetta il Triregno sul capo del Pontifex e riaffermi la sovranità di Cristo.
    In termini più concreti, riferendosi al femminile, forse solo una guerra, un gigantesco scontro di civiltà potrebbe disarmare i femminismi, i nefandi progressismi per riportare le donne europee e occidentali sotto l’egida della Chiesa, all’insegna di un neonatalismo patriottico, a credere nella famiglia, nel matrimonio, nella comunità, ai figli come sacro dovere.

    1. Invece il guerrone, qualora dovesse esserci, sarebbe la pietra tombale (non solo sull’Europa). Del resto la Grande Guerra fu uno degli eventi più catastrofici di sempre, non solo per i milioni di morti, ma per le nefaste conseguenze successive: totalitarismi, Seconda Guerra Mondiale, suffragio universale, ginecocrazia dagli anni ’70 (aborto, divorzio), transessualismo negli anni 2010 e inizio 2020.

      1. Anche se succedesse una guerra nei prossimi 5 anni.

        Tra cataclismi ecc.
        Probabilmente vedremo la fine dell’unione europea come era stata concepita da socialisti e socialdemocratici.
        Credo che saremmo vecchi quando vedremo i risultati probabili.

        Nel frattempo la nostra vita purtroppo è stata rovinata da politiche di austerity, femminismo tossico di sinistra ecc.

        La vedo dura riuscire a rivedere il miracolo economico dei nostri nonni o padri.

    2. Il Pio XII finale era affetto da depressione narcisistica, ha desiderato il disordine, la catastrofe, il caos, Thanatos. Le sue visioni si spiegano in termini di psicopatologia del potere, è stato un delirio alla Riccardo II, non da nessuna chiave di lettura della situazione attuale.

    3. il neonatalismo patriottico, la nazionalizzazione del corpo delle donne, il disarmo dei femminismi, la resa senza condizioni dei progre a seguito di scontro di civiltà sono robe da Über-Incel sciroccato!
      a voi incel vi devono dare la fidanzatina di cittadinanza così vi calmate!

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