L’Anglosaksonija [Англосаксония] è il continente immaginario al quale Vladimir Putin si riferisce regolarmente nei suoi “discorsi di guerra”, descrivendo l’Occidente, terra degli anglosaksy, come impero di drogati, satanisti e pedofili. La questione sta diventando piuttosto complessa, perché a fronte di un mondo mediatico russo effettivamente interessato a dipingere l’Ovest dalla prospettiva della degenerazione totale, c’è un impegno collettivo da parte delle nostre élite di rafforzare tale pregiudizio e moltiplicare le testimonianze di degeneratsija.
Si prospetta quindi la possibilità di creare un bollettino (giornaliero? settimanale? mensile?) dedicato al declino morale delle nostre società e alle conseguenze che tale fenomeno ha sulla vita quotidiana della maggior parte dei cittadini occidentali. Chiedo ai lettori di aiutarmi inviandomi suggerimenti oppure rubli. Per il momento io ho questo da offrire.
Partiamo dalla strage in una scuola cristiana di Nashville (6 morti, tra cui 3 bambini) compiuta da una ventottenne che si credeva uomo: la fiumana di odio che la comunità transessuale d’oltreoceano ha riversato sui media è impressionante. Non solo non c’è stata alcuna parola di pietà delle vittime, al contrario si è corso subito a esaltare la “martire” come vendicatrice dei torti subiti da tutti i trans e a evocare nuovi attentati.
A livello mainstream, l’attenzione delle centrali di informazione si è concentrata esclusivamente sul “rischio transfobia”, a cominciare dalle puntigliose precisazioni sul sesso in cui si sarebbe identificata la terrorista. Per quanto riguarda le istituzioni americane, è incredibile come, un attimo dopo la strage, la Casa Bianca abbia diramato un messaggio di Joe Biden per la “Giornata internazionale della visibilità transgender” nel quale l’attuale Presidente americano (o chi per esso) ha scritto nero su bianco che i transessuali hanno “modellato l’anima degli Stati Uniti”, mentre negli stessi istanti la portavoce dell’Amministrazione Karine Jean-Pierre dichiarava che che “il nostro pensiero va alla comunità trans, in questo momento sotto attacco”, riferendosi ai vari provvedimenti -cosiddetti “anti-trans”- che alcuni Stati americani stanno assumendo contro la deriva rappresentata dai trattamenti ormonali elargiti con incredibile leggerezza e dagli squallidi spettacolini dei drag queen organizzati da scuole pubbliche e biblioteche per l’infanzia.
Le “celebrazioni” per l’International Transgender Day of Visibility (che Biden ha proclamato solennità nazionale il 31 marzo 2021) si sono prolungati per giorni (e ancora vanno avanti…), coincidendo –ah, l’ironie!- con l’April Fools’ Day e generando non poche perplessità su cosa fosse uno scherzo e cosa no (col senno di poi possiamo dire che non c’è stato alcun “pesce”, se non quello che un uomo che si dichiara donna… vabbè, si è capito). Per esempio, il famigerato ammiraglio Rachel Devine, nato da una famiglia ebraica del Massachusetts e, come ricorda il sito del “Museo Nazionale delle Donne” (sic), assigned male at birth, ha rappresentato anche per quest’anno l’icona dell’ennesimo “baccanale trans” che ha contraddistinto l’amministrazione Biden:
Happy Transgender Day of Visibility from our very own @HHS_ASH!
Admiral Rachel Levine serves as this country’s first openly transgender federal official confirmed by the U.S. Senate, and she is also the first transgender 4-star general in any uniformed service. pic.twitter.com/2za9lhSZIj
— HHS.gov (@HHSGov) March 31, 2023
Ancor più controverso, e inquietante per i contorni sempre più “militarizzati” che assume tale propaganda (giustamente messi alla berlina dai candidati del Libertarian Party), l’intervista rilasciata dall’ufficio dell’U.S. Air Force per il Women’s History Month (ri-sic) con il colonnello transessuale (uomo che si concia da donna) Bree Fram:
Today is #TransDayofVisiblity–Check out @UnderSecAF Jones talk with Lt. Col. Bree Fram, highest-ranking openly transgender @DeptofDefense officer, about her role as the Deputy Chief of Acquisitions Policies and Process Division for the @SpaceForceDoD.https://t.co/cT1AOZmp4H pic.twitter.com/971RJIgGp6
— U.S. Air Force (@usairforce) March 31, 2022
Cambiamo argomento restando però in tema: la scuola. I democratici d’oltreoceano stanno impazzendo per il famigerato Book Ban, cioè l’House Bill 1467 approvato dal governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis che offre ai genitori la possibilità di far togliere libri dai contenuti controversi dalle biblioteche delle scuole pubbliche. Le conseguenze sono state decine di migliaia di volumi rimossi dagli scaffali degli istituti di ogni ordinamento perché infarciti di pornografia (ovviamente a tendenza perlopiù LGBT+). Di seguito qualche illustrazione tratta dai volumi “bannati”: It’s Perfectly Normal (dai 10 anni in su),
e Gender Queer, biografia di tale Maia Kobabe (età consigliata: 12 anni), appena tradotta in italiano!
Ironia della sorte, aver pubblicato tali immagini porterà alla demonetizzazione di questo post in quanto esse potrebbero offendere degli adulti, anche se al contempo nelle scuole americane qualsiasi ragazzino si presenti in biblioteca può usufruire di tali capolavori. Ad ogni modo, qualora un bill su modello di quello desantisiano (e non desanctisiano, se capite il gioco di parole) venisse magicamente introdotto in Italia (ipotizzo solo per servilismo verso gli yankee e non per qualche “ispirazione morale”), ci sarebbe da andare con la ruspa nelle biblioteche delle nostre scuole elementari e medie, ancora infarcite di tutte le porcherie “educative” contrabbandate dai sessantottini negli ultimi cinquant’anni.
Negli Stati Uniti l’iniziativa “controrivoluzionaria” repubblicana sta smuovendo un po’ le acque, dando il coraggio di reagire all’americano medio e allo stesso tempo costringendo i democratici a difendere l’indifendibile. Uno degli ultimi “casi” è accaduto in un college dell’Oregon, quando un padre si è ribellato apertamente contro gli insegnanti che hanno obbligato sua figlia a scrivere un tema sulle proprie fantasie sessuali. Questo il testo della consegna (riportata nero su bianco):
“Descrivete brevemente una vostra fantasia sessuale che non contempli penetrazione di alcun tipo o sesso orale (nessun modo di trasmettere malattie). Scegliete 3 elementi (musica romantica, candele, olio da massaggio, boa di piume di struzzo, sciroppo aromatizzato, ecc.) da utilizzare nel vostro tema. Dovrete dimostrare la vostra capacità di ricevere affetto fisico senza fare sesso”.
E queste le accuse del padre: “Cosa vi servono queste informazioni? Mia figlia ha ingenuamente svolto il compito per prendere un buon voto. Cosa ne sta facendo l’insegnante del suo tema? Lo conserva nel suo archivio di roba erotica [spank bank]? Lo sta usando per le sue perversioni?”.
A parent DESTROYS @4Jschools board after a teacher gave students an assignment which asked them to describe their sexual fantasies in detailpic.twitter.com/WhHAyfjutO
— Libs of TikTok (@libsoftiktok) March 31, 2023
Per chiudere con l’argomento scuola, è evidente una “americanizzazione” in senso negativo dell’istituzione (con l’aggravante di una abbondanza di genitori eterni boomeroni anche se nati negli anni ’90 e una mancanza di padri basati come quello di cui sopra), come ha dimostrato il recente caso di una docente di un liceo di Rovigo colpita in classe con pistola ad aria compressa che non solo si è sentita “additata e abbandonata” più o meno da tutti, ma è stata persino messa alla berlina da una sedicente comica (che anima un noto programma medio-progressista su Rai Tre): da vittima a carnefice nel giro di pochi minuti, sempre in virtù di quel sessantottismo praticato ancora come culto dall’apparato buro-tecno-mediatico-politico italiano.
Negli Stati Uniti episodi del genere rappresentano ormai la quotidianità dell’ambiente scolastico (mentre le sparatorie con cui abbiamo aperto dovrebbero essere le “eccezioni”, anche se la loro frequenza sta diventando insostenibile persino per una nazione così stupida e violenta), tanto che sarebbe superfluo imbastire una rassegna stampa al riguardo. Uno dei casi più recenti è quello di un diciassettenne di colore che ha massacrato di botte un’insegnante di sostegno rea di avergli sequestrato un videogioco.
Tra gli influencer conservatori come risposta a tutto ciò è iniziato a circolare un video dalla Russia nel quale gli studenti difendono un insegnante che viene attaccato da uno loro compagno di classe ripreso mentre ascoltava musica con le cuffiette. Dopo una breve ricerca sono riuscito a ottenere qualche dettaglio in più sul filmato: l’episodio si è verificato nell’ottobre 2016 in un Istituto di istruzione professionale di Nerjungri (nella Jacuzia). Ho fatto mettere il video completo sul canale dell’associazione benefica Mister Totalitarismo Appreciation Society (che, ripeto per l’ennesima volta, non gestisco io) perché dopo averlo caricato su Youtube sono stato bloccato per una settimana…
Nerjungri, Jacuzia (Russia), ott. 2016: studenti difendono insegnante attaccato da un compagno di classe dopo un rimprovero pic.twitter.com/T1R4dkkY75
— Mister Totalitarismo Appreciation Society (@mrtotas) March 31, 2023
Dopo tutto questo, chi non vorrebbe insegnare in Russia (e parlo da ex docente), oppure venire nuclearizzato dalla stessa per poter insegnare in una società nuova?
I temi di questo primo volume erano dunque trans e scuola. In conclusione però mi piace segnalare una vignetta pubblicata dall’account Twitter dell’ambasciata russa in Kenya e un saggio di Jurij Tavrovskij da me tradotto sul rapporto elettivo tra Russia e Cina, nonché ringraziare il grande Aldo Maria Valli per aver segnalato sul suo blog la mia traduzione di uno sketch comico russo anti-americano.
Uno dei tuoi articoli migliori, mi hai fatto piegare