L’assalto a Wall Street è una prosecuzione dello shitposting con altri mezzi

Otto Von Danger, Burn Wall Street (installazione, 2012)

Proviamo a spiegare in due parole cos’è successo nell’ultima settimana a Wall Street, senza la spocchia della grande stampa: un gruppo di sfigati-mematori-nerd-maschi|bianchi|etero si è coalizzato su una sezione di Reddit (la piattaforma mondiale dei forum), r/WallStreetBets, per acquistare titoli di aziende decotte (come GameStop, nota catena di negozi di videogiochi, ma anche American Multi-Cinema, Blackberry, Hertz, Kodak, Nokia) in modo da mettere in difficoltà i grandi fondi speculativi (hedge fund) che costruiscono le loro immense fortune scommettendo sul fallimento altrui.

Per far perdere miliardi ai “ribassisti” è bastato semplicemente riunire un folto gruppo di piccoli investitori (alcuni assolutamente improvvisati) e invitarli a investire in quei titoli su cui gli hedge fund avevano puntato, le cosiddette azioni ad alto short interest, cioè caratterizzate da numerose posizioni ribassiste allo scoperto. In particolare questi “pesci piccoli” hanno traumatizzato il mercato azionario servendosi delle cosiddette opzioni call, uno strumento attraverso il quale ci si può avvalere del diritto di acquistare un titolo: se alla scadenza dell’opzione il prezzo del titolo è superiore a quello di partenza, chi ha comprato può comprare azioni a un prezzo più vantaggioso rispetto a quello di mercato. Tale strumento derivato è stato utilizzato per “costringere” gli hedge fund a fare incetta di titoli, allo scopo di scongiurare le perdite.

Il mezzo con cui i redditors si sono serviti per il loro “assalto” è stata la app di trading RobinHood, nata sull’onda del sensazionalismo mediatico del movimento Occupy Wall Street (che comunque, in mesi -se non anni- di proteste, non ha prodotto nulla di minimamente comparabile a quanto ottenuto da quei quattro sfigati chiusi in cameretta di cui sopra), allo scopo di “democratizzare” la Borsa. I moderni RobinHood, convocati dai loro investitori principali, tra i quali Sequoia Capital, Ribbit Capital e Citadel (società da cui l’attuale segretario del Tesoro Janet Yellen ha ricevuto centinaia di migliaia di dollari per “conferenze”), in cambio di circa un miliardo di dollari in “finanziamenti di emergenza” (da un’altra prospettiva questa cosa assomiglia molto a una tangente…) hanno posto in essere i tipici meccanismi censori del Big Tech: vietare l’acquisto di quelle azioni ai “cattivi”, un tipo di manovra nota da tempo a chi si è visto chiudere l’account PayPal o addirittura il conto bancario per opinioni espresse sul web.

Tale mossa ha portato a una tanto singolare quanto effimera convergenza tra un falco repubblicano come Ted Cruz e una radicale dem come Alexandria Ocasio-Cortez, che tuttavia ha subito respinto il sostegno del senatore texano, addirittura accusandolo di averla “quasi fatta uccidere” durante l’assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump: “Nel frattempo se vuoi collaborare ti puoi dimettere” (così impara a fare il simp!).

Questo solo per togliere qualsiasi illusione di una possibile “terza posizione all’americana”: nonostante gli alti lai contro Wall Street, è chiaro che sia la sinistra istituzionale che quella libertaria si sono rese più facilmente corruttibili rispetto alla destra plebea. Il comportamento di RobinHood ne è la prova lampante: per certi versi, si è assunto la responsabilità politica di salvare l’economia statunitense nello stesso modo in cui Jack Dorsey di Twitter ha fatto con la politica del Paese.

La morale della storia non è tanto quella di Davide contro Golia, dei pesci piccoli che si coalizzano contro i grandi eccetera. Anche partire alla ricerca di chi “ci ha guadagnato realmente” è un esercizio che lascia il tempo che trova, perché in ogni caso tutti hanno perso. Il senso di questa iniziativa va interpretato a più livelli: in primis è una palese conseguenza di quasi un anno di lockdown. I “normaloidi” (normies) chiusi in casa hanno cominciato a impazzire: i mesi passati a ingurgitare qualsiasi contenuto senza alcuna mediazione istituzionale (i “guardiani della voce” si sono comportati come quel marito che si taglia gli attributi per fare un dispetto alla moglie) hanno consolidato le tendenze complottiste della plebe, che in realtà già da tempo aveva adottato una visione del mondo dietrologica e paranoica quasi come sottocultura.

Un altro contraccolpo della quarantena di massa imposta esclusivamente perché “piaceva alla gente che piace” (molti studi hanno dimostrato che essa non ha praticamente alcuna efficacia per frenare una pandemia) è stata l’imposizione di una sorta di “reddito di cittadinanza” all’americano medio, una pensata bipartisan di Washington che lungi dal sedare il popolaccio lo ha galvanizzato e gli ha offerto un nuovo mezzo per distruggerlo (chissà quanti sussidi sono stati letteralmente gettati nelle fiamme di Wall Street solo per farla pagare agli “squali”).

Certo, questa narrazione sulla plebe ignorante che distrugge solo per il gusto di distruggere sembra adattarsi particolarmente alla sensibilità delle varie nuove sinistre; tuttavia la mancanza di prospettiva della classe politica soi-disant “progressista” le impedisce di rendersi conto che questa massa di gente senza arte né parte, ormai interessata solo a dar fuoco ai palazzi del potere, è il frutto marcio del loro albero malato (tanto per usare il gergo mason-friendly che sembra andare per la maggiore anche dalle nostre parti).

Non è un caso che le azioni di GameStop che hanno fatto il botto (la società è arrivata a capitalizzare 22 miliardi) così come quelle di altre aziende “sorpassate” siano state ribattezzate meme stock: qui Occupy Wall Street e la AOC c’entrano poco; questa è sostanzialmente una prosecuzione dello shitposting con altri mezzi. Non è la nascita di una nuova sensibilità contro l’arrivismo, l’avidità, l’insano spirito di competizione americano (celebrati senza soluzione di continuità da Gordon Gekko a The Wolf of Wall Street) eccetera eccetera; è semmai il tramonto di un ordine scopertosi fragilissimo.

L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio da parte dei giovani  “sciamani” non poteva del resto non avere conseguenze politiche, specialmente in un panorama come quello americano così dominato dalla spettacolarizzazione: se si può saccheggiare il senato, si può anche far fallire la borsa. Poi chiaramente le istituzioni sembrano attutire i colpi e reggere: ma chi può garantire che un assalto più potente degli altri non possa far crollare tutto?

Nel caso in questione, è ovvio che Wall Street non è stata distrutta, il capitalismo non è tramontato e se qualcuno ci ha perso, qualcun altro ci ha guadagnato: ma lo scopo non era l’investimento in sé (tutti hanno puntato su titoli decotti con la volontà di perdere), ma la messa in discussione una delle più grandi finzioni del sistema, l’idea che lo scopo del mercato azionario abbia davvero qualcosa a che fare con la creazione di valore, e non sia invece semplicemente un altro arnese dei grandi per schiacciare i piccoli.

Il motivo per cui mentre GameStop volava a 22 miliardi Apple e Facebook chiudevano in forte ribasso è spiegabile attraverso i tecnicismi finanziari: la pratica dello short selling (appunto la vendita di titoli non direttamente posseduta dal venditore) ha costretto gli hedge fund a “coprire” le posizioni ribassiste sui titoli presi di mira sbarazzandosi di azioni su cui invece avevano adottato una posizione rialzista (long). Nulla di irreparabile dal punto di vista “materiale”, quindi: addirittura un intervento della Securities and Exchange Commission, l’autorità di controllo del mercato, potrebbe “rimettere le cose a posto” in un batter d’occhio. Oppure potrebbero risolverla in modo ancora più sfacciato, ponendo qualche starlette bideniana (non per forza una donna – anzi, un uomo con la parrucca sarebbe meglio) a capo di un nuovo corso di spartizione degli utili a livello sociale.

Non è questo il problema: la questione impellente è immateriale e investe la fede nelle alchimie finanziarie, in un sistema sempre più irreale fatto di “bolle” destinate naturalmente a scoppiare. Chi non crede più al “gioco” si trova fuori dal sistema, impossibilitato a credere di vivere ancora nel migliore dei mondi possibili. Finché però le conseguenze di ciò erano limitate al sociale e dunque eludibili dagli ottimati, si poteva benissimo far spallucce: ora che gli toccano i soldi, cioè la “magia” in cui essi credono (ancora, nulla di materiale), ecco che volano gli stracci. Finalmente il caos è servito. La rivoluzione non solo sarà telestramessa, ma sarà pure in diretta su Twich.

One thought on “L’assalto a Wall Street è una prosecuzione dello shitposting con altri mezzi

  1. Analisi eccellente.

    Aggiungerei solo che la nozione fondamentale per comprendere i mercati finanziari è il prezzo relativo: quantità di un bene materiale che è necessario cedere per avere in cambio una determinata quantità del bene materiale desiderato: in questo caso i due schiaffi conferiti alla grande finanza dai piccoli si convertiranno presto in un enorme calcio nell’ano. Peraltro a un tasso di interesse davvero vantaggioso per i succhiabolle, che a differenza della gente comune hanno tutti i calci e tutti gli ani che vogliono. Si può ben sperare solo, come tu pari suggerire, che gli Aristoi diventino sempre più… Poll(o)i. Ma l’esito è alquanto improbabile. Molto più facile, temo, un ennesimo “Viva Gekko, Gekko è morto!”.

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