Bashar al-Assad, RISORNEREMO, prima o dopo…

L’Imperatore non è morto, si è solo nascosto per ritornare un giorno più forte che pria e sbaragliare i nemici. Der schlafende Kaiser. Assad è già nel mito. È come il Barbarossa che riposa all’interno della montagna, seduto a una tavola, in attesa di risvegliarsi per combattere la battaglia finale quando la sua barba avrà compiuto il terzo giro. Sieg Heil.

Pare che nei confronti della guerra civile siriana molti abbiano assunto, forse inconsapevolmente, la stessa posizione di Monaldo Leopardi riguardo la guerra d’indipendenza greca contro l’Impero Ottomano: in una lettera al figlio, il padre di Giacomo sosteneva che «è un avvenimento singolare che la somma legge dell’umanità imponga di soverchiare il Turco, quando forse ha più ragione di noi», mentre in alcuni dialoghetti scrisse che «il Cesare dei Greci è il Gran-Turco, e coloro ribellandosi al proprio Principe hanno trasgredito la Legge Cristiana».

Al giorno d’oggi, per certi versi, è più semplice condividere una posizione del genere, soprattutto alla luce dei massacri di cristiani a lungo tollerati dalle potenze occidentali, che pare non si siano accorte che, tra i “ribelli”, le forze laiche siano state repentinamente soppiantate dai tagliagole.

La storia della Siria odierna è irrimediabilmente segnata dalle vicende degli Assad, dei quali paiono emblematiche proprio le origini:  l’ascesa sociale del clan comincia alla fine del XIX secolo, quando il bisnonno di Bashar Sulayman al-Wahhish, da contadino-brigante diventa notabile locale e referente regionale della Sublime Porta, dando il via a una consuetudine familiare che porta uno dei suoi undici figli, Ali Sulayman (1875–1963) a far da uomo di fiducia dell’amministrazione francese negli anni ’20 del secolo scorso, fino a ottenere nel 1927 la possibilità di cambiare il patronimico al-Wahhish (“bestia selvaggia”) in al-Assad (“leone”).

Dall’inizio del mandato francese fino alla fondazione del Baath, il clan Assad crea dal nulla una tradizione militare alauita egemonizzando la milizia coloniale, osteggiata dalle famiglie dominanti sunnite (che oggi come ieri disprezzano il mestiere delle armi), e ottenendo per poco tempo anche un État des Alaouites. Con la nascita del Baath e la sua successiva suddivisione in una branca filo-irachena e una filo-siriana, la supremazia degli Assad nell’intera regione si impone de facto.

Il “segreto” di questa dinastia dipende forse proprio dal cambio di nome: per ottenere una qualsiasi forma di legittimità, gli Assad hanno sempre tentato di adattarsi all’ideologia dominante del momento. Hafez al-Assad, come direbbe il Manzoni, «voleva bensì fare il tiranno, ma non il tiranno selvatico». Ciò spiega il passaggio dal sostegno ai colonizzatori all’indipendentismo panarabo, dalla dittatura militare al repubblicanesimo, dal socialismo al nazionalismo, dal leninismo al gollismo eccetera.

Questa, in fondo, potrebbe essere la storia di molte dinastie presenti e passate – anche di quelle nate in tempi democratici. Il militarismo occidentale negli ultimi anni non ha fatto che prosperare sulle crisi di legittimità altrui, stendendo sempre un velo pietoso sulle proprie.

Le nazioni della “parte giusta” dell’emisfero e della storia adesso rischiano un contraccolpo più simbolico che militare da tutte le guerre che hanno voluto iniziare. Una crisi di legittimità si rovescerà contro le nazioni occidentali. La certezza che saremmo rimasti faro del mondo in nome del mercato e della democrazia si è sgretolata. La storia è fatta di ostilità etnico-religiose sepolte da secoli, e nessuna democrazia è pronta a gestire questo tipo di conflitti al proprio interno.

Gheddafi da morto ha distrutto le nazioni occidentali. Cosa potrà fare un Assad da vivo? Inşallah.

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One thought on “Bashar al-Assad, RISORNEREMO, prima o dopo…

  1. Il finale è eccezionale. Comunque voglio fare un’osservazione: anche da un punto di vista “estetico” (a differenza per esempio di Gheddafi e Saddam) è difficile far passare Assad come un tiranno sanguinario, specialmente se contrapposto alle inguardabili barbe che dovrebbero prendere il suo posto. La possibilità che torni a regnare entro un decennio (del resto non ha ancora 60 anni, un pischello rispetto ai suoi omologhi delle grandi potenze) non mi sembra così remota.

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