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Belle Delphine ha girato un porno in cui viene rapita e sodomizzata

Mary-Belle Kirschner, al secolo Belle Delphine (classe 1999) è una “modella” (beh) inglese (azz) che attraverso Instagram e altri social da zoccole è riuscita a crearsi una corte di zerbini internazionali: l’apice della sua carriera è stato riuscire a vendere l’acqua della vasca in cui si è fatta il bagno (GamerGirl Bath Water) a decine di dollari la bottiglia.

Rappresentazione plastica, epitomica e icastica della degenerazione, ultimamente è tornata a far parlare di sé per aver girato un porno in cui viene rapita e sodomizzata nei boschi: potere vederne un’anteprima su Twitter (attenzione, perché sono immagini esplicite: il social network, essendo un covo di degenerati, naturalmente ammette la pornografia).

Le femministe -e i femministi– sono insort*: “Molti uomini penseranno che tutto questo sia normale”. In effetti, a vedere gli “uomini” che la seguono, morti di figa spettacolari che pagano perché convinti che una sconosciuta impegnata in atto di feticismo con un polpo morto (e che peraltro passati i vent’anni assomiglia ancora a una dodicenne) sia innamorata di loro, qualche timore insorge.

Il problema tuttavia è un altro, e riguarda esattamente uno dei motivi per cui non possiamo definirci “maschilisti” fino in fondo. Il fatto è che questa roba, a molte donne (persino alle femministe), piace. Perciò, quando si fanno battutacce sul picchiare le donne, in verità si prova sempre un qualche senso di colpa, all’idea che la maggior parte di esse sia semplicemente attratta dalla possibilità di essere massacrate di botte.

Per tornare a Belle Delphine: la stellina ha un approccio anarchico e individualistico alla popolarità, cioè fa quello che le piace, non quello che piace ai suoi follower. E le cose che le piacciono sono disgustose: a quanto pare per tutto questo tempo in cima alla lista c’era proprio la fantasia di essere rapita e violentata in un bosco da un uomo mascherato. Forse un desiderio proibito più diffuso di quanto gli zerbini possano immaginare.

I suoi seguaci sono in fondo dei maschi beta che da una parte simulano entusiasmo mentre la loro “ragazza dei sogni” si fa scopare da un altro (chiamiamo questa roba “pornografia”, ma dal momento che internet trabocca di porcherie assolutamente gratuite, si tratta di un altro tipo di perversione), e dall’altra si indignano in nome di quel “femminismo” di cui a loro dire sarebbero paladini nella misura in cui si fanno le seghe su una tizia che lecca un polpo morto.

Le donne purtroppo non sono principesse. Tutto ciò che ci viene insegnato sulla sessualità femminile è una bugia. C’è una ragione per cui i nostri padri istituirono rigidi tabù sulla sessualità, ma non aveva nulla a che fare con l’essere bigotti. Ce ne rendiamo conto oggi, osservando come la maggior parte dei problemi che attanagliano la società e gli individui derivano dall’impossibilità di richiudere il vaso di pandora della sessualità liberata.

Per certi versi è “positivo” (si fa per dire) che Nostra Signora degli Zerbini abbia deciso di girare un filmaccio del genere, perché esso potrebbe rappresentare la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. Forse è venuto il momento di riconsiderare le regole tradizionali sulla sessualità, perlomeno per comprenderne il senso al di là della storiella sulla “oppressione millenaria” delle donne.

In fondo, il femminista medio quando pensa alla “donna liberata” non pensa a una ragazzina vogliosa di farsi stuprare nei boschi, ma a qualcosa di infinitamente più castigato e asessuato di una donna col burqa. Perciò hanno avuto il benservito, e ora a scorrere saranno anche le loro lacrime.

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