Chi si domanda che fine abbia fatto Jorge Mario Bergoglio, forse fatto sparire per qualche periodo dalle prime pagine dopo alcune dichiarazioni azzardate sulla Russia e la “frociaggine”, può dormire sonni tranquilli: sì, il “Papa” sta incontrando ancora attivisti omosessuali nonostante il suo linguaggio poco inclusivo.
Oggi 14 agosto infatti Bergoglio ha incontrato la principale attivista ugandese per i “diritti LGBTIQ” (ormai non si capisce più nulla, quindi adottiamo l’acronimo del rappresentante di turno) che è corsa subito su X/Twitter a comunicare al mondo di aver ben istruito il Pontefice sul fatto che “la discriminazione è un peccato”.
A introdurre l’attivista a Bergoglio è stato Juan Carlos Cruz, un omosessuale cileno abusato da un sacerdote e ora militante dell’organizzazione americana Gay & Lesbian Alliance Against Defamation (GLAAD).
Incredibilmente, né la stampa internazionale, né tanto meno quella italiana, hanno riportato la notizia: a quanto “Papa & Gay” è diventa un tema eccessivamente abusato, o forse l’idea che la Chiesa cattolica debba rivolgere al tema dei diritti delle minoranze sessuali un’attenzione maggiore rispetto a qualsiasi altro è ormai stata acquisita come scontata e quasi banale?