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Bill Gates, il più grande inquinatore al mondo: “Con i miei jet privati vado dove C A Z Z O mi pare”

In un’intervista alla BBC del 5 febbraio 2023, a Bill Gates è stato chiesto di rispondere alle accuse di “ipocrisia” per il suo uso smodato di jet privati per spostarsi in luoghi agevolmente raggiungibili con i mezzi usati dai comuni mortali. Il filantropo, lievemente sdegnato, ha ribattuto di non sentirsi “parte del problema” dell’inquinamento, semmai di essere “la soluzione” a esso, liquidando la questione con una domanda retorica: “Dunque, cosa dovrei fare, dovrei restare a casa e non venire in Kenya a interessarmi di agricoltura e malaria?”.

Non si creda che la polemica sia pretestuosa, perché il “vizietto” di Gates (o il “piacere proibito”, guilty pleasure, come lo definì una volta) è una delle principali cause di inquinamento al mondo: come ha calcolato uno studio dell’Università di Lund del 2019, il fondatore di Microsoft è in cima alla lista dei cosiddetti super-emitters, dato che nel solo 2017 ha preso 59 voli per oltre 300.000 km, emettendo circa 1.600 tonnellate di anidride carbonica in un anno.

Parliamo peraltro non di un paio di monomotori da turismo, ma di una vera e propria “flotta”, che comprende almeno sei aerei (tra cui due Gulfstream G650s, due Bombardier Challenger 350s e un Cesana 208 Caravan anfibio) e un elicottero (un Eurocopter EC 135). Come se non bastasse, nel 2021 l’imprenditore, assieme alla nota Blackstone ha acquistato l’azienda di aeronautica britannica Signature Aviation, entrando perciò direttamente nel settore dei jet privati tra i posti più alti (non si accontenta mai).

È piuttosto inquietante che questo personaggio difenda sfacciatamente il suo “piacere proibito” senza nemmeno provare a scusarsi dell’incoerenza, anzi moltiplicando i paradossi (“Devo inquinare come nessun altro uomo sulla Terra per evitare che altre persone inquinino come me”), e che al contempo, forte dell’impunità, metta lo zampino nel campo della produzione di jet privati, annusando forse il business del futuro in un mondo modellato sui suoi deliri.

Il messaggio tra le righe è piuttosto chiaro: più che salvare l’ambiente, qui si vuole semplicemente trasformare il viaggiare in aereo in un lusso per super-ricchi. Se perciò i comuni mortali emettono in media 4 tonnellate di anidride carbonica all’anno e Bill Gates di conseguenza inquina come 400 di loro, non è lui a dover smettere di viaggiare. Probabilmente se il “gioco” arrivasse a somma zero (nel senso che gli spostamenti in mezzi privati di milionari e miliardi pareggiassero tutti quelli dei plebei messi assieme), il risultato dalla sua prospettiva sarebbe comunque raggiunto.

L’unico dato positivo, in tutto questo, è che i patrizi di una volta erano decisamente meno rozzi nel far passare i propri privilegi come oneri o meriti, invocando come metro qualità e pregi non calcolabili attraverso una “tabella delle emissioni”. C’è una residua speranza che, sentendosi sfrecciare sopra la testa il jet di Bill Gates diretto a Davos per un simposio con Greta Thunberg, forse qualcuno, calcolatrice alla mano, inizi a fare due conti…

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