La decisione di Jair Bolsonaro di stigmatizzare al vertice del G-20 le proteste contro il razzismo in Brasile ha suscitato un certo clamore tra alcune delegazioni straniere. Intervenendo all’apertura dell’incontro virtuale, il Presidente ha accennato alla morte di João Alberto Silveira Freitas, ma non come molti si aspettavano.
“Il Brasile ha una cultura diversa, unica tra tutte le nazioni. Siamo un popolo meticcio. È stata l’essenza di questo popolo a conquistarsi le simpatie del mondo. Tuttavia, c’è chi vuole distruggere tale simpatia e rimpiazzarla col conflitto, il risentimento, l’odio e la divisione tra le razze, sempre mascherati da ‘lotta per l’uguaglianza’ o ‘giustizia sociale’. Tutto solo allo scopo di ottenere potere”.
Una parte delle delegazioni non ha capito subito di cosa stesse parlando il Presidente: altri invece hanno giudicato la dichiarazione di Bolsonaro fuori luogo nel contesto di una riunione delle Nazioni Unite. Un rappresentante europeo di alto rango si è detto addirittura “scioccato” di sentire certe tesi “complottiste” in pieno XXI secolo.
La reazione di Bolsonaro ha anche sollevato preoccupazioni per il suo atteggiamento in relazione ai diritti umani e il suo rifiuto di mettere in discussione l’azione della polizia. Alcuni diplomatici latinoamericani, tuttavia, non sono rimasti sorpresi. I rappresentanti hanno ricordato come, a metà 2020, durante il dibattito all’Onu sulla morte di George Floyd, il governo brasiliano abbia tentato di ostacolare una risoluzione del Consiglio per i Diritti Umani che richiedeva un’indagine approfondita sul caso. Il Ministero degli Esteri ha anche imposto alla delegazione brasiliana di schierarsi sempre a difesa delle forze dell’ordine.
In una nota ufficiale pubblicata venerdì, l’Onu ha sottolineato che la morte di João Alberto Silveira Freitas “è un atto che mette in luce le diverse dimensioni del razzismo e le disuguaglianze riscontrate nella struttura sociale brasiliana”.
Il 40enne João Alberto Freitas, ucciso dagli agenti di sorveglianza di un supermercato Carrefour di Porto Alegre, era noto alle forze dell’ordine per la sua lunga fedina penale, contraddistinta da spaccio, violenza domestica, guida in stato di ebbrezza, minacce e porto illegale d’armi. Alcuni testimoni affermano che sia stato lui per primo ad attaccare gli agenti.
Essendo morto per soffocamento, il parallelo con Floyd è stato immediatamente evocato dalla sezione locale di Black Lives Matter, che ha inscenato una protesta a San Paolo e in varie città, saccheggiando e devastando i Carrefour locali.
It wouldn’t be complete without vandalism and looting, ofc. Rioters invaded Carrefour stores in many cities, sacked the places, and burned them pic.twitter.com/RULgqnT01F
— Chester (@Chester6ft1) November 21, 2020