La stampa italiana ormai parla del Brasile solo per attaccare Bolsonaro, questo è chiaro. Tuttavia non è vero che il Presidente sia andato “molto male” alle ultime elezioni comunali: semplicemente, un candidato indipendente non può sempre “stravincere”, soprattutto a livello locale.
Il fatto è che certi giornalisti ormai si illudono che il populismo possa sparire a livello internazionale con Trump, senza rendersi conto che ogni sistema elettorale ha le sue “tecnicalità” e non tutti i Paesi sono gli Stati Uniti.
Nel caso brasiliano, Bolsonaro ha costituito un suo partito (Aliança pelo Brasil) solo DOPO aver vinto alle elezioni con una coltellata in pancia. Questa piattaforma è realmente sui generis, poiché rispecchia il percorso politico dell’attuale Presidente che milita sia contro l’estabilishment catto-comunista che contro l’èlite clerico-fascista (per ridurre il discorso ai minimi termini, così anche i giornalisti di passaggio possono capirlo).
Le elezioni comunali di domenica scorsa non hanno segnato la sconfitta di Bolsonaro, ma il ritorno delle forze “moderate” in concomitanza con le crisi endogene che il Paese deve affrontare, tra il contraccolpo della sconfitta del candidato repubblicano USA e l’emergenza pandemica.
La seconda tornata ha segnato perlopiù il rafforzamento dei partiti di centrosinistra e centrodestra, a discapito dei candidati “sostenuti” da Bolsonaro (anche se cinque di questi sono stati eletti): l’endorsement però è sempre stato vincolato dall’indipendenza del politico brasiliano, che viene comunque sempre corteggiato dall’arco conservatore e di centrodestra (Partito Repubblicano Brasiliano o i Progressistas) e tra l’altro ha anche sostenuto candidati di centro-sinistra come Wagner Sousa Gomes (Partido Republicano da Ordem Social) a Fortaleza, sempre per la logica anti-establishment che lo contraddistingue (naturalmente la stampa italiana evita in ogni modo di riportare dettagli del genere).
Bisogna comprendere che le “simpatie” di Bolsonaro non solo si orientano in maniera apartitica, ma talvolta rispecchiano anche il “nuovo corso” che egli vuole inaugurare: un esempio su tutti è David Almeida, eletto sindaco di Manhaus, passato dai socialisti a una lista civica populista, che probabilmente convergerà con le politiche bolsonariste (pur non essendo stato un candidato “ufficiale” del Presidente) meno per le sue simpatie politiche che per la sua fede avventista, la quale pone anch’egli ai margini della “cupola”.
Infine ricordiamo che Carlos Bolsonaro, figlio del Presidente (appartente ai repubblicani, centro-destra), ha ottenuto una riconferma al consiglio comunale di Rio.