Il presidente Jair Bolsonaro ha dichiarato, durante la tradizionale conferenza in streaming (su Youtube a partire dal min. 54), che non farà il vaccino contro il Covid-19: “Lo dico apertamente, non lo farò, è un mio diritto”. Il politico brasiliano è stato infettato a luglio e più della metà del suo staff è risultata positiva.
Bolsonaro ha comunque garantito che, dopo l’approvazione dell’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa), il suo governo “acquisterà i vaccini e li metterà a disposizione della popolazione gratuitamente e volontariamente”.
Il Presidente ha aggiunto che impedire a un cittadino che non vuole vaccinarsi di fare il passaporto, viaggiare in aereo o partecipare a un concorso statale è un comportamento da “falso dittatore che vuole fare affari con la vita degli altri”.
“Se il vaccino è efficace, duraturo, affidabile, chi non lo assume danneggia solo se stesso, mentre chi lo fa non verrà infettato e perciò non ha nulla di cui preoccuparsi”, ha concluso.
Bolsonaro ha colto l’occasione per attaccare nuovamente il governatore di San Paolo, suo avversario politico, João Doria, insinuando un suo conflitto di interessi per il sostegno al CoronaVac, vaccino sviluppato dalla cinese Sinovac e che nel Paese sarà prodotto dall’Istituto Butantan, legato al governo dello Stato federato di San Paolo.
La stampa italiana e internazionale ha omesso di specificare che il premier brasiliano garantirà la copertura vaccinale gratuita alla popolazione su base volontaria, secondo un principio che evidentemente i giornalisti non sono in grado di afferrare.
Inoltre, nonostante gli stessi ricordino a ogni piè sospinto che il Brasile è “il secondo Paese al mondo con maggior numero di morti dopo gli Stati Uniti”, in realtà le statistiche ufficiali affermano chiaramente che in proporzione il Paese sudamericano ha avuto 807 decessi per milione, cifra che lo posiziona al di sotto di Belgio (1407), Spagna (955) e Italia (888) e poco più sopra della Francia (795).
Omettere regolarmente che il Brasile è il quinto Paese più popolato al mondo e presentare i “numeri assoluti” è un modo come un altro per infangare la reputazione di un politico inviso al mainstream.