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Breaking News: la Scuola di Francoforte vuole distruggere gli Stati Uniti

Sul noto canale conservatore americano Fox News il commentatore britannico Steve Hilton la domenica di Pasqua ha fatto quello che gli americani definiscono naming, cioè ha “nominato” la Scuola di Francoforte come principale ispiratrice dell’ideologia progressista-liberal statunitense (che attualmente viene definita woke, cioè “risvegliata”).

“Questa ideologia, che assomiglia a una religione, ha preso controllo delle nostre istituzioni: l’industria, i media, la Silicon Valley e ovviamente i politici”. Il wokism per Hilton è “la più grande minaccia che gli Stati Uniti devono affrontare”, perché ci sono voluto “cento anni per forgiarla” allo scopo di “minare gli ideali e i valori e le libertà sulle quali questa nazioni è stata edificata”.

Tale ideologia, che il commentatore definisce il “nemico”, non nasce da qualche tweet o dalla morte di George Floyd, ma da un complotto nato a Francoforte da un gruppo di filosofi marxisti. Secondo la ricostruzione di Steve Hilton (il cui vero cognome è Hircsák ed è figlio di rifugiati ungheresi anti-comunisti fuggiti dal loro Paese nel 1956), il primo a preoccuparsi di come trasformare i proletari in rivoluzionari fu György Lukács, che individuò altre forze, oltre al capitalismo, in grado di impedire la loro “conversione”: famiglia, religione e cultura.

La “teoria critica” forgiata da questo gruppo di marxisti serviva appunto per abbattere queste istituzioni e propiziare una nuova società. A portarla oltreoceano fu Herbert Marcuse, decano del dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York, il quale ha teorizzato l’alleanza tra “minoranze razziali, intellighenzia liberal e agitatori violenti”.

Tra gli allievi di Marcuse, Hilton chiama in causa Angela David, che ha declinato la teorica critica in senso razziale, e Derrick Bell, “uomo nero” (absit iniura verbis) dei conservatori per la sua presunta influenza su Barack Obama. Tra i fautori odierni della “teoria critica” viene citata Kimberlé Crenshaw, inventrice del concetto di intersezionalità, nel quale confluiscono l’odio verso i bianchi, l’esibizionismo morale, i “corsi anti-razzisti” per la polizia e l’obbligo di accettare atleti transessuali nelle competizioni sportive femminili.

Hilton conclude paragonando tutto questo a una nuova setta che “ha marciato attraverso le istituzioni per cento anni”, e invita a resistere sul posto di lavoro e nelle scuole per evitare il “lavaggio del cervello” e diventare “utili idioti”. We must unite and fight back.

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