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Caro Bergoglio, l’uomo non è uno stupido

Si sta trasformando in una pericolosa liturgia, quella di mettere sotto accusa l’essere umano per ogni catastrofe naturale che si verifica nel mondo. La vasta schiera degli ambientalisti, ecologisti animalisti, eccetera, con l’avvento di Trump ha perso ogni freno inibitorio: in occasione del più recente uragano hanno offerto uno spettacolo davvero avvilente, dalle esultanze per una possibile distruzione della sua villa nei Caraibi (che in realtà ha resistito, losers) alle esegesi apocalittiche sulla “vendetta di Madre Natura” per la mancata vittoria della Clinton.

A questo coretto pseudo-para-gnostico tuttavia ci si è abituati; ciò che invece comincia a essere deleterio, è il controcanto del Papa Francesco, che regolarmente “benedice” i deliri antropofobici della lugubre schiera di cui sopra, conferendole una sorta di sacra investitura. Lo ha fatto anche questa volta, in occasione degli uragani Irma e Harvey, dichiarando (sempre nella solita conferenza stampa “volante”) che «l’uomo è uno stupido, è un testardo che non vede. L’unico animale del creato che mette la gamba sulla stessa buca, è l’uomo. Il cavallo e gli altri no, non lo fanno».

Si tratta di una riduzione “legislativo-burocratica” del concetto di peccato: ormai si può violare l’intero decalogo, dal fornicare (e anche “formicare”, chi siamo noi per giudicare l’entomofilia) al rubare (Gesù non diceva “rubate ai ricchi per dare ai più poveri”?), fino all’uccidere (c’è sempre il perdono, mica siamo nazisti). Ma “inquinare” (cioè costruire case, ponti, ospedali), quello no, ché poi Dio (o la Dea, o gli dei) si arrabbia e ci manda la pioggia e le piaghe.

La confusione di chi si erge a paladino dell’ambiente è manifesta: più la base scientifica (o almeno filosofica) dei suoi postulati si sgretola, più egli insegue il consenso attraverso la politica o, ancora peggio, la religione. Non a caso ho parlato di umiliazione e avvilimento: tutto ciò lo è, ma in primo luogo per l’intelligenza umana, proprio perché l’uomo non è stupido.

Al contrario, è nella lotta contro la natura (anche quella umana), che abbiamo dimostrato la nostra grandezza. Tutto ciò non è hybris, né prometeismo: è l’unico “orgoglio della specie” che possiamo vantare. E se anche questi uragani fossero stati causati dalla nostra iniquità, il fatto che si sia riusciti a prevederli e “schivarli”, salvando il maggior numero possibile di vite, è qualcosa di straordinario rispetto solo a qualche decennio fa.

Non è tuttavia solo una questione di progresso materiale: perché, a dispetto dei “luddisti dello spirito”, che tacciano a ogni piè sospinto la società contemporanea di consumismo e grettezza, in realtà persino l’altruismo nelle catastrofi appare come un fatto recente. Il moltiplicarsi di questi gesti d’eroismo minimale, da buon vicinato, riusciranno forse un giorno a cancellare l’onta dello sciacallaggio e della violenza. Peraltro in tali frangenti il popolo americano ha dato numerosi esempi al mondo, anche se fingiamo di non vederli non solo perché ora c’è un Presidente antipatico, ma soprattutto perché tale evenienza infrangerebbe numerosi “dogmi” à la page, tra i quali quelli pseudo-pauperistici rilanciati sempre da questo Papa (ma durante un’alluvione o un terremoto, in cosa si trasforma la “convivialità” tanto esaltata, se non in un indegno “ognuno per sé e Dio per tutti”?).

Al di là delle polemiche spicciole, si avvista all’orizzonte un disastro ben più grande di quelli prodotti dalla natura matrigna: siamo a un passo alla saldatura tra millenarismi di varia estrazione (stile new age, perlopiù immanentistici e fai-da-te), paranoie decresciste (quella “frugalità imposta dall’alto” dal sapore fantozziano) e appunto il neo/post-cattolicesimo inaugurato da Bergoglio. È una deriva da evitare a tutti i costi, non solo perché produce aberrazioni in ambito teologico (la Laudato si’ ne è un esempio), ma soprattutto perché rischia di cambiare radicalmente (in peggio) la nostra esistenza quotidiana: infatti, non ci troviamo più di fronte a un “amore per l’ambiente” che tentava almeno di camuffarsi da eudemonia, limitandosi a pannelli fotovoltaici, enogastronomia sostenibile, commercio equo-solidale e turismo eco-compatibile, ma a un nuovo culto che, col consenso dei media, sta elaborando rituali sempre più inflessibili e umilianti.
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