Carola è tanto stupida quanto pericolosa

Ho letto il memoir di Carola Rackete Il mondo che vogliamo (appena tradotto da Garzanti) più per una questione di fetish verso i baizuo (la “sinistra bianca“) che per reale interesse nei confronti delle sue idee (in ogni caso inesistenti) e mi sono reso conto che la situazione è più grave di quanto pensassi: questa gente va tenuta lontana dalle leve del potere con ogni mezzo necessario (sempre legalmente, s’intende), perché può fare solo danni.

Chi è Carola, la famigerata “Capitana” (che però afferma subito di non voler essere chiamata così, dunque per noi adesso è il suo sopranome ufficiale)? È una giovane tedesca privilegiata che ha passato l’adolescenza, come lei stessa ammette, “davanti a uno schermo” a giocare a World of Warcraft (è una gamer, l’avreste mai detto?), per poi intraprendere un percorso di studi disordinato e inconcludente, che l’ha comunque condotta -per chissà quale miracolo- a far pratica di navigazione sulle navi offerte dal Ministero dell’Istruzione e a salire persino a bordo della Polarstern, il “simbolo della ricerca polare tedesca”. La Capitana, pur essendo evidentemente una megalomane, è molto riservata su certi suoi risvolti esistenziali, anche se ci tiene a far sapere di aver passato una infanzia da piccola fiammiferaia: “i miei genitori dovevano affrontare sovente problemi di denaro”. Certo, assolutamente credibile, soprattutto con un padre che lavora per l’industria bellica tedesca.

In ogni caso, questa tizia diventa “Capitana” a tutti gli effetti e ancora “misteriosamente” entra in contatto con la rete delle ONG, prima con la famigerata Sea-Eye (quella della “Alan Kurdi”) nel 2017 e poi definitivamente con la Sea-Watch 3. La cosa davvero ridicola è che Carola ammette che le navi delle ONG sono a tutti gli effetti “soccorsi marittimi privati” subentrati ai governi europei (in primis quello italiano) una volta che si è interrotta -per ovvi motivi di ordine politico, oltre che di… ordine pubblico- la cialtronesca pratica dello “scafismo di Stato”.

E il pull effect, il fenomeno per cui i novelli negrieri sono interessati a caricare gli immigrati su barchini di fortuna con la certezza che ci sarà sempre qualcuno a salvarli in quanto “naufraghi”? Per la Rackete, ovviamente, è tutta una invenzione dei “nazionalisti di destra”. Ma lasciamo andare, la Nostra ne spara talmente tante che si può scegliere fior da fiore: a trionfare sono sempre e comunque la confusione e l’ipocrisia. Tanto per fare un esempio: nella prefazione, tale Hindou Oumarou Ibrahim (un “attivista climatico”) afferma che “nessuno dovrebbe essere obbligato ad abbandonare la propria casa”. Poche pagine dopo invece la stessa Carola se ne esce con un proclama boldriniano: la migrazione non è solo un diritto, ma “una componente della vita umana, un nuovo impulso per le società”.

Del resto per la Rackete tutti gli immigrati sono “climatici”: è talmente chiusa nel suo universo greta-centrico che non può fare a meno di accreditare la bufala che anche la guerra civile siriana sia nata tutta dalla “siccità”. Sull’ambiente la Capitana dà davvero il meglio di se: altro che Green New Deal, quella è roba per “politicanti”, una cosaccia “favorevole alla crescita” che fa parte “dello stesso sistema che ha scatenato la crisi”. Ma quali auto elettriche (bieca manifestazione del “dogma della mobilità individuale”), ma quali pale eoliche (che usano “minerali rari come il disprosio”), ma quali biocarburanti (che consumano terreno coltivabile): per le merdacce occidentali ci vuole la frusta! “Dobbiamo spezzare l’ordine stabilito”, imporre alle masse la carestia, il razionamento, la frugalità: “limitare i consumi personali, non acquistare troppi vestiti nuovi, non prendere l’aereo, non mangiare carne”.

Naturalmente per raggiungere lo scopo è necessario anche sbarazzarsi dell’anacronistica e superata nozione di democrazia (“Le elezioni non sono l’unico modo in cui i cittadini possono partecipare al processo decisionale politico”) e pensare invece a qualche rivoluzione vera, come quella dei “movimenti pacifici” che “sono stati in grado di rovesciare i regimi in Iran nel 1979” (sic, p. 140). Carola ma che vai dicendo? Il bello è che dopo qualche riga la sciacquetta (il cui massimo successo rivoluzionario è aver attentato alla vita di qualche finanziere italiano) liquida la rivolta dei gilet gialli come “violenta”: non perché Macron viene percepito come “amico” dal baizuo internascional, noooooo….

Quanta pena. Ci troviamo di fronte a una campionessa mondiale di paraculismo, il cui apice di elucubrazione giunge quando, rispolverando il famigerato Rapporto sui limiti dello sviluppo del Club di Roma (questa gente che si riempie la bocca di scienza ha ancora fonti sputtanatissime anni ’70, rendetevi conto) riesce a vendere il malthusianesimo ai biechi ed egosti e spreconi “occidentali” e invocare al contempo una esplosione demografica in Africa: “La Terra fornisce risorse più che sufficienti per alimentare gli attuali sette miliardi di abitanti, e in futuro anche dieci. […] Oggi sappiamo anche che il problema non è la crescita della popolazione mondiale, ma il consumo di risorse specialmente da parte dei paesi ricchi” (p. 105). Non so se capite cosa sta dicendo la Capitana: la “bomba demografica” non esiste nella misura in cui a riprodursi sono africani e asiatici. Solo gli europei invece, quando scopano, inquinano – e pure quando cagano, si fanno una doccia, comprano un vestito nuovo. Per non dire che la Rackete, pur ponendo -come abbiamo visto- la questione ambientale al di sopra di tutto, non si permette mai di accennare al fatto che anche le migrazioni di massa, selvagge e incontrollate, inquinino non poco: no, tutta l’Africa si può riversare in Europa, mentre gli europei non dovrebbero nemmeno avere il diritto di viaggiare (figuriamoci “migrare”).

Anche perché non dimentichiamo che gli europei sono tutti haters (Carola trova il tempo di auspicare che venga “eliminato l’odio dalla Rete una volta per tutte”), e poi colonizzano, e sti cazzi. Diciamoci la verità: la signorina Rackete si annoia un sacco. La noia è un componente fondamentale delle sue memorie: “La navigazione in sé non ha più nulla da darmi”, “La tutela dell’ambiente mi sembr[a] più importante [del salvare migranti]” ecc… Probabilmente Carola non è nient’altro che una estremizzazione del “mi piace viaggiare” (“una compagnia cilena mi assunse come guida turistica su un traghetto”; “ho viaggiato anche in Sud America e in Pakistan, dove ho fatto molto campeggio”), una prosecuzione della turismofilia femminile con altri mezzi.

Non ho intenzione di continuare a riportare le panzane che ha scritto, perché è assolutamente disarmante. Carola non capisce nulla di nulla, non sa nemmeno quello che dice: per stigmatizzare l’America di Trump che si è sfilata dagli accordi di Parigi non trova di meglio che accusarla di consumare “troppi prodotti realizzati in paesi come la Cina”. Ci rendiamo conto dell’infimo livello di analisi, oppure sono io che sono ipercritico? Per stigmatizzare le politiche ambientali di Trump tira in ballo uno dei punti del programma del Presidente repubblicano: comprare meno roba dalla Cina! Si può dibattere roba del genere, si può contrastare a livello dialettico un pensiero inesistente, inconsistente, inafferrabile? Non è meglio forse, come fece Salvini, chiamare i carabinieri punto e basta? Rifletteteci, anche voi di destra che piagnucolate ogni volta che un governo di destra fa una cosa di destra: ormai siamo in un contesto in cui o governa Salvini o governa Carola. Ironizzate quanto volete sui gattini, i selfie o le abbuffate di salsiccia, ma l’alternativa è una che non vi vuole far votare, probabilmente vuole sterilizzarvi e guai se vi cambiate i vestiti una volta all’anno. Magari anche per questo talvolta si può storcere il naso, dico bene?

3 thoughts on “Carola è tanto stupida quanto pericolosa

  1. A questo punto userò le vacanze natalizie per buttar giù le prime righe della mia biografia.
    Persino io nel corso della mia breve ed inutile esistenza sono riuscito a combinare qualcosa di più di ‘sta tizia.

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