Mi scrive in privato un lettore italiano dalla Moldavia per commentare il mio articolo Anche la vaccinazione è una questione geopolitica, nel quale osservavo quanto fosse ridicola tutta questa mania “vaccinista” nel momento in cui alcuni sieri (come quello russo) vengono apertamente boicottati oppure (come quello inglese) demonizzati per mere questioni geopolitiche (o politiche e basta, come è politica del resto l’intera natura della gestione della pandemia).
Il lettore mi racconta le sue vicissitudini per ritornare in Italia da non vaccinato nel momento in cui è costretto a prendere un mezzo non suo per recarsi materialmente a farsi la prima dose. Cerco di riassumere a grandi linee il suo resoconto: essendo andato via dal Bel Paese prima ancora che il vaccino anti-covid fosse immesso sul mercato, il Nostro amico (che chiamerò Mirko) ha assistito dall’estero alla rapida trasformazione della sua nazione in una Repubblica fondata su Pfizer.
Per mesi tuttavia si è sentito per certi versi “salvato”, fino a quando in mezza Europa non si è iniziato a parlare apertamente di obbligo vaccinale, e fino a che, tra il calare del 2021 e l’inizio dell’anno nuovo, la situazione non è precipitata con l’introduzione del cosiddetto Super Green Pass o 2G (vaccinazione o guarigione, niente tampone) per poter -tra le tante cose- prendere un aereo o un treno su territorio nazionale, nonché uscir di casa dopo aver compiuto i cinquant’anni.
È quindi da almeno dieci giorni che Mirko, con tutte le buone intenzioni, cerca di capire cosa deve fare per poter viaggiare in territorio italiano senza certificato vaccinale. Perché lui, in realtà, il vaccino vorrebbe anche farselo, ma trova ridicolo sottoporsi sia a Sputnik (l’unico disponibile in Moldavia) che a doppia dose di Pfizer o Moderna (gli unici considerati legittimi, anche se ancora non è chiaro se proteggano realmente più dei sieri britannici, slavi, cubani o cinesi).
Ecco che quindi ha la bella idea di cominciare passo per passo con la prenotazione del vaccino all’hub della città in cui è residente: gli dicono però che qualsiasi tipo di “impegnativa” non ha alcun valore e non può quindi prendere un aereo solo per poter andare materialmente a vaccinarsi. Allora contatta il numero verde della sua Regione: gli risponde un tizio che parla al rallentatore e continua a negare che dal 10 gennaio sia necessario il Super Green Pass per viaggiare in Italia.
“Le… hanno… dato… una… informa… informazione… sbagliata… per spostarsi da regione a regione… basta… un tampone”.
“Ma è proprio sicuro? Guardi che i giornali e anche le persone che conosco in Italia mi dicono che ci vuole o vaccinazione o guarigione”.
“No… no… anzi… ora… ora… controllo” (passa qualche minuto) “È… come… dico… io: lei… faccia…. il… tampone… valido 48… ore… e poi… può far quello che…. quello che…. quello che vuole. Comunque… per altre informazioni… rifaccia il numero e… schiacci il tasto… il tasto… il tasto… tre. Arrivederci”.
Mirko dunque richiama e schiaccia il fatidico tasto tre, che lo porta a un altro “Ufficio Informazioni Emergenza” al quale risponde una persona perlomeno al corrente delle nuove disposizioni. Naturalmente lei “non può fare nulla”, se non ricordargli che non può venire in Italia a farsi una dose e aspettarsi immediatamente il Green Pass, ma dovrà almeno attendere un paio di settimane, cioè giusto il tempo in cui dovrà già prepararsi per la seconda dose. L’unica consiglio pratico che può dargli è di “partire comunque”, perché “non è che controllano così tanto”, e rimandarlo infine al “Numero di pubblica utilità” 1500 (che in realtà all’estero va contattato da un altro numero, ma volete che una tizia piazzata lì chissà come abbia cognizione di causa?).
Si giunge quindi al 1500, codice magico direttamente collegato al Ministero della Salute. Risponde un’altra signora, piuttosto scostante, con la quale il dialogo va più o meno così:
“Salve, io devo tornare in Italia dalla Moldavia ma non posso prendere un volo diretto, dunque dovrò spostarmi con treno o aereo all’interno del territorio nazionale: dal momento che torno in Italia esclusivamente per vaccinarmi, è possibile ottenere un qualche tipo di deroga?”
“No, mi spiace ma è proibito spostarsi su mezzi non propri sul territorio nazionale senza vaccinazione. Inoltre la avviso che in questo periodo la polizia sta inasprendo i controlli. Le consiglio di farsi vaccinare all’estero prima di tornare in Italia”.
“Il problema è che mi trovo in Moldavia è qui, forse, potrebbero farmi Sputnik, che comunque non è valido per ottenere un Green Pass di alcun tipo in Italia”.
“Ah già… capisco… in effetti non è riconosciuto dall’Ema”.
“Esatto, dunque cosa potrei fare?”
“Attenda in linea che controllo”
(passano circa 10 minuti)
“Ecco, le confermo che il vaccino russo non è riconosciuto dall’Ema”
“Sì, è come le dicevo, ma se io volessi tornare in Italia solo per vaccinarmi? Non so se ha capito il mio problema, io devo materialmente tornare a casa dalla città in cui atterra l’aereo a quella in cui risiedo”.
“Ed è chiaro che lei non può vaccinarsi nella città in cui atterra, perché comunque dovrebbe aspettare 12 giorni per ottenere il Green Pass dopo la prima dose”.
“Esatto”, risponde Mirko con entusiasmo sperando di aver trovato qualcuno che ha capito il problema. “Esatto, dunque non c’è possibilità di una deroga?”
“Quale deroga mi scusi? Forse non mi ha capito, allora glielo ripeto visto che ha problemi di comprendonio: l’unica soluzione è vaccinarsi all’estero, nel Paese in cui si trova”.
“Ma io mi trovo in Moldavia e qui eventualmente potrei fare solo Sputnik, che non è riconosciuto dall’Ema!”.
“Ah già è vero che me lo aveva detto… Non so, lei non può proprio farsi un vaccino prima di entrare in Italia?”
“Scusi, ma come dovrei comportarmi: dovrei forse fare un salto in Germania per vaccinarmi e poi venire in Italia?”
“Ecco, potrebbe andare in Germania, mi sembra una soluzione plausibile”.
“No, guardi che ho detto Germania solo perché è il Paese di Pfizer ed è il primo che mi è venuto in mente, non sono mai stato in Germania in vita mia, là non conosco nessuno, non parlo tedesco e non saprei nemmeno dove andarmi a fare il vaccino”.
“Ah, non avevo capito…”
(lungo silenzio)
“Una sua collega da un altro numero verde mi ha consigliato di rischiarmela perché i controlli non sono poi così serrati”.
“No, non faccia una cosa del genere perché la sbattono giù dal treno (sic) soprattutto in questo periodo che stanno inasprendo i controlli”.
“Senta, capisce l’assurdità della situazione, io devo tornare in Italia per fare il vaccino ma non posso tornare in Italia senza aver fatto il vaccino”.
“Lo capisco, ma non so cosa consigliarle. Noi non possiamo fare nulla. Perché non contatta le Ferrovie dello Stato?”
“In realtà non sono sicuro di dover prendere un treno o un aereo…”
“Ah, allora prima si chiarisca le idee. Arrivederci”.
Relata refero, anche se come vicenda mi pare tutt’altro che incredibile. Ora Mirko è ancora laggiù in Moldavia e vede di settimana in settimana prorogarsi kafkianamente lo stato di emergenza: in pochi giorni si è passati dalla fine di marzo al 15 giugno 2022. L’unica cosa che posso consigliargli, con schiettezza, è di sta în Moldova, non farsi alcun “vaccino” (oppure lo Sputnik tanto per trollare) e cercare per quanto possibile di mantenersi distante da uno dei luoghi più squallidi della terra, che chiamare ancora “Italia” suona ormai come una bestemmia.
Lo capisco, ma non so cosa consigliarle. Noi non possiamo fare nulla. Perché non contatta le Ferrovie dello Stato?”
“In realtà non sono sicuro di dover prendere un treno o un aereo…”
Non ha un amico, un parente che possa andare a prenderlo quando attera e portarlo con mezzi privati a destinazione?!?
A parte che sono affari suoi, a parte che non mi pare si possa considerare reato non avere amici o parenti in Italia, in ogni caso se questo poveraccio deve andare da Roma a Catanzaro, chi dovrebbe venire a prenderlo in macchina? Se ti offri volontario, posso pure metterti in contatto.
Con tutto il rispetto, forse non hai capito la natura del problema e la distopia in cui stiamo vivendo…