Cina, il gigante dai piedi di sabbia

Le voci che giungono dall’Oriente su una possibile “crisi immobiliare” della Cina si concentrano esclusivamente sul lato finanziario della questione, ignorando il convitato di pietra dell’esplosione immobiliare pechinese: lo “scandalo della sabbia”, formula che la stampa anglofona ha cominciato a utilizzare [sand scandal] per discutere del clamore suscitato in questi anni dall’utilizzo di calcestruzzo di bassa qualità nella costruzione di molti tra più imponenti edifici del paese.

La “ricetta” del calcestruzzo è piuttosto semplice: cemento, acqua e aggregati. Tuttavia la qualità del risultato può variare notevolmente a seconda degli aggregati utilizzati, nonché del tipo di cemento e delle proporzioni in cui sono stati mescolati. Di solito l’aggregato utilizzato per edifici moderni è composto da ghiaia frantumata o altri tipi di roccia (inclusa la sabbia); ed è qui sorgono i problemi per il settore delle costruzioni cinese.

I funzionari del PCC negli ultimi anni hanno infatti rintracciato sabbia di mare grezza non lavorata in una quindicina di edifici in costruzione a Shenzhen, tra i quali uno dei più alti del Paese, il Ping An Finance Centre. La costruzione do questo grattacielo, peraltro il quarto più alto del mondo (quasi 600 metri di altezza) è stata interrotta nel marzo 2013 a seguito della scoperta dell’Ufficio per le Costruzioni della città dell’utilizzo di cemento composto da sabbia di mare non corrispondente agli standard. Dopo l’incidente, una trentina di aziende coinvolte nell’impresa si sono viste revocate le licenze di lavoro per sei mesi. L’edificio è stato comunque inaugurato nel marzo 2017.

La sabbia di mare viene utilizzata da molte aziende cinesi perché estremamente più conveniente rispetto a quella di fiume, l’unica il cui uso è autorizzato senza trattamenti particolarmente onerosi. La sabbia di mare non trattata è invece inadatta alle costruzione perché contiene elementi, come cloro e sale, che possono corrodere l’acciaio, a differenza della sabbia di fiume.

Bastano pochi decenni a un edificio tirato su con sabbia di mare non trattata per divenire instabile, se non addirittura a rischio di crollo. Anche se lo scandalo è finora esploso solo a Shenzhen, la possibilità di un suo allargamento ad altre città è molto concreta. In Cina allo stato attuale ci sono nove dei venti edifici più alti del mondo in fase di costruzione, mentre sono stati eretti tanti grattacieli negli ultimi anni che è quasi come se ne fosse spuntato uno ogni cinque giorni.

Persino il tanto propagandato progetto della Broad Sustainable Building (compagnia “amica dell’ambiente”) della costruzione in soli tre mesi del grattacielo più alto del mondo, lo Sky City One (838), è stato attualmente sospeso dalle autorità per ulteriori verifiche e l’inizio dei lavori spostato a data da destinarsi.

A tale problema si aggiunge l’allarme lanciato dall’UNEP (l’Agenzia del’ONU per l’ambiente), secondo la quale un quinto delle importazioni mondiali di sabbia avvengono nella sola Cina e dal 2012 al 2016 essa ha usato più sabbia di quanta ne sia stata usata dagli Stati Uniti in tutto il XX secolo.

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