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Come i maschi torneranno a insegnare nelle scuole italiane

Due parole sulla mancanza di “quote blu” (o “azzurre”) all’interno della scuola italiana, cioè sull’annosa questione della scarsissima di maschi nel corpo docente nazionale. Comincio subito col mettere le mani avanti e riconoscere di essermi imbattuto,  per esperienza personale, in insegnanti donna con più carisma e polso (vorrei dire “palle”) dei loro omologhi maschi.

Tuttavia, riconosco anche che il famigerato “istinto materno”, al pari di tante altre strumentalizzazioni ideologiche della femminilità, rischia di creare una miscela esplosiva nel momento in cui si combina a una classe di terroristi fanciulli moderni. D’altro canto, considerando che in alcuni istituti il numero di docenti maschi è appunto pari a zero, un’imposizione di un minimo di testosterone, per quanto improbabile, rappresenterebbe semplicemente un atto di buon senso.

In effetti mi pare che, seppur in modo sommesso, il tema stia facendo capolino tra le pagine dei giornali: se ne parlano persino “Donna Moderna” e “Repubblica” (peraltro senza bruciare il granello d’incenso al Moloch femminista), vuol dire che il problema è più serio di quanto si creda. Basterebbe dare una semplice scorsa alle statistiche: nella scuola dell’infanzia gli uomini sono lo 0,7% su 87.701 insegnanti; nelle elementari, 3,6% su 245.506; nelle medie 22% su 155.705 insegnanti (OCSE).

Le cause di queste percentuali desolanti sono numerose e dipendono, oltre che da una mera questione di retribuzione (comunque fondamentale), da fattori culturali e sociologici che variano da nazione a nazione; inoltre non dimentichiamo quell’onesto giudizio di Kant secondo il quale le donne sarebbero più portate all’insegnamento perché non smettono mai di parlare (il filosofo prussiano è una miniera di sorprese).

In ogni caso, sono convinto che nei prossimi anni registreremo un’inversione di rotta, anche se sfortunatamente non sarà ispirata dal buon senso evocato poco sopra, ma dalla solita paranoia politicamente corretta. Ho notato infatti che le scuole italiane si stanno riempiendo di bimbi di fede islamica ai quali viene impartito dai padri (e anche dalle madri) l’assoluto disprezzo nei confronti delle donne: è un fenomeno che mi è stato segnalato da alcune insegnanti, le quali proprio in conseguenza di tali atteggiamenti cominciano a nutrire disdicevoli sentimenti di intolleranza e xenofobia.

Dato che ormai c’è da aspettarsi di tutto, credo che prima o poi si giungerà, nella maniera più candida possibile, a invocare il diritto dei pargoli islamici ad avere insegnanti maschi, allo scopo di evitar loro traumi psicologici e disagi emotivi. Impensabile, vero? Eppure ragionando in prospettiva (per esempio confrontando le scolaresche di oggi con quelle di dieci anni fa) ci si può rendere conto che l’impensabile è già stato non solo pensato, ma persino messo in pratica.

Dunque avremo finalmente maschi a volontà nelle aule, non però grazie alle pensose e accorate analisi della grande stampa: sarà la combinazione di islamicamente corretto e sinistra bianca a imporli, preferibilmente per via burocratica, al pari del menù halal obbligatorio per tutti o del divieto assoluto di intonare canzoncine natalizie.

Maestro musulmano (hoca) in abiti tradizionali dalla provincia di Salonicco (1873)
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