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Come si dominano gli uomini

Dagli anni ’30 del secolo scorso fino a dopoguerra inoltrato gli Editori Associati, attraverso la collana “Affermarsi”, portarono in Italia i primi libri di self-help all’americana, firmati da autori improponibili come Harry Box o Henry George Watson, e dai titoli altrettanti pittoreschi: Il successo nella vita, L’arte di imporsi, Come si dominano gli uomini, Il segreto della volontà

(prima edizione del 1938, ma la copertina dal gusto “mussoliniano” rimase anche nella ristampa del 1947)

Così veniva presentata al pubblico l’iniziativa editoriale:

«Nessuno di noi è perfetto. Nessuno di noi ha ricevuto tutto dalla vita. I privilegiati hanno ricevuto “quasi” tutto. Il resto se lo sono conquistato. C’è l’uomo che riesce negli affari, ma non ha fortuna con le donne, e mentre le migliori combinazioni commerciali gli vengono incontro, la donna che egli desidera gli sfugge. Un altro è preso da una timidezza che gli paralizza i gesti e gli mozza la parola sulle labbra, nei momenti in cui con una bella frase potrebbe AFFERMARSI e far prevalere la propria tesi o la propria volontà. Un terzo avrebbe idee geniali, ma non riesce a coordinarle non avendo mai imparato a ragionare. Questo penetrerebbe i segreti della scienza più astrusa, ma la memoria, che non ha mai esercitato, è come un viscere atrofizzato. Taluni si avventurano in imprese temerarie, perché non hanno saputo, a un primo esame, giudicare lo sconosciuto che proponeva loro l’affare. Altri sono angosciati per tutta la vita dai misteri dell’aldilà, e non hanno creduto alla voce dei sacerdoti illuminati, degli scienziati seri, dei filosofi guardinghi, per cedere, invece, alle manovre dei mistificatori. Ma ognuno di noi, qualunque sia la sua debolezza, può trovare, nella collana “Affermarsi” , pubblicata dalla Società An. Editori Associati in Torino, e venduta a un prezzo veramente popolare, i mezzi semplici, ma sicuri, per dominare se stesso, il suo prossimo, gli avvenimenti. Chiunque di noi può AFFERMARSI ossia acquistare la memoria, vincere la timidezza, sfruttare il sesto senso, cioè quell’oscura sensibilità che è nei nostri nervi allo stato latente; chiunque può avere successo nella vita, parlare in modo persuasivo, riuscire simpatico agli uomini, emanare del fascino, piacere alle donne, rafforzare la propria volontà, dare un coordinamento logico ai propri ragionamenti, divenire fisionomista, arrestare il corso distruggitore del tempo. Può, in poche parole, vincere, imporsi, ringiovanire, affermarsi».

Lasciando da parte tutto il contesto “motivazionale” e i consigli ormai esilaranti nel loro anacronismo (si immagini un calvinista americano che nel primo Novecento voleva sembrare “spregiudicato”), ciò che risulta più affascinante col senno di poi (s’intende dopo aver letto Eros e magia nel Rinascimento di Culianu) è l’inaspettata attrazione per l’universo dell’ars memoriae da parte di questi autori. In realtà la mania per le mnemotecniche più improbabili ha sempre contraddistinto quel milieu d’oltreoceano diviso tra imprenditoria aggressiva, filantropia culturale e aspirazioni da erudito mancato (pensiamo ad Andrew Carnegie o Charles F. Haanel), che in tempi non sospetti (cioè prima che la Yates la facesse tornare “popolare”) praticava l’art of memory in pubblico e privato (forse a testimonianza del fatto che prima del “diluvio” essa facesse parte del curriculum scolastico di ogni studente degno di tal nome).

In particolare, il volume I misteri della memoria (Editori Associati, Milano, s.i.d., ma 1° ed, 1938, 2° ed. 1947), è sin dall’incipit un surreale capolavoro di letteratura manageriale:

«Oggi, l’uomo che cammina per la città con la testa nelle nuvole, non è più concepibile. Se esiste, è un uomo destinato a non realizzare nulla di positivo. Il mondo non è dei distratti. L’uomo d’oggi è sempre presente a se stesso. Camminando per le vie, non fantastica, non almanacca, non costruisce castelli in aria. Si muove a passi rapidi e decisi, bada a scansare i veicoli, taglia per la strada più breve. I viali alberati, con le panchine occupate dia pensionati che leggono il giornali e i giardini affollati di bambini e di “misses” sognatrici non lo attraggono, non lo interessano, non lo sviano. Ha altro da fare.
Io ho licenziato una volta un impiegato, semplicemente per averlo visto camminare attraverso la città con un’andatura da turista spaesato. Potrei citare numerosi casi d’affari andati a male, di combinazioni mancate, di impieghi non ottenuti, dovuti al fatto di non essersi saputi orientare prontamente per le “avenues” di New York e di essere giunti in ritardo ad un appuntamento, ad un convegno di affaristi, o di essersi lasciati precedere da altri nello studio di un direttore d’azienda»

Nonostante nessun “convitato di pietra” venga mai nominato nel volume, si comprende che il connubio tra memoria e potere abbia rappresentato per secoli nella cultura occidentale un topos implicito, raffigurati in tale occasione dai proverbiali (almeno un tempo) “cassetti della memoria” di Napoleone:

«Col sistema dei cassetti cerebrali Napoleone riusciva a dettare tre lettere per volta. Quando sarete abituati a manovrare i cassetti cerebrali, saprete immediatamente pensare a ciò che vi piace, vi è utile o vi interessa. Sarete voi a comandare il vostro pensiero, anziché lasciare che esso sia comandato dagli avvenimenti. Saprete liberare il pensiero dagli impacci che tormentano tanta gente: avrete acquistato l’arte di saper lavorare quando lo volete, l’arte di non pensare più quando vorrete arrestare la vostra macchina cerebrale, l’arte di dormire, la sera, malgrado le vostre preoccupazioni, l’arte di regolare le questioni difficili. Sarete divenuto così padrone di voi; cioè avrete compiuto la prima parte del cammino che conduce a essere padrone degli altri».

Al giorno d’oggi questo tipo di letteratura ha quasi del tutto abbandonato lo sfondo “efficientista” per indirizzarsi a un pubblico più “introspettivo”, dal gusto meno grossier (si veda la mastodontica opera di Tony Buzan), anche se accenni sopravvivono nei vari corsi di coaching e counseling, manifestazione estrema e a tratti fantozziana di un’idea che non è mai tramontata: conquistare il mondo attraverso il vinculum vinculorum.

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