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Comme quoi Borges n’a jamais existé

Si discuteva con un lettore dell’ormai leggendario articolo de “Linkiesta” sull’inesistenza di Jorge Luis Borges. La storia, proprio grazie a questo pezzo, è ormai nota a tutti: Aníbal D’Angelo Rodríguez, il responsabile culturale della rivista di estrema destra “Cabildo”, nel luglio 1981 scrisse una lettera sotto pseudonimo affermando che Borges era un’invenzione di un gruppo di scrittori (tra i quali Marechal, Bioy Casares e Mujica).

“Le Monde” ci cascò in pieno e venne sbeffeggiata dalla stessa rivista («Se io affermassi che la Francia non esiste e qualcuno prendesse questa affermazione sul serio come quella di Borges, potrebbe scatenarsi il panico»): è in effetti imbarazzante a lasciarsi ingannare siano stati proprio i francesi, probabilmente i veri inventori di questo “genere” col classico Comme quoi Napoléon n’a jamais existé di Jean-Baptiste Pérès (1752-1840), che tra l’altro aveva un alto scopo scientifico e apologetico (l’intento dello studioso era di ridicolizzare la coeva thèse mythiste su Gesù Cristo).

Una considerazione immediata che si può fare è che l’aggettivo “borgesiano” è a un passo da rimpiazzare il classico “kafkiano”: chi può resistere alla tentazione di definire questa situazione borgesiana? Nell’articolo de “Linkiesta” se ne abusa fino a giungere a un “super-borgesiana” (forse un giorno diventerà di moda la battuta “precisamente chi è questo Borgesian?”).

Al momento però continuiamo ad appiccarlo a qualsiasi cosa, da un semplice déjà vu a quel pranzo con Videla che viene evocato anche qui come una delle cause che gli fece “perdere” il Nobel.

Tornando però in tema, il lettore di cui sopra osserva che al pezzo manca un pezzo: dopo che D’Angelo Rodríguez confessa di aver inventato tutto, anche il fatto che per impersonare lo scrittore fosse stato chiamato un attore uruguaiano di serie b, tale Aquiles Scatamacchia, è questo stesso Scatamacchia a scrivere alla rivista, affermando che è D’Angelo Rodríguez a essere “inexistente” e che lui invece «non solo esiste, ma non è neppure un attore di seconda categoria, dal momento che nel 1936 la rivista “Caras y Caretas” ha pubblicato una sua foto come astro nascente, e nel 1938 ha recitato come comparsa nel film La Virgencita de Madera, finché non sacrificò la sua carriera per diventare Borges» (cfr. “Pagina12”; ne parlò anche “El País” nell’intervista a Borges citata nell’articolo de “Linkiesta”).

Il lettore commenta: «Credo che Borges non avrebbe saputo scrivere meglio di ciò la sua autobiografia». C’è quindi un ultimo risvolto borgesiano nella vicenda… [vedi anche la discussione qui sotto].

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