Compagni & Camerati (Togliatti & Berlinguer)

Pubblichiamo tre articoli tratti dall’archivio de l’Unità: il primo è un discorso di Palmiro Togliatti al Raduno Patriottico della Gioventù Piemontese; gli altri due sono editoriali dell’allora segretario della FGCI Enrico Berlinguer, a commento delle manifestazioni missine del 1952.
In coda alcune riflessioni.

Togliatti chiama i giovani a unirsi e lottare
per l’indipendenza e il progresso della Patria

(L’Unità, 22 luglio 1952)

Con una grandiosa manifestazione di forza e di fede al Parco Michelotti si è concluso domenica sera a Torino il Raduno patriottico della gioventù piemontese. […] Il grande raduno si è aperto con la lettura del giuramento e dell’appello che i giovani comunisti hanno rivolto a tutta la gioventù italiana per un’azione unitaria contro i pericoli di guerra che minacciano il Paese:
«Noi giovani patrioti piemontesi – dice l’appello – convenuti a Torino il 20 luglio al raduno patriottico della gioventù, pienamente coscienti dei gravi pericoli che minacciano la nostra Patria, oggi calpestata dagli eserciti stranieri da Napoli a Udine, da Livorno ad Augusta, da Firenze a Verona, e trasformata in una piazza d’armi per aggredire e soggiogare altri popoli.
Profondamente
feriti nella nostra dignità nazionale nel vedere l’esercito italiano messo agli ordini di comandanti stranieri in cerca di carne da cannone per una nuova guerra d’aggressione.

Noi lanciamo a tutta la gioventù d’Italia un grido dall’allarme e la esortiamo ad unirsi in un vasto fronte patriottico contro la occupazione straniera, affinché sia tenuta alta la bandiera della indipendenza nazionale, per la quale la gioventù italiana si è sempre valorosamente battuta e per la quale ha versato il suo sangue da Curtatone a Montanara, dai martiri di Belfiore a tutti gli eroi partigiani caduti nel nostro secondo Risorgimento.
Noi giuriamo di opporci con tutte le nostre energie ai piani dei nemici della Patria e di denunciare senza tregua gli uomini che vogliono asservire il nostro Paese allo straniero e precipitarlo in una nuova tremende avventura, che significherebbe per tutto il nostro popolo morte, rovina e vergogna nazionale.
Noi giuriamo di lottare contro i gerarchi fascisti, vili e corrotti traditori del nostro popolo, che hanno già una volta distrutto la libertà e la grandezza della nostra Italia e sperano nuovamente di portarci al massacro, non più sotto lo scarpone tedesco ma con la divisa americana.
Noi giuriamo di difendere
sempre più uniti con tutta la passione della nostra giovinezza la causa dell’indipendenza d’Italia, di lottare con sempre maggior ardore per gli ideali di pace, di giustizia sociale e di fratellanza, per i quali hanno combattuto Mazzini e Garibaldi, Curiel e Fernando de Rosa, Matteotti e Antonio Gramsci.

Noi giuriamo di combattere con maggior slancio e decisione perché la nostra Patria sia sempre più grande e più bella, in un clima di pace fra tutti i popoli, ed assicuri alle nuove generazioni lavoro, gioia, benessere e felicità».
Noi lo giuriamo – ha risposto la folla dei giovani – noi lo giuriamo.

“Parla Togliatti”

«Giovani torinesi e del Piemonte, lavoratori, cittadini, è già stato ricordato che questa bella manifestazione di popolo e di gioventù, atto di propaganda normale, in sostanza, di un libero partito del nostro Paese, ha dato sui nervi a qualcheduno.
È stata contrastata, non la avrebbero voluta. Si è persino trovato un funzionario, il Questore di Torino, che avrebbe voluto proibirla. […]
Nel solenne impegno che testè è stato qui letto dal giovane che mi ha preceduto alla tribuna, sono stati esaltati i nomi degli eroi sacri del nostro Risorgimento. Nel quadro di questa manifestazione, stamane, avete apposto corone e inchinato le vostre bandiere davanti alle lapidi che ricordano alcuni dei caduti più gloriosi della lotta di liberazione condotta dalle forze nazionali qui a Torino e nel Piemonte.
No, qui non si insegna a tradire la Patria. Qui si insegna che cosa è la Patria, qui si insegna che la Patria e il popolo sono, debbono essere una cosa sola. Qui si guida il popolo alla riconquista della sua Patria, a fare propria la Patria e a difenderla nella pace, nella giustizia, nel lavoro.
[…] Vediamo un pericolo sempre più serio di totale asservimento allo straniero e di guerra incombere su tutto il Paese. Sentiamo che questo pericolo diventa più grave di mese in mese, di settimana in settimana. Non siamo ancora in grado di dire a quali lotte potremo essere chiamati domani. Sappiamo però che lotte serie ci saranno e questo dobbiamo dirlo chiaramente al popolo, e a tutti, perché a queste lotte dovrà essere chiamato, per difendere la vita e l’avvenire della Nazione, il popolo intiero, e prima di tutto, i lavoratori […].
La Patria, amici, è stata per troppi e per troppi ancora è soltanto una parola, una maschera con la quale si cerca di coprire qualsiasi cosa indegna e con la quale purtroppo – tanto nel recente passato quanto oggi – si copre un’attività che è al servizio non della Patria italiana, ma dello straniero. Per i giovani, la Patria è un’altra cosa. Il giovane non conosce questa doppiezza, questo modo di mascherare cose indegne dietro parole grandi. Direi che per i giovani la Patria non è neanche uno scopo, un obiettivo, una politica. No, essa fa tutt’uno con la loro esistenza, con il sentimento fondamentale che anima la vita loro, siano essi lavoratori della città, o lavoratori dei campi, qualunque sia il gruppo sociale a cui appartengono. Parlare ai giovani della Patria vuol dire parlare ai giovani della loro esistenza e del loro avvenire. La grandezza della Patria, l’indipendenza della Patria, la libertà della Patria sono per i giovani prospettiva di vita libera, di vita tranquilla, di vita sicura, di pace, di lavoro, di progresso per la generazione nuova che avanza.
Per questo tutti i giovani sono penetrati di ardore patriottico. Il nome, il pensiero della Patria li commuove. Che la Patria sia grande, che l’avvenire della Patria sia sicuro: questo vogliono i giovani […]. Ma che cosa occorre perché la Patria sia grande? […] Tre cose io vorrei ricordare […]. La prima è che la Patria sia indipendente. La seconda è che il popolo sia libero e partecipi alla direzione della vita politica, alla direzione dello Stato. La terza è che esista nel Paese una spinta continua verso il progresso civile, politico, sociale e che esista una forma organizzata di popolo, che sia l’anima di questa spinta e la attua nella lotta per il progresso.
[…] Nel nostro Paese il progresso, la spinta cioè verso condizioni sempre migliori di lavoro, di esistenza e convivenza dei cittadini non è mai stata né cosa sicura, né cosa rapida, è sempre stato fieramente ostacolato. Non abbiamo mai avuto una grande rivoluzione di popolo che ci spingesse avanti, come la grande rivoluzione inglese, la grande rivoluzione francese spinsero avanti quei popoli. Lo stesso progresso liberale e democratico, che fu l’impronta del secolo, da noi fu qualcosa di limitato, di gretto, di stentato.
[…] Ma nel corso della seconda guerra mondiale e alla fine di essa […] per la prima volta la parte avanzata del popolo italiano si mise alla testa di tutta la Nazione […] e riuscì con la propria iniziativa e col proprio sacrificio a tirar fuori la Patria dall’abisso nel quale le vecchie classi dirigenti l’avevano precipitata e aprire a tutti una strada nuova.
[…] [Ma] le libertà che il popolo si è conquistate sono oggi minacciate, contese. […] [La Democrazia Cristiana] voleva approfittare della prima occasione, e ne approfittò, per stabilire il proprio ingiusto potere sopra gli altri, per togliere agli altri la libertà e spingere tutti addietro. Ancora una volta, come già era avvenuto nel passato, il filibustiere, il nemico della libertà e dell’unità della nazione, raccolti attorno a sé tutti i vecchi gruppi reazionari e privilegiati, si serviva dell’intervento e dell’appoggio dello straniero per togliere il potere dalle mani del popolo, per minacciare le libertà conquistate, per far gravare su tutti la minaccia di una nuova oppressione, di una nuova schiavitù, di una nuova catastrofe. Così lo straniero è entrato ancora una volta da dominatore nella vita della nazione italiana, e sempre più precisa si fa la minaccia alla nostra indipendenza. Lo straniero oggi ha delle basi armate sul nostro paese, che gli sono state concesse dal nostro governo. […] Allo straniero, coloro che hanno tradito la unità del popolo che si era realizzata nella lotta liberatrice, hanno dato assicurazione che domani esso potrebbe servirsi dell’Italia come base per condurre nel proprio interesse una guerra d’oppressione. Questa, e non altra, è la sostanza del famoso Patto atlantico. […] Nulla ci può spingere a nuove criminali imprese di guerra, al servizio degli imperialisti americani, contro i popolo dell’Unione Sovietica, contro i paesi di democrazia popolare, contro i popoli coloniali che oggi aspirano a vivere indipendenti […].

“Avvicinare la gioventù di ogni parte politica”

La minaccia, dunque, è ormai chiara. Si vuole sostituire al regime democratico e repubblicano un nuovo regime totalitario, cioè la tirannide illegale, di dominio incontrastato delle vecchie caste privilegiate, raccolte attorno al partito clericale e al suo governo. Il totalitarismo clericale dovrebbe prendere il posto che fu tenuto ieri dal totalitarismo fascista. […] Il totalitarismo clericale, che divide e umilia il popolo come fecero i fascisti, ha come sua impronta specifica la menzogna, l’ipocrisia, la corruzione, l’abuso vergognoso di mezzi di pressione spirituale per coprire qualsiasi abuso, qualsiasi prepotenza.
[…] In fondo, ciò che essi vorrebbero è di compiere questo passaggio a un regime totalitario alla chetichella, senza che nessuno se ne accorga. Ma questo non è possibile, e non avverrà. Milioni e milioni di lavoratori, visto il pericolo, ancora una volta prenderanno nelle mani la grande bandiera della lotta per la libertà e si muoveranno. […] Il nemico lo sa, e già perdere la calma, correndo alla ricerca di alleati nel campo di coloro che vogliono la restaurazione della monarchia e persino del regime delle camice nere. Ma così la lotta si fa più chiara e nuove condizioni si creano perché di nuovo si cementi l’unità del popolo […].
È in queste condizioni, giovani, che voi oggi entrate nella vita politica. […] A voi il compito di stare tra i più fermi e nelle prime file nella lotta che ci attende. A voi il compito nobile di lavorare e combattere per salvare l’indipendenza, le sorti, il progresso della Patria.
[…] Non accontentatevi, però, del vostro accrescimento, della vostra forza. La causa della libertà e della salvezza della Patria è causa di tutti i giovani. Cercate tutta la gioventù, avvicinatela, parlatele, convincetela, stringete con essa rapporti di collaborazione. Non è vero che il giovane iscritto alle organizzazioni religiose sia perduto per la causa per cui il popolo combatte. In quelle organizzazione si cerca di ingannarlo, di abusare di lui, di staccarlo dalla grande unità di giovani lavoratori combattenti per il progresso e la pace. Ma i motivi e gli ideali del nostro lavoro sono tali che essi non possono non parlare al cuore e alla mente di tutta la gioventù.
Non è vero che sia perduto, per la causa per cui il popolo combatte, il giovane oggi aderente alle nuove organizzazioni fasciste o di tipo fascista
. Al contrario, spesso il giovane va in quella direzione perché le cose del passato non le conosce o gli sono state presentate in modo falso, e muovendosi verso quella direzione si illude di schierarsi per la grandezza della Patria o alle volte anche per il progresso sociale. Avvicinate questo giovane, discutete, comprendetevi a vicenda, conquistate sempre nuove conoscenze e volontà alla causa nostra.
Non vi è grandezza d’Italia nella perdita dell’indipendenza per servire un imperialismo straniero.
Non vi è avvenire per la Patria nella guerra a cui un imperialismo straniero ci vorrebbe trascinare come suoi servitori.

La salvezza è nella libertà, nell’indipendenza, nel progresso, ma non vi progresso se non nella pace e nel socialismo.
Questa è la nostra causa. Questa è la causa per cui chiamiamo al lavoro e alla lotta tutti i giovani d’Italia!».

Rottami a congresso
(Enrico Berlinguer, l’Unità, 26 luglio 1952)

[…] Il Congresso del MSI apre anzitutto una questione che interessa tutti gli italiani. Come è possibile che, a distanza di alcune settimane dall’approvazione di una legge dello Stato che sancisce il divieto di ricostituzione e di esistenza di ogni partito fascista comunque mascherato, non sia stato ancora sciolto, ma possa anzi riunirsi in pubblico Congresso un movimento che è stato definito fascista persino nell’illustrazione che il Ministro dell’Interno ha fatto del suo progetto di legge? Chi è responsabile di questo insulto agli italiani, di questa infrazione aperta alle leggi dello Stato? Solo degli ingenui incorreggibili potrebbero oggi esitare nella risposta. Responsabile è quello stesso governo che con la sua politica di vilipendio della Resistenza, di odio antipopolare e di divisione delle forze democratiche ha favorito negli anni scorsi il risorgere del movimento fascista: responsabile primo e complice, è quello stesso ministro Scelba che ogni tanto fa spargere la voce di essere rimasto un antifascista, ma per il quale la presentazione della legge contro il fascismo non è stata che una maschera ipocrita per coprire agli occhi del popolo gli intrighi reazionari del suo partito.
[…] A questo Congresso, la direzione del MSI arriva dopo uno sforzo intenso e travaglio, nel corso del quale, obbedendo alla spinta e alla sollecitazione delle forze più reazionarie dell’alta finanza, della proprietà terriera e del clero, è riuscita ad allineare il partito come reparto “onorevole” dello schieramento atlantico in Italia. Il MSI, trasformato dai suoi gerarchi in strumento ormai aperto della reazione e dello straniero, è divenuto finalmente “presentabile”. […] Alle posizione neutraliste, ai virulenti sfoghi antiamericani del passato, sono succedute le dichiarazioni a ripetizione di lealismo alla politica atlantica, gli osanna, le lettere aperte e le offerte di servigi fatte ai generali americani.
[…] Perché, dunque, il governo e il partito clericale dovrebbero pensare a dar fastidio a un movimento che si sta dimostrando così “ragionevole”? Non hanno forse gli esponenti del MSI dimostrato di saper persino utilizzare la legge Scelba per frenare e soffocare, dietro il pretesto del pericolo di uno scioglimento a cui il governo neppure pensa, ogni velleità di opposizione interna? E le stesse grida di opposizione fittizie al governo, che i capi del MSI continuano a lanciare di tanto in tanto, non servono anch’esse a mantenere legati allo schieramento generale anticomunista quei gruppi di malcontenti della politica governativa che, altrimenti, comprenderebbero che la sola opposizione nazionale e progressiva che esiste nel Paese è oggi quella che viene condotta dai partiti dei lavoratori?
In realtà col Congresso del MSI, molte illusioni dovrebbero cadere. […] Dovrebbero cadere le illusioni di quei democratici che han creduto alle dichiarazioni antifasciste dei capi democristiani […]. Dovrebbero al tempo stesso cadere le illusioni di coloro, soprattutto giovani, che han finora creduto in un MSI repubblicano, antiamericano, difensore dell’indipendenza nazionale e propugnatore di riforme sociali. Se, come avvenne per il passato, i capi fascisti continuano a utilizzare senza scrupoli retorica e demagogia, difficilmente può essere oggi nascosto il fatto che il MSI è sostenuto proprio da quelle forze monarchiche e privilegiate e dello straniero che i giovani pensano giustamente vadano combattute come le peggiori nemiche della patria.
E il momento è davvero venuto, per tutti coloro che sentono che i loro ideali sono stati in tal modo calpestati, di aprire gli occhi e di guardare coraggiosamente in faccia la realtà.
Noi non sappiamo in che misura potrà manifestarsi al Congresso del MSI una opposizione seria alla politica della sua direzione e certo la base missina non può dimenticare che molti degli esponenti della cosiddetta “sinistra” del MSI potrebbero capitolare come è già avvenuto a suo tempo per i vari “sinistri” Almirante e Mieville oggi diventati perfetti conformisti. Inutile sarebbe aspettarsi coerenza di idee fra coloro che sono stati gerarchi del fascismo.
Noi non neghiamo però che vi siano nel MSI gruppi di giovani che sinceramente credono che la grandezza della Patria possa essere costruita solo nella lotta contro ogni ingerenza e dominazione straniera e nel rinnovamento morale e sociale della Nazione: nel rifiuto, perciò di ogni compromesso con l’imperialismo americano e con le forze conservatrici del Paese.
Per essi, la strada della lotta per la realizzazione delle loro inspirazioni è ancora aperta e va imboccata a tempo se si vuole evitare che a una parte delle attuali giovani generazioni italiane il disinganno costi gli stessi dolori e le stesse umiliazioni che è costato alla precedente generazione il liberarsi dal fascismo.
È la strada del ripudio dell’anticomunismo, il quale acceca l’intelligenza e inevitabilmente porta, come dimostra l’esperienza di ieri e di oggi, a divenire strumenti di interessi inconfessabili di caste privilegiate e di imperialismi stranieri: è la strada del contatto con quelle forze lavoratrici del popolo e della gioventù che lottano per il progresso e per la indipendenza della Patria, del contatto con quella nuova realtà nazionale maturata nell’ultimo decennio, che è realtà fatta sì di miserie e di sofferenze, ma che è anche e innanzitutto illuminata dagli sforzi tenaci, dalle lotte eroiche e dalle speranza di un popolo che, come diceva domenica scorsa Togliatti a Torino, al grande raduno patriottico della gioventù piemontese, vuol essere una cosa sola con la sua patria.

Graziani e i giovani
(E. Berlinguer, l’Unità, 7 maggio 1953)

[…] Vi è un solo giovane che si lascerà ingannare […] dalle demagogiche affermazione dei gerarchi missini contro la politica dell’attuale governo e dalle istanze di rinnovamento sociale? Graziani strappa tutti i veli non lesinando elogi all’operato del governo clericale, alla sua politica di servilismo atlantico e di rovina economica.
Vi è un solo giovane che presterà orecchio alle dichiarazioni di fede antifascista, di ossequio agli ideali della Resistenza, di rispetto della Costituzione Repubblicana, da parte della Democrazia cristiana? Andreotti rompe gli indugi e senza alcun infingimento rende effettiva, operante l’alleanza coi vecchi relitti del tradimento fascista.
L’abbraccio di Graziani ed Andreotti sui Piani di Arcinazzo è la prova provata della collusione di quelle forze reazionarie, che tentano di preparare all’Italia un nuovo regime di reazione clerico-fascista.
I giovani che sentono viva l’aspirazione a una Patria libera e grande e credono di trovare – ingannati dalle menzogne dei capi – nel MSI il partito del riscatto nazionale e sociale
, hanno dai fatti di Arcinazzo materia per meditare. Stiano in guardia questi giovani: quegli stessi uomini che con la incoscienza degli incapaci e il cinismo dei traditori mandarono a morte tanti fratelli nostri e aprirono le porte allo straniero invasore, tramano nuovi piano di rovina per la Nazione. I dirigenti del MSI si rivelano oggi per quello che realmente sono: legati a filo doppio con le classi sfruttatrici, pronti a qualsiasi voltafaccia, unicamente preoccupati di trovare un padrone che consenta loro di accomodarsi alla greppia.

Le centinaia di migliaia di giovani comunisti, che vivono ogni giorno la dura lotta per il lavoro e per il pane, sono certi che anche quei giovani, i quali in piena buona fede credono alle parole dei caporioni del MSI, non si lasceranno più in lungo ingannare: la gioventù italiana può finalmente e davvero incontrarsi per una santa e nobile causa! La stessa santa e nobile causa del nostro Risorgimento: salvare l’Italia dal totalitarismo clericale, dai barattieri dell’onore e dell’indipendenza nazionale, dai traditori e servi dello straniero di ieri e di oggi!
Gli antifascisti, i giovani comunisti
, assertori dell’unità delle giovani generazioni per l’avvenire, la libertà e la pace, avvicinino oggi più che mai i giovani cattolici, socialdemocratici, repubblicani, liberali, per far comprendere a tutti che l’avvenire della Patria è con le forze del lavoro, col popolo, nella pace e nella libertà, nel benessere di tutti gli italiani.

L’Italia sarà sempre un paese misero e soggetto finché a dirigerla vi saranno uomini – si chiamino fascisti o clericali – che odiano il popolo, che mirano esclusivamente alla difesa degli interessi di ristretti gruppi di sfruttatori, che accettano le imposizioni degli imperialisti stranieri.
Votino i giovani italiani per i partiti che esprimono gli interessi reali della Nazione, le sue esigenze profonde di rinnovamento e di grandezza. Votino i giovani per i partiti che hanno la fiducia del popolo, dei lavoratori, che si battono senza risparmio di forze contro i nemici del progresso di ieri e di oggi – i clericali e i fascisti legarti ancora una volta a uno stesso patto di rovina nazionale – per aprire all’Italia un avvenire in cui sia possibile il pacifico sviluppo di tutte le migliori energie. Votino i giovani per il Partito comunista che, alla testa delle forze avanzate nazionali, è garanzia di affermazioni dei grandi ideali – cari al cuore di ogni giovane – della pace, del lavoro, dell’indipendenza e della felicità del nostro popolo in una Italia libera da ogni servitù.

*

Notiamo che il Togliatti acclamato dalla gioventù comunista quando nomina la Patria è lo stesso che durante il XVI Congresso del PCUS a Mosca nel 1930 pare abbia detto:

«È per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano».

È con la stessa credibilità che Berlinguer poteva rivolgere una “chiamata” ai giovani missini in nome dell’interesse comune: un’Italia indipendente e “libera dallo straniero”. Oggi può sembrare una proposta ingenua e senza senso, invece ai tempi qualcuno la prese sul serio.

Del resto, erano gli anni della rivendicazione di Trieste, un’occasione che anche il Partito Comunista seppe sfruttare, giocando sul revisionismo di Tito, già ai tempi in rotta con Stalin. In questo modo i comunisti riuscirono a schierarsi sia a favore della causa tricolore che dell’ortodossia sovietica. Tutta tattica, probabilmente: dietro agli appelli di Togliatti si intravede ancora la volontà di sdoganare il PCI più che di favorire una invasione sovietica. Inoltre, a ridosso degli inviti ai compagni-camerati covava il progetto di allontanare il MSI dalla DC allo scopo di assottigliare entrambi, per poi smembrare completamente il gruppo missino sia con legge Scelba che con la pressione sulle divisioni interne (la “sinistra” e la “destra” del Movimento Sociale erano entrambe anti-atlantiche, ghibelline e anti-clericali, quindi ideologicamente molto vicine, tanto che negli anni ’50 la corrente dei “Figli del Sole” veniva considerato di “sinistra” dalle informative della questura).

Rileggendo ora queste parole, senza più l’URSS alle spalle, si scopre una retorica decisamente più viva e autorevole di quella odierna. Con alcune sorprese, come la “profezia” di Togliatti (sempre espressa all’ombra di un Impero, ci teniamo a ricordarlo):

«Lo straniero oggi ha delle basi armate sul nostro paese, che gli sono state concesse dal nostro governo. […] Domani esso potrebbe servirsi dell’Italia come base per condurre nel proprio interesse una guerra d’oppressione. Questa, e non altra, è la sostanza del famoso Patto atlantico».

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