Va dato atto alla Wikipedia italiana di aver compiuto un gesto eroico, “oscurando” l’intero portale per due lunghissimi giorni contro la riforma liberticida del copyright che l’Unione Europea si apprestava ad approvare (per ora è soltanto rimandata).
La protesta degli studenti sui social network è stata piuttosto disarmante: il fatto che non sapessero nulla di quanto stesse accadendo sopra le loro teste potrebbe spiegare perché i giovani italiani sono tutti dei cazzoni di sinistra. D’altronde, anche il sottoscritto si è trovato in imbarazzo quando, tra amici, dovendo controllare alcuni risultati del campionato di calcio del 2001, è “impattato” più volte sugli avvisi di Wikipedia come una mosca che non riesce a uscire dalla finestra.
La verità è che ormai siamo tutti wiki-dipendenti e già il fatto di doversi scomodare a cercare un altro sito per reperire informazioni (altro che andare a ripescare “I Quindici” in cantina!) diventa una scocciatura infinita. Wikipedia ha in pratica monopolizzato i motori di ricerca, e non è escluso che migliaia di siti italiani abbiano avuto un picco di visite proprio nel breve frangente in cui l’enciclopedia internettiana è rimasta “oscurata”.
Qualcuno avrà peraltro notato che, mentre un fenomeno del genere di solito suscita accese proteste da parte dei “piccoli”, nei confronti di Wikipedia nessuno ha mai davvero alzato la voce. Il motivo a mio parere risiede nel fatto che la Free Encyclopedia è realmente free, cioè non commerciale e basata solo sulla “generosità” degli utenti. Qualche anno fa è stato calcolato che, qualora Wikipedia accettasse anche la più blanda delle sponsorizzazioni, potrebbe guadagnarci miliardi di dollari l’anno. L’eventualità manda letteralmente in bestia i sostenitori del “libero mercato”, che puntualmente attaccano il povero Jimmy Wales (arrivando anche a definirlo “accattone”) perché non si rassegna a sponsorizzare corsi di fitness, preferendo “tirare avanti” (ma non fa una brutta vita) con i contributi volontari e il soft marketing (si può chiamare così? Non so un cazzo di business, sono solo uno stupido goy).
Tale “testardaggine” spiega anche il motivo per cui internet sia invaso dalle “Wiki-tarocche”, enciclopedie interamente copia-incollate e infarcite di banner: la cosa per certi versi non sarebbe nemmeno illegittima, poiché l’unico obbligo imposto dalla licenza copyleft è che le pagine siano modificabili come nell’originale.
E allora parliamo finalmente di soldi: avete idea di quanta grana avrebbe potuto fare uno stronzo qualsiasi se avesse creato una Wikipedia parallela per quei due giorni in cui è stata “spenta”? Usiamo i parametri di questo blog, che non legge praticamente nessuno: per ogni post guadagno in automatico dai 4 ai 10 cent (sic), mentre ogni mille visualizzazioni un euro. Dunque, calcolando che Wikipedia ha circa 1.450.000 voci, solamente ripubblicandole avrei guadagnato (in automatico, ripeto) 58.000 euro (per rifarsi al parametro più basso). Se poi aggiungiamo una media di mezzo milione di visualizzazioni al giorno (arrotondata per difetto), che avrebbero fruttato circa 1000 euro, arriviamo quasi a sessantamila euro. In due giorni! Questo ovviamente nel migliore dei mondi possibili, non solo perché il sito avrebbe dovuto essere creato mesi prima per l’indicizzazione, ma anche perché nulla avrebbe garantito che tutti i visitatori sarebbero stati “dirottati” sulla nostra Wiki tarocca.
In ogni caso, togliendo questo e quello, secondo me un duemila euro li avremmo fatti… E non dimentichiamo che in alcuni Paesi Wikipedia è ancora oscurata (non per sua volontà, ma dalla censura di Stato). Le possibilità di business sono infinite: e allora datevi da fare! (Io mi chiamo fuori, ché come ho detto sono solo uno stupido goy e dunque devo sempre lavorare per 6.20 € netti all’ora).