Congo, un grande protagonista del Novecento

Quando si parla di arte contemporanea, uno dei nomi che stranamente viene sempre taciuto è quello di Congo (1954–1964), lo scimpanzé che ha firmato alcuni grandi capolavori del Novecento.

Il giovane artista venne scoperto a metà degli anni ’50 dal pittore surrealista Desmond Morris che, riconoscendo nella scimmia capacità superiori alle proprie, decise di fargli da mentore.

Dopo esser diventato protagonista assoluto dello show televisivo “Zootime” (presentato dallo stesso Desmond Morris dallo zoo di Londra), Congo ebbe la possibilità di organizzare la prima mostra ufficiale nel 1957, grazie al sostegno dell’Institute of Contemporary Arts.

Di fronte alle sue opere, Salvador Dalí affermò che “la mano di questo scimpanzé sembra quasi-umana, mentre quella di Jackson Pollock è totalmente animale”.

In un’asta del 2005, tre dei suoi capolavori sono stati acquistati per 26.000 dollari da un collezionista americano.

Come tutti i protagonisti di quella grande stagione (il già citato J. Pollock, Franz Kline, Rothko, Arshile Gorky) anche la carriera di Congo si interruppe tragicamente: non per incidente, non per alcolismo, non per suicidio, ma per tubercolosi (il che rende la sua morte per certi versi più “artistica” delle altre).

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