Ser feo penaliza a los hombres, no a las mujeres
(Cristina Sen, “La Vanguardia”, 15 luglio 2017)
La teoria del capitale erotico è stata elaborata, tra le polemiche, da Catherine Hakim. Le donne, sostiene la sociologa britannica, hanno un potenziale di attrattiva fisica, sessuale e sociale che devono coltivare e sfruttare per progredire nel mercato lavorativo e matrimoniale. Il concetto ha avuto tempo di maturare, ne è scaturito un dibattito e il sociologo Juan Ignacio Martínez-Pastor ha deciso di metterlo alla prova empiricamente. E dopo anni di lavoro i risultati sono sorprendenti: sono gli uomini brutti che hanno meno probabilità di trovare una compagna, mentre l’attrattiva fisica non influenza il successo delle donne nel “mercato matrimoniale”. La sua ricerca ribalta la teoria del capitale erotico e la proietta sugli uomini.
Lo studio è stato pubblicato nella Revista Española de Investigaciones Sociológicas (REIS) e in un’intervista a “La Vanguardia” l’autore ha affermato che i risultati inaspettati potrebbero essere indice di un cambiamento epocale: essi suggeriscono, afferma, che “il potere contrattuale delle donne è aumentato in modo tale che la dinamica secondo la quale una donna che voleva sposarsi doveva contare più sul suo aspetto che non un uomo, sta per essere ribaltata“. Un cambiamento fondamentale in termini di uguaglianza e libertà [Nota del traduttore: chiedo scusa ma l’onestà intellettuale impone di tradurre tutto, persino las tonterías].
Va notato, in primo luogo, che il divario tra gli uomini non si verifica tra coloro che sono molto attraenti e il resto, ma tra il non attraente e gli altri. Cioè, per trovare una compagna, è più importante non essere brutti che essere molto belli. Lo studio però va ben oltre questa conseguenza inaspettata della teoria del capitale erotico: i risultati indicano che i maschi meno attraenti non solo hanno basse probabilità di trovare una partner stabile, ma eventualmente non troveranno una compagna laureata o con un livello di istruzione superiore al loro.
Martínez Pastor, ovviamente, non ha inventato i dati di sana pianta. Ha utilizzato due importanti studi pionieristici del Centro de Investigaciones Sociológicas (CIS) condotti nel 2013 e 2014, nei quali agli intervistatori è stato chiesto di valutare l’attrattiva fisica degli intervistati. Il primo sondaggio è stato condotto con 5.094 intervistati, e sono state utilizzate le informazioni di 1.965 persone, poiché il campione è limitato a quelli tra i 30 e i 50 anni (implicando che essi siano le fasce d’età più inclini alle relazioni). Nel secondo, sono state analizzate le informazioni su 2.303 intervistati, per un campione di 4.268 interviste in totale.
Hakim ha definito il capitale erotico come la somma di diversi fattori: la bellezza appare come quello centrale, a cui si aggiungono l’attrazione sessuale (il corpo entra in gioco), i comportamenti sociali (la simpatia, la socievolezza), la vitalità, l’energia trasmesse e anche la sessualità espressa. Poiché questa totalità è difficile da misurare, lo studioso -che ha diretto il dipartimento di ricerca della CIS- si è concentrato sul primo aspetto e su quello che dà il titolo al suo studio. L’attrattiva fisica è importante nel mercato sessuale?
I risultati sono evidenti, dice il ricercatore, e possono rappresentare una scoperta rivoluzionaria. Infatti, e questo è ricordato nello studio, la stessa Hakim ha sottolineato che la sua teoria del capitale erotico potrebbe evolvere nei prossimi anni, con il consolidamento del ruolo delle donne nel mercato del lavoro e il progressivo decadimento dei modelli maschili tradizionali. Un quadro in cui, una volta ridotta la supremazia economica maschile, gli uomini dovranno iniziare a contribuire con il loro capitale “fisico” alla loro riproduzione. Hakim non esclude l’esistenza negli uomini della capacità di sfruttare il proprio capitale erotico -cita Barack Obama come esempio [eh lo so, ndt]- ma si concentra principalmente sulle donne.
L’estensione alla sfera maschile della pressione per l’estetica può accelerare il cambiamento. E non bisogna dimenticare che nella società di oggi, con una maggiore libertà sessuale, il capitale erotico potrebbe avere meno influenza sulle relazioni stabili.
I risultati delle indagini condotte dal CIS sono risolutivi. Lo studio sottolinea che l’essere poco attraente riduce le probabilità di accoppiamento degli uomini di 15-17 punti rispetto a quelli più attraenti, e di 10 punti rispetto a quelli normali.
Mentre questo lavoro misura l’impatto dell’attrazione fisica, va notato che nell’accoppiamento il fattore più importante resta il livello di studio. Cioè, gli individui di solito optano per compagni dello stesso livello di istruzione e c’è un divario di 60 punti nella possibilità che qualcuno con la licenza elementare si sposi con un/una laureato/a. Il fenomeno viene definito “omogamia educativa” e rappresenta il modello dominante nel XXI secolo, sebbene con alcune eccezioni. Il fatto che ora ci siano più donne che uomini laureati ha generato un aumento delle coppie in cui è la controparte femminile a detenere un livello di istruzione più alto.
Lo studio analizza anche la possibilità di sperimentare l’ipergamia educativa (una coppia con diversi livelli di istruzione) e i risultati sono interessati: la differenza di possibilità tra i “brutti” e i “belli” di sposare una donna con un livello di istruzione superiore è di 29 punti, mentre tra i brutti e chi è mediamente attraente è di 20.
I risultati sono sorprendenti anche perché nell’immaginario collettivo le donne e il loro successo sono legate a ben precisi canoni di bellezza. Per esempio, osserva Martínez Pastor, uno degli esempio è quello dei calciatori che sposano donne caratterizzate soprattutto dalla loro avvenenza. Ma non sono esempio indicativi.
Gli uomini dovranno prendersi maggior cura del loro capitale erotico? L’inchiesta suggerisce molte domande: per la prima volta un approccio disincantato all’influenza dell’aspetto fisico finisce per coinvolgere gli uomini e offrire alle donne in una auspicata “neutralità”.