Conte è il Duce e gli italiani sono prussiani

L’agenzia newyorchese Bloomberg paragona l’attuale premier italiano Giuseppe Conte al Duce: “all’apice della pandemia di coronavirus si è arrogato più potere di qualsiasi leader italiano dopo Benito Mussolini” (Conte’s Chameleon Act Gives Him Staying Power in Italian Crisis, 18 maggio 2020).

Persiste la tradizionale diffidenza dei commentatori americani per i bizantinismi della politica italiana: Conte è “un mistero”, un “professore senza pretese” che “dopo esser diventato un sopravvissuto politico, ha ottenuto più poteri di qualsiasi politico italiano dopo Benito Mussolini”.

“Il mistero si infittisce, se si pensa che Conte non ha una base e che ha fatto sempre il passo più lungo della gamba nei momenti chiave della crisi.

“Eppure il Primo Ministro, avendo promesso agli italiani un po’ di libertà per l’estate, è ora il politico più popolare nel paese e può usufruire di poteri emergenziali sui quali il Parlamento non ha potuto nemmeno votare”.

Lo sconcerto si allarga alle qualità camaleontica del cosiddetto “avvocato del popolo”, passato da una coalizione euroscettica a essere uomo di fiducia dell’Ue, “uno con cui l’Europa ha capito di poter trattare”.

Nel frattempo, nel resto d’Europa, le cose vanno diversamente: in Germania, migliaia di tedeschi manifestano da settimane contro le restrizioni.

In Austria, il ministro della cultura in carica da pochi mesi, Ulrike Lunacek, in quota verde, si è dovuta dimettere per le pressioni provenienti dal settore delle arti, bacino elettorale degli ambientalisti, in rivolta contro la quarantena di massa.

Nel Regno Unito, gli inglesi considerano il lockdown una violazione ingiustificata dei loro diritti e organizzano un oceanico radunando a Hyde Park, dando molto da fare alle forze dell’ordine (che hanno portato via perfino il fratello di Jeremy Corbyn, Piers.

 

In Polonia, la destra non governativa organizza proteste di piazza e invoca la sospensione dei fondi all’OMS su modello di Trump.

E in Italia, invece?

Gli italiani, scrive la FAZ, “disciplinati come prussiani”, hanno rispettato scrupolosamente “il blocco più lungo e severo in tutta Europa”:

“La polizia ha controllato più di 15 milioni di persone da quando il coprifuoco nazionale è stato imposto il 9 marzo, e solo il 2% ha violato il divieto di uscire. Con le pesanti multe per le violazioni, lo Stato ha totalizzato 150 milioni di euro. I media affermano che gli italiani ‘sono disciplinati come la Prussia’ per le restrizioni imposte dai loro decreti di emergenza sulle loro libertà civili”.

“Anche i temuti scontri della fame, in particolare nel Sud del paese, non sono avvenuti, anche perché il governo si è impegnato a dare aiuti immediati al crescente esercito di disoccupati che rimarranno incastrati nella fiorente burocrazia. Gli italiani accettano stoicamente anche gli ordini più invadenti di un premier che governa senza alcun controllo parlamentare”.

A questo ha portato la martellante retorica sul lassismo e l’indisciplinatezza degli italiani: il paternalismo politico, sostenuto da “intellettuali di corte” accuratamente selezionati, ora è penetrato nel profondo e ha fatto il salto di qualità, passando all’ambito biopolitico (nel quale il cortigiano diventa il virologo). Le geremiadi infinite sull’evasore sembrano roba di secoli fa: ora si torna direttamente al secentesco untore. Per parafrasare il Marchese de Sade, Italiani, ancora uno sforzo se volete essere Prussiani.

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