Cosa ha detto effettivamente Putin sugli “ebrei senza Dio” (e qual è il suo rapporto con gli ebrei “osservanti”)

Nel suo ultimo incontro con la stampa di fine anno, Putin a una domanda della giornalista Alexandra Suvorova riguardante le misure punitive assunte da alcune nazioni contro la Chiesa ortodossa russa in seguito all’invasione dell’Ucraina del 2022, ha evocato quelli che la stampa internazionale definisce “stereotipi antisemiti”. Per evitare di cadere in queste trappole, partirei da una traduzione per quanto possibile fedele delle parole effettivamente pronunciate dallo “Zar”:

«Ciò che sta accadendo alla Chiesa ortodossa russa in Ucraina è una situazione incredibile. Si tratta di una violazione palese, sfacciata, dei diritti umani, dei diritti dei fedeli. La Chiesa viene fatta a pezzi davanti agli occhi de mondo intero. È come un’esecuzione davanti a un plotone, il mondo finge di non accorgersene.

Penso che questa persecuzione tornerà indietro ai suoi mandanti. Lei ha detto che stanno distruggendo la Chiesa, ed è proprio quello che sta accadendo. Capisce il problema? Queste persone non sono nemmeno degli atei. Ci sono atei che credono nell’idea che Dio non esista, ma questa è la loro fede, il loro credo

Questi individui però non sono atei, sono persone “senza Dio” [люди безбожники]. Sono di etnia ebraica, ma chi li ha mai visti in sinagoga? Secondo me nessuno li ha visti in una sinagoga. Non sembrano nemmeno dei cristiani ortodossi, dal momento che non frequentano le chiese. E certamente non sono seguaci dell’Islam, poiché è improbabile che si facciano vedere in una moschea.

Questi sono individui senza famiglia, senza un’appartenenza etnica [il termine utilizzato è племя, traducibile anche come “tribù”]. Non gli importa niente di niente, in specie di ciò che è caro a noi e alla stragrande maggioranza del popolo ucraino. Alla fine, un giorno scapperanno e piuttosto che andare in una chiesa li ritroveremo in spiaggia. Ma questa è una loro scelta.

Penso che un giorno la gente in Ucraina, e la stragrande maggioranza degli ucraini è ancora legata all’Ortodossia, si ricorderà di questo e valuterà le proprie azioni di conseguenza».

Non voglio perdermi in interpretazioni cavillose della risposta, soprattutto perché non mi va di passare per “putinista”, ma il Presidente russo fa questi discorsi sin dal momento in cui è giunto al potere per una sua particolare concezione della politica religiosa della Russia, che noi occidentali potremmo definire “giuseppinismo”.

A fronte infatti di una grande attenzione verso l’ebraismo, che gli ha garantito elogi costanti da parte delle comunità russe, nonché a un rapporto particolare proprio con i Chabad Lubavitch e col rabbino Berel Lazar, descritto dalla stampa mainstream come il tramite con gli ebrei newyorchesi che attorniano Donald Trump (ma questo non è antisemitismo), Putin ha sviluppato un’avversione per tutte le espressioni di fede che si allontanano dai culti tradizionali della Russia.

Gli “ebrei senza Dio” che descrive sono il corrispettivo dei Testimoni di Geova in ambito cristiano o dei salafiti caucasici per quanto concerne l’Islam (riguardo alle altre religioni, invece, ci si può riferire a tutte le sette animiste o buddiste che sobillano le etnie dell’estremo oriente russo, tradizionalmente lealiste nei confronti di Mosca). E ovviamente un riferimento nemmeno troppo criptico è al signor Zelenskyj.

Il suo rapporto con l’ebraismo “istituzionale” è per certi versi così marcato da aver fatto nascere più di un sospetto sulle origini etniche almeno della madre, dal momento che comunque Putin racconta sempre di aver avuto come secondo padre Anatolij Rakhlin, un ebreo “osservante” (non è noto se fosse effettivamente un haredi) che fu suo maestro di judo in adolescenza.

In risposta a quegli osservatori che parlano di un revival dell’antisemitismo staliniano, si può infine notare pacificamente come il buon Vladimir abbia utilizzato una simile retorica anche nei confronti di quegli ebrei “senza Dio” che si intestarono le persecuzioni anti-cristiane in Unione Sovietica.

Poi tutto fa brodo, e queste dichiarazioni inevitabilmente vanno a concorrere al mosaico demonizzatore da anni tassellato dalle agenzie occidentali, ma è un dato di fatto che Putin nutra profondi sentimenti filosemiti rispetto a qualsiasi altro russo che nell’ultimo secolo abbia assunto la sua stessa posizione, prima o dopo il bolscevismo o la nascita di Israele.

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