Cos’ha detto il “supertestimone” de Le Iene sul caso di Garlasco?

Alberto Stasi ha appena ottenuto la semilibertà (cioè la possibilità di uscire dal carcere durante il giorno per lavorare e partecipare ad “attività di reinserimento sociale”, con obbligo di rientro la sera) ​nonostante la Procura Generale avesse espresso parere contrario, con la motivazione che il soggetto avrebbe partecipato a un’intervista trasmessa il 30 marzo 2025 dalla trasmissione “Le Iene” senza una specifica autorizzazione.

I giudici hanno però respinto l’obiezione, rilevando che il provvedimento concessivo del beneficio non imponesse al detenuto alcun divieto di avere rapporti con i giornalisti, e valutando inoltre il tenore sobrio dell’intervista.

Specularmente, il genetista forense Emiliano Giardina è stato altresì oggetto di una richiesta di ricusazione da parte della Procura di Pavia nel contesto delle nuove indagini sul delitto di Garlasco, proprio a causa di un’intervista rilasciata nel 2017 sempre a “Le Iene”, nella quale lo studioso esprimeva dubbi sulla possibilità di identificare un individuo tramite un cromosoma Y, riconducibile invece a una “famiglia” intera (anche di centinaia di persone), anzi addirittura affermando che non fosse nemmeno identificabile un DNA “esteso” per la commistione di tracce differenti (paragonate dal genetista, per farsi capire, a “vernici”). Aveva tuttavia anche escluso che un DNA potesse ritrovarsi per contatto da una tastiera (evidente il riferimento alle “contaminazioni” delle unghie di Chiara Poggi con le tracce lasciate nella sua casa da Andrea Sempio).

Ora, come è noto a chi segue il caso, quasi un mese fa (16 marzo 2025) “Le Iene”, per mezzo del loro inviato Alessandro De Giuseppe, avevano scovato un “supertestimone” che avrebbe rivelato retroscena sconvolgenti sul delitto di Garlasco. Siccome tuttavia la Procura ha chiesto il massimo riserbo, la trasmissione televisiva, nonostante all’apparenza sia incentrata sulla “spettacolarizzazione” perpetua, finora non ha lasciato trapelare nulla.

Questo atteggiamento rende obiettivamente onore alla redazione del programma Mediaset, che sta esprimendo una deontologia completamente sconosciuta all’intero panorama giornalistico italiano. In particolare il buon De Giuseppe, nonostante sia intervenuto anche in contesti “informali”, come i canali YouTube Frontedelblog e DarkSide di Gianluca Zanella, non si è mai lasciato sfuggire nulla riguardo a questa “confidenza pesantissima”.

De Giuseppe è riuscito a entrare in contatto con questo supertestimone attraverso il “racconto di un’altra persona” (il cui nome è forse già presente tra le cosiddette “sommarie informazioni testimoniali”?). Il misterioso “signore” avrebbe avuto timore di rivelare dettagli inediti sull’omicidio di Chiara Poggi per 18 anni perché si sarebbero sentito minacciato nella sua incolumità personale (sebbene non sia stata ancora specificata l’esatta natura di tali pressioni). In base alle domande di De Giuseppe, il supertestimone sembrerebbe essere al corrente anche della testimonianza dell’operaio che avrebbe visto la mattina dell’omicidio una cugina della vittima (S.C.) uscire in bicicletta dalla strada della villetta con un alare da camino in mano.

Dopo essersi infervorato con l’inviato, il supertestimone ha successivamente ricontattato la “Iena” De Giuseppe e i due si sono incontrati la sera in un bar (tutti i contatti sono comunque stati registrati). In quella chiacchierata, il supertestimone si è professato “cristiano credente e praticante” e ha dichiarato di aver voluto parlare perché “Chiara Poggi ha subito una cosa che non doveva subire”, aggiungendo che “non mi interessa di Stasi e tutti gli altri” e ribadendo il concetto alla fine (“degli altri non me ne frega niente”), specificando che egli avrebbe già provato a comunicare ciò che sapeva un mese dopo gli eventi, ma di non averlo fatto per essersi trovato di fronte a un muro di gomma (“Non c’è stata la volontà di ascoltarmi”). Qui si può trovare il servizio completo.

Nell’intervista a Zanella successiva al servizio de “Le Iene”, De Giuseppe non si è sbottonato, ma ha alluso al fatto che a Garlasco ci sarebbe stata una paura diffusa verso “qualcuno” che ha esercitato un potere per proteggere “qualcun altro”. Riferendosi al supertestimone, la “Iena” ha affermato di non poter dire nulla su di esso nemmeno “sotto tortura”, ma ha tenuto a precisare che per lui la sua testimonianza sarebbe credibile, tanto da “scommetterci tutti i suoi soldi”.

De Giuseppe ha poi confermato che è stato lui una delle prime persone “estranee” con cui questo supertestimone si sarebbe mai confessato. All’epoca dei fatti, il signore aveva parlato con qualcun altro (non si sa chi), ma era stato “redarguito” e e avrebbe avuto paura di “essere a sua volta coinvolto in una cosa così pericolosa”, decidendo dunque di mantenere il silenzio per anni.

Il giornalista de Le Iene poi racconta di aver guadagnato la fiducia del supertestimone attraverso un gesto personale che non riguarda le indagini (aver detto una preghiera…?). Questa fiducia ha portato il testimone a raccontargli qualcosa che lo ha “fatto piangere per l’emozione”.

Vediamo di mettere in fila gli sparuti elementi disponibili: prima di tutto, nonostante il supertestimone manifesti un certo disprezzo -al momento incomprensibile- nei confronti di Alberto Stasi, l’inviato de “Le Iene” continua a considerarlo più che innocente, dunque si escluderebbe che colui che è attualmente considerato l’unico colpevole dell’omicidio abbia avuto un qualche coinvolgimento nella vicenda.

Di certo colpisce l’indifferenza di questo signore verso una persona che avrebbe passato i suoi anni migliori in galera da innocente, ma forse il soggetto è forse solo un po’ burbero e voleva semplicemente calcare la mano sulla propria afflizione per il destino di Chiara Poggi, che avrebbe “subito una cosa che non avrebbe dovuto subire”.

Chi è costui? Egli non sembra sentirsi parte del paesino in cui vive, dato che ci tiene a non passare per “un povero scemo di Garlasco”. L’accento pare emiliano, anche se in alcuni passaggi ricorda una cadenza piuttosto diffusa nel pavese. Il fatto di ripetere frasi come “Mi è stato ordinato di non dire niente” e “So che non devo dire delle cose” esprime un timore piuttosto concreto.

Il supertestimone sembra suggerire indirettamente un’accusa verso una persona del contesto vicino alla vittima coperta da un’altra persona che deterrebbe un qualche tipo di potere (istituzionale? familiare? sociale?). Potrebbe trattarsi di qualcuno non ancora mai ufficialmente sospettato.

Inoltre, il supertestimone parla dell’omicidio quasi come se l’assassino avesse impiegato una particolare crudeltà nel perpetrarlo. Il colpevole di cui parla è comunque protetto o temuto. Il testimone suggerisce un doppio livello: chi ha agito, e chi lo ha coperto. Questo “qualcuno” potrebbe essere nel mondo istituzionale (Procura? Comune?), oppure un’autorità di qualche tipo.

A questo punto, visto che “Le Iene” -anche senza volerlo- sono già intervenute pesantemente nell’evoluzione del caso, potrebbero benissimo decidersi a rivelare qualcosa di più, soprattutto in base al principio che come fai, sbagli.

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4 thoughts on “Cos’ha detto il “supertestimone” de Le Iene sul caso di Garlasco?

  1. Sospettiamo che il testimone non abbia detto niente di particolarmente nuovo. Ipotizziamo che sia soltanto uno al quale questo Muschitta, quello che dice di aver visto la bionda in bicicletta, abbia raccontato all’epoca lo stesso fatto. Dubitiamo molto della correttezza delle Iene: probabilmente si sono resi conto che lasciare la cosa così in sospeso suscita più interesse che rivelare un fatto in gran parte già noto, visto che dalla intercettazioni si capiva benissimo che questo Muschitta era davvero convinto di quel che aveva detto. Tra parentesi, nel discutere con un amico la Fondazione ritiene di aver risolto il caso. Abbiamo messo insieme alcuni brandelli di informazioni pubblicamente disponibili e concluso che non è stato Stasi e nemmeno quest’altro che è stato tirato in ballo ora, ma una persona che non è stata mai indagata e che oggi con tutta probabilità è morta. Per avere davvero la certezza dovremmo vedere alcuni documenti che non sono pubblici, ma probabilmente questo non accadrà mai.

    1. Mi interessa molto quello che stai dicendo. Nemmeno consultando il fascicolo riusciresti a giungere a una qualche conclusione?
      Io penso che questo supertestimone, da come parla, abbia aggiunto qualche elemento in più, ma potrebbe essere come sostieni, cioè che stia confermando la testimonianza del Muschitta (anche se a questo punto sarebbe inutile tenerla in sospeso, visto che con le dinamiche di oggi lo scoop verrebbe immediatamente riportato da qualcun altro, anche da un semplice youtuber).
      Potresti suggerirmi qualcosa di più? Se dici che questa persona mai indagata “con tutta probabilità è morta” vuol dire che non hai identificato esattamente un individuo con nome e cognome, ma solo un “profilo”, diciamo così. Il che sarebbe comunque utile.
      Per caso hai letto Il Garbuglio di Garlasco? Potresti trovare degli spunti…

      1. Sospettiamo una persona specifica, i suoi dati sono sicuramente nel fascicolo dell’indagine. Sarebbe lungo spiegare la nostra ipotesi e, comunque, non avendo possibilità di verificarla fino in fondo sarebbe anche ingiusto. Tuttavia, scriveremo un enigma: c’è un legame tra il nostro sospettato e Giesucristo.

        1. Stai forse facendo riferimento agli ambienti del Santuario della Madonna della Bozzola (non penso invece alla Cattolica di Milano…)?

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