La maggior parte dei contagi da covid sono “asintomatici”. Già da marzo 2020 studi condotti in Italia suggerivano che il 50-75% dei testati positivi non presentava sintomi. Un altro studio del Regno Unito dell’agosto 2020 ha rilevato che fino all’86% dei “malati di covid” non ha manifestato alcun sintomo virale. È perciò letteralmente impossibile distinguere tra un “caso asintomatico” e un falso positivo.
Ad ogni modo, esistono pochissime prove a sostegno del presunto pericolo di “trasmissione asintomatica”. Nel giugno 2020 Maria Van Kerkhove, capo dell’unità Malattie emergenti e zoonosi dell’OMS, ha dichiarato che “dai dati in nostro possesso è raro che una persona asintomatica possa effettivamente trasmettere la malattia a un altro individuo”.
Uno studio pubblicato dal Journal of the American Medical Association nel dicembre 2020 ha rilevato che i portatori asintomatici hanno una probabilità inferiore all’1% di infettare le persone all’interno delle proprie famiglie.
Un altro studio del 2009, condotto sull’influenza, concludeva che
“prove limitate conferiscono importanza alla trasmissione asintomatica. Il ruolo degli individui infetti da influenza asintomatici o presintomatici nella trasmissione della malattia potrebbe essere sopravvalutato“.
Considerando anche l’inaffidabilità dei test, è possibile che molti “asintomatici” siano falsi positivi.
Una cosa che mi ha incuriosito da subito è che nel decalogo diffuso ovunque si affermava: 10. “Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus”. Sicuramente c’erano decine di studi in tal senso dedicati a cani, gatti, criceti, tartarughe, pappagalli, canarini eccetera fin dal marzo 2020, mentre si accusavano pangolini e pipistrelli di aver originato il contagio. Poi si sono abbattuti i visoni in Danimarca perché positivi.