Dal comunicato ufficiale della Comunità Religiosa Islamica di Crimea (Духовное Управление Мусульман Крыма)…
Il 6 maggio 2016 in una moschea del distretto di Sinferopoli, i funzionari di sicurezza della Crimea hanno fatto irruzione dopo la preghiera del venerdì per sequestrare i documenti dei fedeli.
Dopo aver ricevuto informazioni su ciò che stava accadendo nella moschea, il capo spirituale dei musulmani di Crimea e la stessa città di Sebastopoli hanno fatto appello alle forze dell’ordine di chiarire l’accaduto nella moschea del villaggio di Molodizhne. Le autorità hanno risposto al Muftì che “il raid pianificato del Servizio federale per le migrazioni è stato eseguito nell’ambito della verifica della conformità alla legislazione sulla migrazione della Federazione Russa”.
I musulmani locali hanno riferito al Muftì che le forze dell’ordine hanno richiesto i documenti di identità ai fedeli mussulmani e quelli che ne erano sprovvisti sono stati condotti al dipartimento di polizia distrettuale di Simferopoli e in seguito rilasciati dopo la procedura di identificazione.
I fedeli non hanno riferito alla Comunità Religiosa Islamica di Crimea di eventuali violazioni dei loro diritti e di un trattamento illegittimo nei loro confronti da parte delle forze dell’ordine. Tuttavia, il fatto che i funzionari della sicurezza abbiano scelto il momento della preghiera per intervenire ha colpito e spaventato i credenti.
“Facciamo appello alle autorità affinché le incursioni non violino i diritti civili e non abbiano un effetto negativo sui frequentatori. Facciamo appello anche ai compatrioti di rispettarci. Due anni fa i tatari di Crimea si sono uniti alla comunità musulmana della Federazione Russa, il che significa che le moschee possono essere visitate da persone lontane dall’Islam. Ciò deve ovviamente esser fatto in buona fede. Pertanto, noi musulmani di Crimea dobbiamo essere spiritualmente uniti e preservare la pace nella nostra terra”