Da gretini a covidioti: perché il passaporto vaccinale deve essere “verde”?

Il governo italiano sta attualmente discutendo di un passaporto vaccinale per spostarsi da una regione all’altra, definendolo stranamente green pass: formula sospetta sia per l’uso dell’ennesimo anglismo che per il significato in sé. “Verde” in che senzo? Il timore è che, una volta esauritasi l’ipocondria di massa da essi indotta, i politici occidentali vogliano mantenere le misure di contenimento utilizzando l’ecologismo come nuova arma di terrorismo psicologico, come del resto fanno da decenni a questa parte.

Insomma, la colpa è sempre di Greta Thunberg. Il covid ha infatti realizzato tutti i desideri di questa ragazzina svedese: riduzione drastica degli spostamenti, deindustrializzazione, descrescita e frugalità anche in forma di carestia. E non a caso essa è stata anche accreditata dalla CNN come “esperta di pandemie”: una scelta ridicolizzata dagli spettatori ma difesa dall’importante rete americana, che considera Greta “la voce dei giovani che erediteranno un pianeta condannato a pandemie e disastri climatici”. Anche l’OMS, dopo una donazione di 100mila euro da parte della sua fondazione, ha deciso di “arruolare” la piccola ambientalista invitandola come ospite a uno dei suoi briefing.

Come se non bastasse, il parlamentare socialdemocratico tedesco Karl Lauterbach, docente di epidemiologia all’Università di Colonia, nel dicembre scorso ha affermato sulla Welt che le società occidentali dovrebbero sacrificare le proprie “libertà personali” per combattere il cambiamento climatico, sul modello della lotta anti-pandemia, ammonendo che comunque “non ci sarà mai un vaccino contro l’anidride carbonica” [Eine Impfung gegen CO2 wird es allerdings niemals geben].

Forte della nuova qualifica di virologa ed “esperta”, Greta ha colto l’occasione per non tacere nemmeno un istante durante la crisi pandemica: ultimamente è scesa in campo contro il “nazionalismo vaccinale”, esortando i governi (persino quello di Israele?) a combattere anche questo tipo di “disuguaglianza”.

Il mondo della pandemia è fondamentalmente il mondo di Greta: il suo culto prevede che “l’unica cosa che resterà di noi saranno quei gas serra che più o meno consapevolmente abbiamo immesso nell’atmosfera”, dal che si deduce che l’obiettivo dell’esistenza degli uomini dovrebbe essere solo e soltanto quello di ridurre la propria “impronta ecologica”. Non so se i gretini che hanno piazzato il suo santino per ogniddove e sono andati a manifestare contribuendo a immettere gas serra nell’atmosfera, sanno che nel magico universo di Greta non si potrà più viaggiare.

Ormai da anni la ragazzina contribuisce a diffondere nel suo paese la cosiddetta flygskam, cioè la vergogna di prendere l’aereo, che secondo le compagnie aeree nazionali aveva già contribuito, prima di qualsiasi pandemia, a far crollare il numero di viaggiatori svedesi (-23% nel 2019). A nulla peraltro è servito il maquillage green della Scandinavia Airlines, che in risposta a una crisi indotta dal panico morale aveva sostituito la sua flotta aerea, dotandola persino di sedili più leggeri per ridurre il peso dei velivoli.

Ovviamente possiamo continuare a credere che sia casuale la scelta di definire “verde” un pass vaccinale. Ma al momento pare che l’agenda di Greta, cioè di chi la sostiene senza tema di ridicolo (i potenti della terra che si inginocchiano alla ragazzina coraggiosa: persino le favole per bambini sono molto più complesse e strutturate), proceda di pari passi con quella anti-covid.

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