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Daria Dugina: finalmente si possono far saltare in aria i giornalisti per le loro opinioni?

Sull’attentato alla figlia di alla figlia di Aleksandr Dugin, Daria (mi piace usare questa traslitterazione finalmente italianizzata all’estremo – persino il padre, io lo chiamerei “Alessandro”), l’unica certezza è che i giornalisti occidentali hanno “finalmente” sdoganato la liceità dell’assassinio di un giornalista per le proprie opinioni politiche.

Bisogna infatti ricordare che Daria Dugina era sostanzialmente questo: un’intellettuale, una professoressa, un’opinionista, una giornalista. Non ha mai partecipato ad azioni di guerra e non ha mai avuto posizioni di potere nell’entourage di Putin (o in qualsiasi altro “entourage”). Tuttavia, per ragioni di propaganda, viene presentata come la “Rasputina” del Nuovo Zar, con le stesse tecniche con cui viene ingigantita l’importanza del padre in patria.

Si dovrebbe aprire un lungo capitolo sulla distorsione della figura di Aleksandr Dugin ad opera dei media mainstream, ma in realtà penso che i lettori non siano così ingenui da credere alle favole che gli raccontano Repubblica, la Stampa, Libero o il Corriere, anche se il fogliaccio di Via Solferino in tempi non sospetti (2015) aveva pubblicato un’analisi intelligente sul filosofo da parte di Eugenio Di Rienzo (Perché Aleksandr Dugin non è “l’ideologo di Putin”, 30 giugno 2015), nella quale lo storico italiano stigmatizzava “la superficialità e la tendenziosità” dell’informazione internazionale: «Nel mondo occidentale, la leggenda di Dugin “cervello di Putin” è divenuta moneta corrente, per tendenziosità russofoba o per semplice ignoranza di politici e di addetti del mondo dell’informazione» [*].

Del resto, è ormai palese che i nostri “padroni della voce” dovrebbero far pace col proprio cervello e cercare di non cadere in contraddizione nella stessa riga: come quando scrivono che gli eroi ucraini sono arrivati a pochi chilometri a Mosca (perché per loro far saltare in aria una giornalista con 400 grammi di tritolo è un atto di guerra e non di terrorismo) e subito dopo che è quasi scontato che sia stato un autoattentato da parte dei servizi segreti russi per avere un casus belli (con argomenti che persino il più invasato dei complottisti undici-settembrini si vergognerebbe anche solo di formulare mentalmente).

È imbarazzante dover commentare questa roba. Limitiamoci a una delle menzogne più vili: aver rilanciato una falsa citazione di Daria Dugina in cui essa avrebbe affermato che “gli ucraini sono dei subumani”. Questa bugia è stata messa in circolo da persone che parlano perfettamente russo (perciò consapevoli della manipolazione che stavano perpetrando) e poi rilanciata dalla stampa internazionale. Ma la figlia di Aleksandr non l’ha mai detto. Il passaggio “incriminato” è l’intervento della Dugina in un talk show trasmesso dal canale Rossija 1. Riportiamo di seguito cosa dice esattamente la giovane commentatrice.

«È importante capire che Azovstal e i nazisti che stavano lì sono morti. E quello che sta succedendo ora è che i russi stanno cercando di salvare i civili dalla morte.
La russofobia in Ucraina non è stata creata nel corso degli ultimi otto anni: è stata creata dall’inizio del XX secolo.
Ora la battaglia non è solo una battaglia di armi contro armi. è una battaglia di idee, una battaglia di due civiltà, una battaglia di due visioni del mondo.
Qui però bisogna trovare un compromesso. Abbiamo iniziato questa operazione con molta delicatezza e attenzione, ma forse a volte è necessario essere più tenaci e meno indulgenti. È necessario creare fri tribunali: il tribunale Mariupol, il tribunale di Donetsk – in ogni città dovrebbe esserci un tribunale, come l’Aia, che indagherà sui crimini di questi non umani [этих нелюдей]. Perché [chi compie questi atti] non è più un essere umano [А это уже не люди].
I russi stanno cercando di salvare questi civili dalla morte E che cos’è la morte? Se ricordiamo un poeta classico come Novalis, per esempio, egli sosteneva che la morte è la perdita della Sobornost [concezione tradizionale del pensiero russo traducibile con “comunità” ma che indica una unione superiore di cultura e fede]. In Ucraina, questa sobornost, l’unità del popolo è andata perduta, e sono apparsi gruppi sostenitori di un’ideologia aggressiva e di una russofobia assoluta… Ora questa è una battaglia di idee, una battaglia tra due civiltà, visioni del mondo».

Visto che ormai gli italiani non capiscono più l’italiano (figuriamoci il russo), cerchiamo di sintetizzare all’estremo: Daria Dugina non ha affermato che gli ucraini sono subumani, non ha invocato un genocidio di quel popolo, ma ha detto che coloro i quali compiono crimini di guerra non sono più considerabili esseri umani perché nessun essere umano potrebbe commettere atti così atroci e che comunque andrebbero giudicati da dei tribunali (e non uccisi indiscriminatamente).

Dunque, la Dugina ha espresso una opinione in veste di opinionista, eppure per trattarla alla stregua di una criminale di guerra i giornalisti inventano dichiarazioni false (peraltro se si fosse limitata a esprimere anche concetti estremi, avrebbe meritato questo, persino in tempo di guerra?). Ma politici e scribacchini sono talmente eccitati da non riuscire nemmeno a fermarsi un istante a pensare (ed eventualmente tacere). E anche le parole di Papa Francesco in ricordo di Daria Dugina («Penso ad una povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra») gli fanno venire la bava alla bocca. A questo punto, ognuno tragga le conseguenze che vuole…

 

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