Qualche lettore di lunga data si lamenta del fatto che stia ripubblicando articoli vecchi perché probabilmente tale pratica (assolutamente sensata, e di seguito spiegherò il perché) ai suoi occhi rappresenterebbe una sorta di “tradimento” dei fedelissimi a favore dei niubbi o nabbi.
In primo luogo, non è che mi sono messo a rispostare commenti sulle ultime elezioni americane sostituendo le date (2024 al posto del 2016), né ho calibrato il blog sulla velocità di Internet Explorer (non ho nemmeno più parlato di covis o di Imane Khelif!).
Semplicemente, se vedo che posso integrare un argomento con nuovi aggiornamenti, piuttosto che linkare un pezzo vecchio mi metto a riscriverlo. Questa scelta dipende soprattutto dai cambiamenti eccezionali nella “fruibilità”, come si dice, dei contenuti online occorsi negli ultimi anni: da una parte, il periodo dei lockdown ha lasciato, fra le tante “eredità”, anche la tendenza ormai inarrestabile all’accesso dei contenuti “tradizionali” non più tramite PC ma con smartphone o -al limite- tablet.
Non so se il fenomeno rispecchi anche un’obiettiva evoluzione tecnologia (specie in campo boomer), ma per uno come me, che ha sempre scritto per persone (grasse pigre vecchie ecc) che la sera si mettevano davanti a uno schermo gigante e spulciavano per ore, è un cambiamento epocale.
A questo va poi aggiunto la sempre più marcata mentalità da social (stavo per scrivere “la socializzazione”!) nell’approcciare contenuti esterni a Facebook, Twitter o Telegram (non so cosa sia Instragram, se non una versione democristiana di OnlyFans) che obbliga il lettore medio a privilegiare il modello della timeline, a quanto pare ormai inesorabilmente impresso nei circuiti neuronali.
Dunque sono costretto a gestire il blog come se fosse un profilo social. Potrei tornare nel magico mondo di X, ma ho il dente avvelenato dalla censura: nulla mi garantisce che migliaia di meme non possano ancora venire cancellati solo per lo sghiribizzo di un algoritmo. Del resto, io non credo alla libertà di parola, se non nella misura in cui io sono il Kim Jong-Un di turno e posso dire quel che mi pare senza contradditorio (ecco il segreto per gestire un blog vincente).
La questione “economica”, poi, non è da sottovalutare, nel senso che l’unico modo di ingannare quei paraculi di Adsense (la piattaforma pubblicitaria di Google) è postare come se non ci fosse un domani e impedire loro di “demonetizzare” un mio pezzo prima che raggiunga una soglia critica di visite la qualemi consentirebbe almeno di fare 2 euro (2!) a post.
Del resto, chi ha il coraggio di lamentarsi è inutile che faccia lo splendido, perché se non ripubblicassi roba vecchia ma assolutamente attuale di certo lui non andrebbe né a rileggersela né tanto meno si degnerebbe di linkarla su qualche suo profiletto.
Poi, vabbè, posso pure ammettere di essere un grafomane egocentrico e ridicolo, ma la colpa di tutto ciò è di Rilke nel momento in cui ai miei tempi le Lettere a un giovane poeta erano diventate il nuovo Libretto Rosso del ceto medio pseudo-intellettuale: se un oracolo vi conferma che “la tendenza a scrivere sempre conferma la vostra natura di grandi scrittori, dunque dateci dentro“, come potreste reagire? Quando un pezzo grosso della letteratura, per giunta CRUCCO e MORTO, vi pompa così a mille, il disastro è inevitabile.
Mi chiedo quando progetto razzia ti dedicherà un episodio di YouTube intitolato la filosofia di “Mister Totalitarismo”.
Con un analisi del tuo blog.
Non so se può esserti utile per scrivere articoli:
https://www.youtube.com/watch?v=BrZ8nfFIDqU
https://www.youtube.com/watch?v=0DKAIwZ3iLE
Raffaele Vizioli:”Psicopatologia del comunismo”
Psicopatologia del radical chic. Narcisismo, livore e superiorità morale nella sinistra progressista
Troy Southgate
Manifesto Nazional-Anarchico
Poi sono idee te fai pure quello che ti pare.