Difendere Stalin durante il Cenone di Capodanno

Visto le assurde e demenziali critiche rivolte alla mia guida Difendere Hitler durante il Pranzo di Natale (ormai siamo arrivati al punto che se uno si permette di dire “il Führer aveva ragione” viene automaticamente bollato come “nazista”, segno di un degrado inarrestabile del discorso pubblico), per par condicio ora ho preparato un’altra guida pratica da utilizzare per le proprie polemiche.

Aleksander Pavlovitch Lobanov (1924-2003)

Signore e signori,

questa sera voglio proporvi una riflessione che, sebbene possa apparire provocatoria, mira a offrire una prospettiva diversa su una figura spesso ridotta a caricatura: Iosif Stalin. Non un’assoluzione, certamente, ma un’analisi basata su fatti storici e contestualizzazioni che, troppo spesso, vengono dimenticati o ignorati.

La trasformazione dell’URSS

Quando Stalin prese le redini dell’Unione Sovietica, il Paese era una nazione agricola, dominata da un’economia arretrata basata sul lavoro manuale. In pochi decenni, l’URSS divenne la seconda potenza industriale del mondo. Questo risultato, se considerato senza pregiudizi, è straordinario.

Ad esempio, l’industrializzazione non si limitò alle aree tradizionalmente sviluppate, ma si estese alle regioni più remote. Gli Urali, la Siberia e il Kazakistan vennero trasformati in centri industriali strategici, capaci di sostenere l’Unione durante la Seconda Guerra Mondiale. Trotskij stesso, sebbene critico di Stalin, riconobbe il ruolo chiave di questa pianificazione industriale nell’affrontare i pericoli della guerra.

Consideriamo i numeri: nel 1941, al momento dell’invasione nazista, l’URSS aveva già prodotto oltre 2.700 aerei moderni e 4.300 carri armati avanzati. Ciò non è frutto del caso, ma di una strategia precisa che destinò il 43,4% del bilancio statale alla difesa.

La Grande Guerra Patriottica

È impossibile parlare di Stalin senza menzionare il ruolo decisivo che ebbe nella sconfitta del nazismo. Nonostante le difficoltà iniziali, come l’impreparazione di alcune forze al confine, Stalin riuscì a mobilitare risorse umane e materiali con una rapidità impressionante. L’evacuazione di oltre 1.500 industrie nelle regioni orientali è un esempio di pianificazione logistica senza precedenti. La produzione bellica non solo continuò, ma crebbe, garantendo al paese la capacità di resistere e contrattaccare.

La battaglia di Stalingrado non fu solo una vittoria militare, ma anche simbolica. L’esercito sovietico non si limitò a difendere il territorio; organizzò controffensive che ribaltarono le sorti della guerra. Anche Churchill e Roosevelt dovettero riconoscere il coraggio e la determinazione dei sovietici.

La questione delle deportazioni

Una delle accuse principali contro Stalin riguarda le deportazioni di massa. Questi eventi sono innegabilmente tragici, ma per comprenderli è necessario esaminarli nel contesto storico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la deportazione di intere popolazioni fu una pratica diffusa, adottata anche dagli Alleati. Gli Stati Uniti, ad esempio, internarono i cittadini giapponesi, mentre milioni di tedeschi furono espulsi dall’Europa orientale con la complicità delle potenze occidentali.

Nel caso sovietico, tali misure vennero giustificate dalla necessità di prevenire attività sovversive nelle retrovie. Non è una difesa morale, ma una spiegazione contestuale che mostra come tali decisioni non fossero un’eccezione, ma parte di una più ampia logica politica del tempo.

L’eredità culturale e sociale

Stalin non si limitò a trasformare l’economia: avviò anche una rivoluzione culturale. Milioni di persone, che prima non avevano accesso all’istruzione, poterono almeno godere di una alfabetizzazione di base. Questo non fu solo uno sforzo quantitativo; si trattò di una vera e propria elevazione culturale di un popolo che passò dall’utilizzo dell’aratro di legno alla comprensione delle tecnologie nucleari.

Hannah Arendt, pur lontana dal comunismo, riconobbe che il modello sovietico offriva un’alternativa credibile per la gestione della questione delle nazionalità. In un’epoca in cui il razzismo e la segregazione dominavano in molte parti del mondo, l’URSS perseguì una politica di uguaglianza formale tra le etnie.

La politica estera e l’equilibrio mondiale

Un aspetto spesso trascurato dell’opera di Stalin è la sua influenza sulla politica internazionale e sull’equilibrio globale. Dopo la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, l’URSS emerse come una superpotenza, giocando un ruolo chiave nella definizione del nuovo ordine mondiale.

La partecipazione dell’Unione Sovietica alla creazione delle Nazioni Unite è un esempio rilevante. Stalin insistette affinché le potenze vittoriose avessero un ruolo guida nel Consiglio di Sicurezza, garantendo un meccanismo di equilibrio che ha influenzato le relazioni internazionali per decenni. Inoltre, la dottrina del “socialismo in un solo Paese” si tradusse nella promozione di regimi filo-sovietici in Asia e Europa orientale, contribuendo a definire il blocco socialista durante la Guerra Fredda.

Conclusione

Stalin è, senza dubbio, una figura complessa e controversa. Le sue azioni hanno generato sofferenze e controversie che non possono essere ignorate. Tuttavia, ridurre la sua storia a unicamente un romanzo horror significa ignorare trasformazioni profonde che hanno ridefinito il XX secolo.

Signore e signori, non vi chiedo di accettare Stalin come un eroe. Vi invito, invece, a guardare alla sua figura con gli occhi della storia: non come giudici, ma come osservatori critici. Solo così potremmo capire come e perché una figura così divisiva abbia lasciato un segno così profondo nella storia mondiale.

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2 thoughts on “Difendere Stalin durante il Cenone di Capodanno

  1. Fai anche Pol Pot e Mao Zedong.

    Soprattutto con Mao Zedong fai contento progetto razzia.

    Visto il suo amore per la Cina.

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