Sul “Daily Mail” abbiamo trovato una vicenda straziante della quale, nonostante risalga al dicembre 2015, vogliamo comunque discutere, con la consapevolezza che non verrà mai ripresa dalla stampa nostrana. La storia è quella del caporale britannico Simon Vaughan (originario di Newport, Shropshire), reso invalido poco più che ventenne da un attacco dei talebani durante il suo servizio in Afghanistan nel 2008: le sue condizioni erano così pietose che venne rimandato a casa con un necrologio attaccato alla borsa. Tuttavia Vaughan, pur restando gravemente menomato, incapace di esprimersi e bisognoso di assistenza continua, riuscì a sopravvivere alla bomba. Quello che però non sapeva è che non sarebbe riuscito a sopravvivere alla moglie, Donna (nomina sunt consequentia rerum?).
La consorte infatti non solo è riuscita a sperperare tutto il risarcimento offerto dal governo per l’assistenza e la riabilitazione del marito (oltre un milione di sterline) quando era ancora in terapia intensiva, ma una volta che il soldato si è ripreso (nelle condizioni che sappiamo), ha deciso di divorziare per ottenere ancora più soldi.
Il giornale britannico, attraverso le dichiarazioni della madre di Vaughan, ricostruisce così le “imprese” di Donna: nel 2009 la signora ha “investito” immediatamente la prima tranche del compenso dovuto (circa 570.000 sterline) quasi tutta in un casolare di campagna, secondo i suoi avvocati “agendo nell’interesse superiore del marito” (al quale in ogni caso non aveva chiesto alcun consenso). Dopo aver incaricato il padre di demolire il casolare perché inagibile, una volta giunta l’altra parte della somma destinata al marito, la donna ha “investito” altre 300.000 sterline per ricostruirlo. Alla fine costei ha sperperato 600.000 sterline per una proprietà che attualmente ne vale poco più di 400.000, lasciando sul conto del soldato circa 4.000 sterline. Pare che il resto dell’ingente somma sia finito su un fondo fiduciario che la moglie aveva intestato a se stessa sempre “nell’interesse superiore del marito”.
Non contenta, il giorno di San Valentino del 2013, dopo dieci anni di matrimonio, Donna, incinta (il giornale non specifica di chi), ha deciso di lasciare Simon portando con sé i due figli (di 2 e 13 anni), costringendolo così a versarle 1500 sterline al mese per il mantenimento dei bambini e in più a liquidarle 30.000 sterline per la sua parte di proprietà della casa e 10.000 sterline per “spese accessorie” (come l’acquisto di una macchina). Simon ha dovuto anche sopperire a oltre centomila sterline di spese legali, ritrovandosi per giunta proprietario di quel famoso casolare che necessita ancora di ristrutturazioni.
A causa di questo interminabile dissanguamento, l’ex-soldato è stato costretto a rinunciare alle sessioni di fisioterapia intensiva, all’idroterapia e alla logopedia che avrebbero potuto alleviare almeno un poco le sue sofferenze. La madre descrive al “Daily Mail” uno straccio d’uomo, frustrato e arrabbiato, che ha già tentato di suicidarsi legandosi un cavo elettrico al collo. La moglie invece sembra pronta a ricominciare una nuova vita, magari dedicandosi a qualche nuovo geniale e fruttuoso “investimento” (sempre con soldi non suoi, s’intende).
E adesso forse si è capito perché su storie del genere per “Corriere” e “Repubblica” vale il Graecum est, non legitur.