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Donald Trump è già venuto a patti con il Deep State

Posto che le immagini in cui Trump si rialza dopo essersi preso una pallottola in testa rimarranno nei secoli, se non nei millenni (e lo ha riconosciuto anche Mark Zuckerberg, che da quando ha fatto la cura al testosterone è diventato Gigachad vivente)

ci sono alcuni piccoli dettagli da evidenziare nell’epopea dell’ultima settimana: prima di tutto, Trump non è morto nell’attentato e dunque spetta a lui impegnarsi in prima persona per svelare un eventuale complotto, se non come Presidente almeno come miliardario (in dollari). Inutile che noi sfigatones ci improvvisiamo investigatori del nulla, poiché la verità è al di qua e al di là dei nostri deliri.

Personalmente, devo ammettere di aver avuto subito dei sospetti: non perché Thomas Matthew Crooks sia apparso in uno spot della BlackRock (negli Stati Uniti questa roba accade quotidianamente, nel bene e nel male non siamo alle prese con un liceo di Castelminchia dove l’opposizione va sotto casa del Sindaco perché ha consentito agli impiegati della Banca Sanculamo di parlare agli studenti durante l’ora di religione) o perché sia ebreo (questa mi sembra una panzana bella e buona, il tizio ha la tipica faccia da Amerimutt, infatti sembra un parente di Elizabeth Warren), quanto per la tempistica con cui ha deciso di agire (a ridosso della convention repubblicana) e per il fatto che nessuno sbirro lì presente sia andato a sculacciarlo (mentre di solito ti riducono in poltiglia anche se sei armato di un tronchesino per le unghie).

Ad ogni modo, sticazzi, è Trump che deve indagare, come ha fatto con i brogli del 2020 (con grandi risultati, nevvero?). Quello che però mi stupisce è che chi si confina nell’universo parallelo del complottismo non si renda affatto conto che il grande Donald, sempre da tale prospettiva, sia già “venuto a patti” con il Deep State scegliendo un JD Vance come vice.

Vance è un quarantenne che ha scritto un bel libro di memorie (dal quale è stato tratto un film che non ho visto) sulla sua adolescenza disperata da Hillbillies, cioè in quell’America bianca tra gli Appalachi e il Midwest che negli ultimi decenni ha fatto i conti con la recessione, la perdita d’identità e la tossicodipendenza. Non a caso alla nascita il candidato vicepresidente risulta James Donald Bowman, ma per dimenticarsi entrambi i parents ha scelto di adottare il cognome dei nonni materni.

Questo Vance, oltre ad aver un rapporto piuttosto controverso con il “suprematismo bianco” a cui dicono che egli faccia riferimento (ma l’unica “pura razza” nella sua famiglia è la signora indiana che ha sposato), ha sicuramente dei trascorsi imbarazzanti con un altro tipo di “supermatismo”, quello ebraico: pupillo della Republican Jewish Coalition, dopo aver maledetto Trump per anni (in privato lo ha paragonato a Hitler e nel 2016 ha apertamente sostenuto che avrebbe votato la Clinton pur di non farlo vincere), ora si è messo in testa di creare un legame indissolubile, almeno a livello retorico, tra l’American First e l’Israel First.

Questa è la realtà. Per il resto, io mi considero un complottista integralista e dunque oltre alle orecchie di Trump mi preoccupa altrettanto la guerra senza quartiere che la piddinia internazionale sta muovendo nei confronti di Joe Biden: le sceneggiate sul suo “stato di salute” hanno da tempo oltrepassato il limite…

Col senno di poi mi rendo conto che l’Amministrazione Biden abbia provato a inscenare una sorta di “rivoluzione colorata” contro Netanyahu nel corso del 2024, tentando di rimpiazzarlo attraverso le proteste di piazza con qualche entità pseudo-laborista in grado almeno di smetterla di bombardare i civili per puro sadismo. Inoltre i democratici avrebbero provato altresì a recuperare nei confronti dell’Iran un approccio ispirato al grande lavorio diplomatico di Obama (che ha fallito solo perché omosessuale e troppo debole per tenere in testa al vero uomo della coppia), con l’obiettivo di imporre una pax americana in un contesto estremamente intricato.

Sembra proprio che con tale scelta Trump abbia di nuovo voluto accontentare gli apparati repubblicani, riducendo indirettamente l’accaduto a un “incidente di percorso”. A questo punto ci si augura che in qualche modo riuscirà a frenare le spinte verso qualsiasi guerra come ha fatto nella precedente amministrazione, e nulla più. Chi vuole i fuochi d’artificio anti-globalisti penso dovrà accontentarsi delle fotografie scattate in Pennsylvania la settimana scorsa.

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