Donald Trump è il più grande spettacolo del mondo

Il primo discorso ufficiale del secondo mandato di Donald Trump al Congresso è stato obiettivamente un’esplosione di politicamente scorretto e provocazioni assortite. Tutto sommato uno spettacolo degno del biglietto, come si dice, che ha lasciato l’opposizione talmente attonita da non poter nemmeno “ceccare” tutti i “fatti” sputati dal Nostro. Non che io voglia considerare l’attuale Presidente degli Stati Uniti come uno stand-up comedian, poiché in fondo egli ha almeno qualche idea da snocciolare, ma da una prospettiva italiana non posso di certo entusiasmarmi più del dovuto (e tanto meno rammaricarmi!).

Ho voluto in ogni caso seguire tutto il discorso, di oltre un’ora e mezza, perché incapace di fidarmi dei resoconti della stampa d’oltreoceano (figuriamoci di quella nostrana…). Dunque, per sommi capi, ecco come è andata:

Il discorso di Trump è stato accolto da un dissenso ben marcato e poco “istituzionale”, che ha costretto lo speaker (“oratore”?) repubblicano Mike Johnson a richiamarsi al decorum (bell’espressione, non pensavo fosse così tanto in voga tra gli yankee). In compenso sia quest’ultimo che JD Vance, di spalle al tycoon, hanno regolato le ovazioni con un’apprezzabile andamento “fantozziano”, cioè cinque minuti di applausi ogni cinque minuti di intervento del Grande Capo.

Il leader populista ha subito proclamato l’emergenza nazionale al confine meridionale, con dispiegamento di militari e polizia di frontiera per respingere l'”invasione” causata da Joe Biden, “peggior presidente della storia americana”. Poi è passato, senza alcuna tregua per l’opposizione, a denunciare la “truffa green (con fuoriuscita dall’Accordo di Parigi ed eliminazione delle restrizioni della precedente amministrazione), ad annunciare l’abbandono di Organizzazione Mondiale della Sanità e del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (in quanto “antiamericano”), la ridenominazione del Golfo del Messico in “Golfo d’America” (espressione che ha continuato a usare per tutta la concione), abolizione delle politiche di Diversità, Equità e Inclusione (DEI) in tutti i settori governativi, proibizione dell’insegnamento della “critical race theory” nelle aule scolastiche e proclamazione autocratica -per decreto- dell’esistenza di solo due generi, maschile e femminile.

In questo crescendo, Trump ha introdotto la diciannovenne Payton McNabb, pallavolista rimasta disabile a causa della pallonata tiratale da un uomo che stava partecipando alle competizioni femminili come transessuale, dichiarando che d’ora in avanti gli istituti che consentiranno a individui biologicamente maschi di gareggiare con le studentesse perderanno i finanziamenti federali (in generale tutte le scuole che abbracceranno “l’ideologia transgender” subiranno serie conseguenze, visto che il Congresso presto approverà una legge per criminalizzare permanentemente i cambiamenti di sesso dei bambini).

A proposto di fondi, il repubblicano ha elogiato l’attivismo di Elon Musk nel novello Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), il quale ha consentito di individuare gli sprechi di denaro dei contribuenti americani a livello nazionale e internazionale, evidenziano in particolare le spese per le seguenti “campagne”: 22 miliardi di dollari per alloggi e auto gratuite per immigrati illegali; 45 milioni di dollari per borse di studio “inclusive” in Birmania; 40 milioni di dollari per l’inclusione socio-economica dei “migranti sedentari”; 8 milioni di dollari per promuovere la cultura LGBTQ+ in Lesotho; 8 milioni di dollari per rendere transgender i topi; 10 milioni di dollari per finanziare la circoncisione maschile in Mozambico; 1.9 miliardi di dollari per la decarbonizzazione delle case; 1.5 milioni di dollari per favorire la partecipazione elettorale in Liberia; 14 milioni di dollari per aumentare la coesione sociale in Mali; 59 milioni di dollari per pagare le stanze d’albergo agli immigrati illegali a New York; 250.000 dollari per introdurre il veganesimo in Zambia; 42 milioni di dollari per il “cambiamento sociale” in Uganda; 14 milioni di dollari per la trasparenza negli appalti pubblici in Serbia ecc…

Trump ha promesso un taglio delle tasse a ogni settore produttivo, con l’unica ipoteca del Made in America, accompagnato sia da una nuova politica commerciale incentrata sui sussidi all’agricoltura, sia da una speculare applicazione di dazi sulle importazioni da Paesi che impongono tariffe più elevate sui prodotti statunitensi (spostando l’introduzione dei provvedimenti dall’1 al al 2 aprile perché è “molto superstizioso”). Questo tipo di annunci avrebbero già favorito investimenti sul suolo americano, piuttosto che quello cinese, da parte di aziende come OpenAI, Oracle, Apple e Taiwan Semiconductor.

Dopo il woke e l’economia, Trump ha preso di petto il tema dell’immigrazione, definendo “assassini e criminali” molti dei 21 milioni di immigrati entranti nel Paese durante l’amministrazione Biden, annunciando un disegno di legge che prevede la detenzione di tutti gli stranieri che minacciano la pubblica sicurezza, denominato “Laken Riley Act” in memoria di una ragazza vittima di un immigrato, della quale era presente la madre (assieme a quella di Jocelyn Nungaray, uccisa da due venezuelani, alla quale il Presidente ha intitolato un parco nazionale “in diretta”).

Con movenze da vero cowboy (da non confondere con quelle di un Bush qualsiasi), The Donald ha celebrato l’aggiunta di alcune bande mafiose venezuelane e salvadoregne, oltre che dei cartelli messicani, nella lista delle “organizzazioni terroristiche”, accanto all’Isis, provvedimento che fornisce alle forze dell’ordine la possibilità di togliersi  i “guanti bianchi”, come rispecchia del resto la firma di un ordine esecutivo che richiede la pena di morte per chiunque uccida un agente di polizia, annuncio che ha suscitato le reprimende più accese da parte dei democratici.

Infine, Trump ha trovato tempo per affidare a Robert F. Kennedy Jr. la missione di “Fare l’America Sana Ancora” (Make America Health Again) e investigare sull’aumento dell’autismo (penso ne vedremo delle belle anche qui). Proprio in conclusione non è mancato l’appello a “riprendersi Panama” (con l’acquisto di entrambi i porti intorno al Canale da parte di una “grande società americana”, cioè la BlackRock) e a favorire l’autodeterminazione del “grande popolo della Groenlandia”, che “in un modo o nell’altro” (sic) entrerà presto a far parte degli Stati Uniti.

A livello internazionale, si è parlato della ripresa degli Accordi di Abramo e della conclusione del conflitto in Ucraina (Zelenskij è già venuto a più miti consigli), con una bella stoccata all’Unione Europa (che “ha speso più per comprare il gas russo che per difendere Kiev”). Per non farsi mancare nulla, Trump ha anche rilanciato l’idea di colonizzare Marte e ha elogiato lo “spirito americano” (gli americani come popolo non di santi, poeti e navigatori, ma di doers, dreamers, fighters and survivors, “intraprendenti, sognatori, combattenti e sopravvissuti”), chiudendo con l’ormai iconico slogan Fight Fight Fight.

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3 thoughts on “Donald Trump è il più grande spettacolo del mondo

  1. Trump è l’uomo che abbiamo bisogno in questa epoca.

    Mi viene da ridere con gli Euro-Depressi di sinistra che lo insultano con il loro chiaro sintono di inferiorità.

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