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E. Michael Jones contro Nick Fuentes: cattolicesimo e suprematismo bianco sono incompatibili

Era inevitabile che arrivasse il giorno in cui E. Michael Jones e Nick Fuentes si scontrassero sulla questione della compatibilità tra fede cattolica e suprematismo bianco. Partiamo però da una domanda sacrosanta che qualcuno si sarà immediatamente posto: ma che è sta roba?

Americanate, è vero, ma di alto livello. E.M. Jones è infatti uno dei più importanti intellettuali cattolici della nostra epoca, i cui libri non sono mai giunti in Italia (se non un titolo, peraltro in traduzione parziale: Dionysos Rising) perché considerati ferocemente antisemiti, nonostante la posizione dell’Autore sia più orientata alla giudeofobia classica, che anche molti storici “integrati” non collegano direttamente a pogrom e Shoah.

Nicholas J. Fuentes invece è un giovane “nazionalista” americano che per motivi soprattutto etnici e culturali (è di origini spagnole e italiane) fa del cattolicesimo la sua bandiera identitaria, dimostrando però al contempo, e ormai non solo per provocazione, una tendenza sempre più smaccata verso il suprematismo bianco. Costui gestisce un network di successo, Cozy.tv, nel quale ha invitato Jones a tenere una trasmissione settimanale (bisogna ricordare che entrambi i personaggi hanno subito una pesante censura da tutte le piattaforme social e solo di recente sono stati reintegrati almeno su X per intercessione di Elon Musk).

La prima “diretta” di Jones su Cozy.tv è stata nel novembre 2022 e tra alti e bassi la sua presenza è stata costante fino a oggi. Su questo blog ho cercato di riportare con una certa continuità gli interventi dello scrittore, tuttavia a un certo punto ho deciso di smettere perché da una parte i contenuti erano quasi esclusivamente rivolti a un pubblico americano (il che è inevitabile per il formato con cui si presentava) e dall’altra si intuiva tra le righe che la sua presenza in quel contesto fosse soprattutto orientata a “convertire” gli spettatori di Fuentes e a convincerli della radicale opposizione tra cattolicesimo (anche tradizionalista) e suprematismo bianco.

Dopo mesi di attriti, Jones ha deciso di attaccare apertamente Fuentes durante un’intervista con la nazionalista irlandese Gemma O’Doherty, nella quale ha dichiarato di esser “stanco” del ragazzo poiché non sarebbe in grado di “prendere una decisione tra l’essere bianco ed essere cattolico”, aggiungendo poi che a suo parere gli irlandesi non sono bianchi e qualora si considerassero come tali “perderebbero la loro lotta”, per sostenere infine che un nigeriano (l’esempio è quello del calciatore Chiedozie Ogbene, che gioca nella nazionale dell’Isola di Smeraldo) potrebbe benissimo diventare un vero Irish se munito di un “passaporto irlandese” (sic).

La tesi di Jones è in realtà approfondita meglio nei suoi libri, per esempio in The Slaughter of Cities, dove sostiene che l’identitarismo bianco avrebbe avuto una marcata matrice “antipapista” e sarebbe stato fomentato tra le comunità europee d’oltreoceano -in specie tedesche, irlandesi e italiane– per decattolicizzarle e portare a termine una sorta di “pulizia etnica” verso di esse (come caso cita Philadelphia).

Per l’autore quindi il nazionalismo bianco sarebbe una bogus identity, un inganno intellettuale nato per distruggere le vere identità di persone che prime di venire in America “ignoravano di essere bianche”. Tuttavia, il tema esposto in tal modo potrebbe in effetti apparire come una futile provocazione.

Credo sia soprattutto per questo che Fuentes se la sia presa così tanto e abbia risposto per le rime al suo (ex?) mentore durante la “trasmissione” America First, affermando di “aver perso qualsiasi rispetto” per E. Michael Jones e accusandolo di essere un boomer (ovviamente) che ha avuto il privilegio di crescere in una nazione a prevalenza bianca (s’intende l’America di una volta).

Fuentes ha inoltre sostenuto che preferirebbe vivere in una nazione di atei bianchi piuttosto che in un Paese africano a maggioranza cristiana (definito shithole). Tra gli argomenti a sostegno della possibilità di essere “bianchi e cattolici”, Fuentes ha rimarcato il fatto che i cattolici di origine sudamericana sono quasi tutti elettori democratici, quindi pongono l’etnia al di sopra della fede.

Poi ha asserito tesi più controverse, come il fatto che gli Stati Uniti siano una nazione fondata da “suprematisti bianchi” e che se gli americani “della generazione precedente ai boomer avessero potuto prevedere la fine del proprio Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale si sarebbero alleati con i nazisti.

Il commentatore ha discusso tali argomenti nell’ambito di una polemica con un altro suo “ospite”, tale Sneako, un afroamericano che dopo aver ottenuto un enorme successo in qualità di influencer ha abbracciato posizioni di estrema destra (avvicinandosi appunto a Fuentes), per poi convertirsi all’islam e allo stato attuale adottare un approccio woke in fatto di immigrazione (tacciando i cristiani che si oppongono all’affluso di persone di colore nel loro Paese di non essere veramente cristiani).

La questione in ogni caso è aperta da tempo, e lo stesso E.M. Jones  si è trovato spesso contestato da supermatisti/nazionalisti bianchi, finora evitando comunque -per quanto sappia- di rispondere così apertamente, seppur difendendo il punto. Per esempio, durante una puntata di una di queste trasmissioni “neonazi” (GoyTalk) nel 2018 (ora censurata), alle accuse di “favoreggiamento” dell’immigrazione rivolte al Vaticano, Jones rispose difendendo Papa Francesco e dando la colpa del fenomeno alle guerre neocon in Medio Oriente (almeno come “causa formale”), per poi concludere (in maniera piuttosto paracula) che “I don’t think the Church is promoting immigration, I think the Jews are promoting”.

Anche in quella occasione gli intervistatori proposero quello che potremmo definire il “dilemma del clerico-fascista” in tali termini: «Preferirebbe che la popolazione delle nazioni occidentali fosse composta da una maggioranza di cattolici non europei o da una maggioranza di europei non cattolici?». Piuttosto che rispondere, Jones preferì glissare con una battuta: «È una domanda trabocchetto?».

Sulla lunga distanza, si deduce il motivo per cui Jones sia divenuto così popolare in circoli dove il pregiudizio anti-cattolico è decisamente diffuso (e Fuentes non ne è esente, seppur nella forma -ai limiti dell’impraticabile- di “dissidenza interna”): l’antisemitismo.

Come si diceva, però, la sua avversione agli ebrei ha una matrice diversa da quella razziale, o anche etnico-religiosa, essendo espressione di una giudeofobia che parte da presupposti teologici e di fede, e che bene o male si riflette persino nella questione dei “Fratelli Maggiori” (formula che agli ebrei di fatti non piace, poiché a loro dire rappresenterebbe una versione annacquata della teologia della sostituzione).

In conclusione, era prevedibile che sorgessero attriti, ma il fatto che i toni si siano così inaspriti è forse un segno dei tempi; d’altro canto, il primo motore di confusione è il Vaticano stesso, che tramite la figura di Bergoglio ha propagandato una “mistica del migrante” secondo la quale chiunque decida di migrare da un Paese all’altro, spinto anche da sole necessità economiche, diventerebbe in automatico un “povero Cristo” (letteralmente), meritevole di una carità esercitata in maniera assoluta indipendentemente dai suoi propositi e dai suoi comportamenti (per non dire della sua fede, da questa prospettiva ormai passata totalmente in secondo piano nonostante sia la strumentalizzazione del cristianesimo a ispirare una gestione irrazionale dell’accoglienza). Come sempre, Piscis primum a capite foetet.

Tommaso d’Aquino contro il “Papa dei migranti”

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