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È morto Moses McCormick, il più grande poliglotta dei nostri tempi

Moses McCormick era un giovane afroamericano di Akron (Ohio) che qualche anno fa si era messo in testa di imparare tutte le lingue del mondo. Dopo un tentativo a livello accademico con le lingue orientali, ha preferito diventare un autodidatta e dal 2008 ha iniziato a pubblicare video su YouTube con lo pseudonimo laoshu505000, promuovendo i suoi corsi di apprendimento rapido per circa una cinquantina di lingue attraverso una formula intrigante e sorprendente: parlare direttamente con gli stranieri nei negozietti etnici, nei bar e nei supermercati, riprendendo con una telecamera segreta le discussioni in lingua (dal vietnamita allo swahili, dal birmano al macedone, dal cantonese al somalo ecc). Per definire questo formato Moses usava un’espressione, leveling up, che rendeva omaggio all’altra sua grande passione, i videogiochi (assieme alla pesca).

McCormick conosceva i rudimenti di praticamente tutte le lingue cosiddette “veicolari” del mondo: nei suoi numerosi video lo si può osservare mentre passa in scioltezza dal discutere con una commessa in nepalese a salutare in amarico dei magazzinieri etiopi. La sua genuinità e la sua simpatia lo avevano reso una mascotte del poliglottismo e verso la metà degli anni ’10 ottenne milioni di visualizzazioni pubblicando quasi settimanalmente i suoi ((LEVEL-UP)).

Tuttavia a un certo punto, come abbiamo scritto qualche anno fa, qualcosa cambiò nella routine quotidiana di Laoshu: il divorzio. I suoi follower si trovarono costretti a interessarsi della sua vita personale, i cui dettagli fino a quel momento erano riconducibili quasi esclusivamente alla questione delle lingue: si sapeva soltanto che la moglie di Laoshu fosse una taiwanese di dieci anni più grande (dall’aspetto piuttosto modesto) che era riuscito a conquistare con la sua padronanza del cinese.

Nel novembre 2017 Moses creò dunque un secondo canale con il fratello Mark (uno di quegli afroamericani ultracomplottisti e libertari che partecipano alla cosiddetta culture) e iniziò a far volare gli stracci: raccontò che la moglie pretendeva che lui firmasse un accordo da lei stilato per garantirle l’affidamento esclusivo delle tre figlie (perché Laoshu aveva tre figlie afro-americo-cinesi) e un assegno di mantenimento (nonostante la moglie fosse un’importante imprenditrice). McCormick, fomentato dal fratello, rifiutò di firmare, e dalla causa che ne seguì emerse che l’ex consorte deteneva ingenti somme in fondi segreti, dei quali egli era totalmente all’oscuro: da quel momento in poi la taiwanese cominciò a buttargli via i manuali di grammatica e le canne da pesca.

Nel frattempo Laoshu era alle prese con i suoi problemi di salute (un’ischemia a 34 anni) e riduceva il ritmo delle sue intemerate per dedicarsi a ore di dirette con il fratello, nelle quali i due discutevano di un complotto universale ordito contro di loro da parte della moglie, della polizia locale, dei giudici e di varie agenzie segrete. Ma ecco che, durante la pandemia, Moses comincia a ripubblicare i suoi vecchi video con titoli accattivanti: più che una strategia commerciale, sembra una risposta all’impossibilità di fare i suoi level-up in tempi di lockdown. Ai vecchi seguaci tuttavia c’è qualcosa che non torna: personalmente anch’io smisi di seguirlo, nonostante fossi da anni in contatto con lui, deluso dal fatto che il caro vecchio Laoshu avesse perso smalto e passione, e sembrasse voler solo adagiarsi sugli allori.

L’epilogo di tutta questa storia è il 4 marzo 2021, quando Moses Monweal McCormick, alla vigilia del suo quarantesimo compleanno, muore per arteriosclerotic and hypertensive cardiovascular disease. Appena l’ho saputo sono scoppiato in lacrime, e il dolore è stato acuito dal fatto che io l’abbia scoperto solo da qualche giorno, avendo smesso di guardare i suoi video ormai da anni direi. Naturalmente non è mai troppo tardi per un tributo a quello che considero il più grande poliglotta vivente (non “su carta”, è chiaro, ma per il principio dell’Hic Rhodus hic salta), tuttavia in questa occasione vorrei concentrarmi sui risvolti che ha avuto il suo trapasso, a cominciare dall’interpretazione ultra-complottista che ne ha dato il fratello Mark McCormick, il quale ha accusato that new girl, la nuova ragazza di Moses (cherchez la femme), di avere tramato per la sua morte in combutta con i servizi segreti.

La femme fatale in questione è tale Renee Asamoah, una americana di origine ghanesi che aveva aperto un canale “ispirato” a Laoshu (languagebae505000) e nel maggio 2020 aveva portato alla rottura tra i due fratelli, con Mark che la accusava di aver fatto il “lavaggio del cervello” a Moses.

Ora, attraverso Mark si entra davvero nella tana del bianconiglio, in una realtà parallela dove Moses McCormick è stato ucciso da degli squadroni della morte che girano per gli Stati Uniti a far fuori i dissidenti politici: “We have people that are in the country, that are actually allowed to kill people and lie about it and put it on the news, put the lie on the news cover it up and everybody go back and do what they were doing”. Il fratello evoca apertamente la tattica della “trappola al miele” (una femmina compicamente usata dai servizi di intelligence per “neutralizzare il bersaglio”) e si avvale del fatto che questa Asamoah avrebbe in effetti collaborato con l’FBI per qualche progetto di studio o roba del genere (il suo nome compare nel sito che Wikileaks ha dedicato ai collaboratori con i servizi segreti americani che compaiono su LinkedIn).

La stessa Asamoah ha pubblicato sul suo canale la testimonianza del “migliore amico di Laoshu” (che in realtà non è mai apparso in uno dei suoi video) il quale lo descrive come un complottista diffidente della medicina “ufficiale” che nell’ultimo periodo aveva trascurato la sua salute e si era ingozzato di junk food anche per ridurre lo stress della sua situazione personale.

Altri ammiratori afro-americani di Laoshu le hanno sparato ancor più grosse, affermando che Renee Asamoah sarebbe il classico agente affiancato a ogni youtuber dopo che ha raggiunto il milione di follower, con lo scopo di controllarlo ed eventualmente eliminarlo nel caso non seguisse più le direttive istituzionali. Un lato interessante di tale chiave interpretativa è che dalla prospettiva di un black american la Asamoah è comunque estranea appunto alla culture, “a stranger to this land”, una afro-americana solo di nome, disposta quindi a “tradire i fratelli” e collaborare col potere perché estranea alla vera cultura dei discendenti degli schiavi.

Sinceramente non sappiamo come schierarci in tutta questa faccenda: possiamo solo ammettere che c’è del metodo in tale follia, nel senso che le disavventure sentimentali di Laoshou hanno contribuito al suo collasso. In primis una moglie che lo ha sposato solo in base alla sua passione ma poi non l’ha mai voluta condividere, poi una tizia spuntata dal nulla che ha cercato di sfruttare la popolarità acquisita in anni di fatica e impegno dal Nostro per diventare una sorta di starlette del poliglottismo internettiano.

Non so se ci sia una morale in tutto questo, ma Laoshu era un vero negro, un poveraccio con immensi complessi di inferiorità che aveva raggiunto vette intellettuali inarrivabili per qualsiasi rampollo dell’élite, un tizio che sapeva tutte le lingue del mondo ma non era praticamente mai stato al di fuori della sua nazione. Avrebbe potuto diventare il poliglotta più grande di tutti i tempi, con la tipica paranoia americana di superare ogni limite e record: invece è morto così, in modo insensato e accidentale, senza aver realmente lasciato un segno nel mondo. A questo punto ognuno può trarre la morale che vuole…

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