Site icon totalitarismo.blog

Ebraicità senza maschere (“Ecco gli ebrei”) in offerta su Amazon

Sul portale del gigante buono dell’e-commerce Amazon in questi giorni potete trovare in superofferta (con uno sconto di oltre il 50%) Ebraicità senza maschere, ristampa del volume anonimo Ecco gli ebrei uscito nel novembre 1944 per le Edizioni Popolari di Venezia. Questa nuova edizione, curata in maniera soddisfacente nonostante qualche refuso e la mancanza assoluta di note esplicative (sarebbe stata una buona occasione per rinverdire i riferimenti bibliografici dell’anonimo compilatore repubblichino), è stata “autoprodotta” nel 2019 dall’avvocato Edoardo Longo (attualmente in carcere) tramite la piattaforma Lulu.com.

Al di là dell’aura di “maledettismo” che circonda tutti i libelli e le crestomazie di quella sventurata epoca, in tal caso il consiglio di lettura non è di per sé una provocazione verso il filosemitismo contemporaneo, ma l’invito a constatare come per la cultura cosiddetta “occidentale”, l’antisemitismo sia stato a dir poco la norma per secoli se non millenni.

Infatti, lasciando da parte le fonti ormai inevitabilmente screditate (dai famigerati “Protocolli” al poligrafo Giovanni Preziosi, dalle antologie talmudiche ottocentesche ai trattati sul sinedrio mondiale ebraico di Henry Ford), nonché l’utilizzo sulla nuova copertina del meme dell’Happy Merchant (scelta singolare, assunta di recente anche da un editore polacco per la riproposizione di un libello antisemita primonovecentesco), il volume non risulta comunque ingeneroso da un punto di vista meramente bibliografico.

Solo per dire: in virtù di esso si può riscoprire non solo una vasta letteratura giudeo-italiana moderna, da Agenzia Abram Lewis di Alfredo Segre (1934) a Remo Maun avvocato di Adriano Grego del (1930), oggi caduta in disgrazia per la soppressione degli ebrei in carne e ossa a favore di una proiezione della loro immagine in una dimensione iperuranica e metastorica (nelle vesti, ovviamente, di vittime perenni), ma ci si può altresì fare un’idea delle tesi propagandate dalla pubblicistica ebraica dell’epoca (la cui esistenza, nonostante la mancanza di riferimenti bibliografici chiari nel volume, al giorno d’oggi può essere accertata attraverso qualche breve ricerca sul web), indirizzate perlopiù alla teorizzazione esplicita della “doppia fedeltà” e all’avversione totale a qualsiasi politica di “assimilazionismo”.

Infine, si segnala il capitolo sul cosiddetto British Israelism (movimento che nel XIX secolo sosteneva il perfetto parallelismo tra l’antico imperialismo ebraico e il moderno imperialismo britannico) che include anche lunghe citazioni del primo Winston Churchill (ai tempi in cui era “un feroce antisemita”) e osservazioni obiettivamente lungimiranti del fondatore dell’Unione Britannica dei Fascisti Oswald Mosley, che in Tomorrow We Live (1938), peraltro tradotto anch’esso dalle Edizioni Popolari sempre nel 1944 (col titolo Domani vivremo. La politica dell’Unione Britannica), riportate di seguito a mo’ di conclusione in lingua originale (e nella traduzione “repubblichina”):

“There are many waste places of the earth possessing great potential fertility, and the collective wisdom of a new Europe should be capable of finding territory where the Jews may escape the curse of no nationality and may again acquire the status and opportunity of nationhood. It is true that Palestine is not available as a home for the Jewish race throughout the world, for the simple reason that it is already the home of the Arabs. Whatever wrongs the Jews are alleged to have suffered will not be righted by the crime of inflicting with violence far greater wrongs on the Arab ally who trusted the word of Britain in war.
[…] If, therefore, Jewish declarations be sincere, the effort of European statesmanship to find a solution of this problem by the creation of a Jewish National State should not be resisted by Jewry. The only thing the Jews cannot ask in the name of justice and humanity is that Britain should found for them that state in blood by the slaughter of Arabs and the rape of their homes”.

«Vi sono molte località abbandonate della terra che hanno una fertilità potenziale, e  la saggezza collettiva di una nuova Europa dovrebbe essere capace di trovare un territorio dove gli ebrei possano sfuggire alla maledizione di non avere una nazionalità e possano nuovamente acquistare la possibilità e la situazione di una nazione. È vero che la Palestina non può essere la patria degli ebrei di tutto il mondo per la semplice ragione che è già la patria degli arabi. Nonostante i torti che gli ebrei affermano di aver sofferto, questi non giustificherebbero il crimine di infliggere torti più grandi all’alleato arabo il quale si è fidato della parola della Gran Bretagna in guerra.
[…] Se, perciò, le dichiarazioni ebraiche sono sincere, lo sforzo degli uomini di Stato europei di trovare una soluzione a questo problema col creare uno Stato nazionale ebraico dovrebbe trovare opposizione da parte degli ebrei. L’unica cosa che gli ebrei non possono chiedere, in nome della giustizia dell’umanità, è che la Gran Bretagna trovi per essi questo stato col sangue e l’eccidio degli arabi la rapina delle loro case».

Exit mobile version