Ecce (H)omo: Il prossimo Papa sarà più queer di Bergoglio?

Si è discusso della figura del Papa transessuale che sembra essere il nuovo sogno proibito dei cattolici “progressisti” (o liberal, come infine hanno deciso di definirsi): a quanto pare le “aperture” di Bergoglio hanno deluso i palati insaziabili degli eterni “aggiornatori” e ora, ad onta di qualsiasi gesuitismo, è necessario una qualche figura che completi la rivoluzione.

Considerando le dinamiche in cui si è infilata la Chiesa, specialmente dopo il Concilio Vaticano II, allo stato attuale sarebbe invece preferibile una figura meno divisiva e apportatrice di una qualche reminiscenza di “ordine”: tuttavia tale impostazione, per quanto insopportabile per chi è convinto che anche una “mediazione” sarebbe una distorsione della verità cattolica, comunque si muoverebbe da una necessità di sopravvivere, di -che Dio mi perdoni- “tenere in piedi la baracca”.

Al contrario, pare che in generale prevalga il cupio dissolvi (ovviamente non in senso evangelico ma “mondano”, se non gnostico), soprattutto nell’ossessione asfissiante per omosessuali e trans (anche se “provvidenzialmente” non siamo ancora giunti ad accogliere i pedofili nel chilometrico acronimo delle “minoranze sessuali”, ché in tal caso diventerebbe più difficile la “pastorale”, ma lasciamo andare).

Ciò che genera maggiori perplessità nell’approccio verso tali “minoranze erotiche” è l’accento posto su di esso non tanto dal mainstream quanto dalle gerarchie vaticane stesse, che danno quasi l’impressione di voler adottare una strategia stile rainbow washing come dei pubblicitari qualsiasi. Eppure un’organizzazione  ostile al “mondo” -almeno a parole- più che vendere avrebbe bisogno di evangelizzare, e non dovrebbe farsi coinvolgere in certi siparietti: a questo punto, viene il sospetto che molti cardinali dedichino praticamente tutte le loro energie alla poco edificante causa LGBTQIA+ (ultimo acronimo aggiornato) forse perché coinvolti a livello personale in talune pratiche…?

Si allude a ciò non per pettegolezzo o provocazione, ma solo per comprendere cosa aspettarsi dal prossimo conclave. Per essere chiari, intendo dire che se il “mondo” esige, fuori di fiction, un Pontefice almeno sessualmente ambiguo, una Chiesa calibrata sul bergoglismo (per la quale le “esigenze pastorali” sono sostanzialmente “ciò che i media vogliono da noi”) sarà più che disposta a offriglielo.

Da tale prospettiva, va segnalata la presenza di diversi cardinali gay-friendly tra gli elettori (cito solo quelli che si distinguono in zelo, perché in generale tutte le eminenze fanno a gara nelle dichiarazioni “omofile”), come il “nostro” Matteo Maria Zuppi, che ultimamente ha trovato modo di esaltare la “famiglia queer citando nientedimeno che una certa Michela Moorg1a (non sarebbe stata meglio un bel bestemmione?), oppure l’arcivescovo del Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, che invoca apertamente una revisione del Catechismo riguardo all’omosessualità in base ai “nuovi ritrovati della scienza e della sociologia”.

Tuttavia, c’è una figura che mi colpisce -e angoscia- particolarmente, quella del domenicano londinese Timothy Radcliffe, che negli anni di Ratzinger venne tenuto a debita distanza dal Vaticano per le sue disdicevoli posizioni non solo sull’omosessualità (quasi una “benedizione divina” nelle sue parole) ma anche sul celibato dei preti, e che invece Bergoglio non solo ha completamente reintegrato, ma addirittura elevato alla porpora (di cui padre Radcliffe ha rifiutato solo il colore, accettando la carica ma mantenendo il saio) alla fine dell’anno scorso.

Radcliffe, giusto per dire, difende -pur senza parteciparvi- le messe LGBTQIA+ (di solito uno spin-off del gay pride), ritiene le relazioni tra persone dello stesso sesso come un “amore da custodire” e considera Brokeback Mountain (la storia dei due cowboy omosessuali) come una pellicola edificante da guardare per “comprendere i nostri amici gay”.

Diciamo che, nella “migliore” delle ipotesi (si parla da una prospettiva, lo avrete capito, non bergogliana) Radcliffe potrebbe essere escluso dagli elettori se Papa Francesco dovesse sopravvivere fino ad agosto (mese in cui il britannico compirà gli ottant’anni). Nella peggiore, tuttavia, potrebbe senza troppe difficoltà entrare nel novero dei “papabili” (letteralmente) e condurre il gregge verso nuove frontiere di evangelizzazione queer. E chissà che poi l’Innocenzo XIV di romanzi e film non si incarni nelle movenze, ambigue come le sue parole, del cardinale Timothy.

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3 thoughts on “Ecce (H)omo: Il prossimo Papa sarà più queer di Bergoglio?

  1. Tra un papa pro femminista radicale aperto alle donne è un papa pro gay e trans- Queer.

    Meglio un papa pro gay e trans-Queer e lgbtqia+, un papa femminista sarebbe molto più pericoloso e distruttivo.

  2. Il papa ermafrodito è funzionale alla femminilizzazione dei maschi europei. Nello spirito hanno raggiunto grandi risultati. Nel corpo ci stanno lavorando con la nuova dieta della salute.
    Meno proteine nobili (carne rossa) e più proteine vegetali (scarsa assorbimento, contengono sostanze chiamate i fitati che impediscono l’assorbimento dello zinco indispensabile per la produzione di testosterone). Più pesce economico pieno di mercurio (fa male al sistema nervoso) e meno cioccolato (sfrutta l’africa e fa bene all’umore, sono invece due motivi per consumarlo senza esagerare). Niente alcol in nessun modo (favorisce il buon umore, il vino rosso contiene antiossidanti, ma per l’OMS è veleno). Abbondare di noci e semi (sono esclusicamente grassi, il colesterolo lo abbassano solo nei ratti, contengono fitosteroli estrogenici che abbassano il rischio di ipertrofia prostatica… inibendo il testosterone). Abbondare di legumi (proteine scadenti, contengono ferro non assorbibile a differenza di quello della carne, contengono molti fitati che rovinano l’assorbimento degli altei minerali). La nuova dieta mediterranea non è la nostra cucina italiana, è un regime alimentare triste che non dà vera soddisfazione e deprime il corpo e la mente. Alimentazione ideale per checche infelici. Tutti i presunti benefici si basano su sperimentazioni mai replicate sugli esseri umani o su studi di popolazioni molto ristrette. Si dà per scontato che sia la dieta della salute e si ignorano gli studi che dimostrano come molti dei cibi salutari hanno effetti endocrini avversi sul lungo periodo. La dieta seguita dai nonni ha prodotto esseri sottosviluppati a dispetto della genetica. I ragazzi che si sono nutriti di un’alimentazione più moderna sono più alti e robusti anche se hanno gli stessi geni dei nonni. Ora è il momento di tornare indietro e con l’aggiunta di molti ormoni femminili di origine vegetale.

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