Elezioni Europee 2024: per chi votare

Vorrei sapere se qualche lettore abbia la benché minima idea di cosa votare per le imminenti elezioni europee. Lo so, porsi il dubbio è già per sé manifestazione di sfigataggine, ma tant’è. Premetto che alle ultime nazionali ho votato Parco Mizzo perché un paio di meme mi avevano convinto, mentre per il momento non ho ancora trovato nulla in grado di smuovermi. Ricordo anche che Parco Mizzo è stato compagno di classe in un istituto tecnico torinese di un parente acquisito terrone (a sua volta acquisito da una mia parente acquisita terrona) emigrato con la famiglia alla fine degli anni ’60, e costui me ne ha sempre parlato come di “una brava persona”, seppur dalla prospettiva di chi lo aveva rivisto, dopo il diploma, solo a una riunione di ex alunni, dove il Nostro (o Nostrissimo) si era lanciato in un’arringa contro gli iniqui stipendi dei politici paragonandoli a quelli degli operai (probabilmente era un’epoca di grillismo spinto, non so).

Ad ogni modo dico questo semplicemente per sottolineare che non sono di quelli che votano perché “lo conosco, è una brava persona”. Certo, si dà il caso che a questa tornata le europee coincidano anche con le comunali del mio paesello e io abbia promesso il mio voto di scambio ad almeno un paio di cosche, ma in tal caso si tratta di Realpolitik e non di stupido sentimentalismo piccoloborghese sulla “gente onesta”.

Parlando in soldoni, posso ammettere di aver trovato convincente l’intervento di Parco Mizzo al TG1, dove, richiamando in modo non banale l’eredità spirituale cristiana comune a tutti i popoli europei (il monoteismo, “uno”, e la trinità, “tre”), ha rimarcato la necessità di un nuovo equilibrio internazionale all’insegna del bipolarismo (“due”) e ha poi sostanzialmente evocato la sacra tetraktys con esoterici richiami al pitagorismo in quanto “ideologia italiana” di contro alle false dottrine europeiste (“quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci”):

Per le europee, tuttavia, c’è da aggiungere qualche piccolo particolare: in primo luogo è irritante che esse vengano promosse dallo stesso Presidente della Repubblica (il fratello di si chiamava Piersanti si chiamava) come un rito di legittimazione di qualche fantomatica “sovranità europea”. Dunque l’Unione vince sempre, anche facendo arrivare al Parlamento dei cavernicoli vestiti solo di brandelli di bandierine blu-stellate appena strappate dall’ingresso dell’edificio.

Questo di per sé obbligherebbe all’astensione o eventualmente alla pratica del “rifiuto verbalizzato” (che allo stato attuale è di per sé una scelta “zerovirgolista”). Mettendoci però tutta la buona volontà, e cioè cercando di votare dei partiti che rappresentino il mio interesse, non posso che ridurre la scelta a due nomi: Roberto Vannacci e Cuno Tarfusser.

Il Generale Vannacci è finito alla Lega per palesi dissidi all’interno della maggioranza e la sua presenza è comunque un pugno nell’occhio anche a fronte di tutto il lavorio (o logorio) sovranista salviniano. Il contributo che potrebbe dare all’interno di tale “contenitore” è lo stesso che Salvini ha dato all’Italia: cinque minuti di sclero populista e poi tutti a bere in spiaggia.

A me interesserebbe votarlo per le dichiarazioni riguardanti le “classi separati per disabili”, che naturalmente non hanno nulla a che fare con le distorsioni pseudo-sinistroidi del mainstream ma si riferiscono a una questione cocente per ogni insegnante, nonché per ogni alunno o genitore alle prese col sistema dell’istruzione nazionale, cioè in due parole: l’incapacità da parte della scuola pubblica di gestire la “disabilità” all’interno di essa, ad onta delle formule magiche utilizzate a livello legislativo, burocratico e politico.

Nella seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso il tema stava emergendo timidamente anche in ambito accademico, dopo lo scemare dei bagordi basaglisti ai quali ogni iniziativa nella prospettiva dell’inclusione scolastica è direttamente riconducibile. Purtroppo un problema in Italia non è tale finché qualcuno considerato accettabile dal sinistrume si alza e lo addita, salvo poi ovviamente confinarne la risoluzione nelle chiacchiere su di esso (Rampini docet). In tali condizioni, votare Vannacci perché ha posto un problema da me sentito sarebbe come confidare nella Schlein affinché dall’Ucraina non parta la Terza guerra mondiale o pensare che il listone di Cateno De Luca anche col 99% dei consensi possa promuovere qualcosa di simile a una Italexit.

Per quanto riguarda Cuno Tarfusser, ho apprezzato il lavoro da egli svolto sul processo per la strage di Erba: è in quell’occasione, del resto, che la stragrande maggioranza degli italiani ha sentito pronunciare il suo nome per la prima volta, e non è un caso che il “comizio” più importante il magistrato lo abbia tenuto dal canale Youtube di E. Montolli (giornalista da anni in prima fila nel difendere l’innocenza dei coniugi Romano), Fronte del Blog.

L’opera di Tarfusser nei confronti della giustizia italiana, va detto, è di per sé lodevole, sia a un livello ideale (indipendenza della magistratura dalle correnti, garantire una giustizia al servizio dei cittadini e non di oscuri fini ideologici) che concreto (ammirabile l’acribia con cui ha dissezionato il processo di Erba, mostrando le falle del sistema in corpore vili), tuttavia non credo, anche in tal caso, che egli possa portare istanze per quanto valide candidandosi con… Calenda.

In primo luogo perché il magistrato sostiene di aver scelto Azione “perché me lo hanno chiesto”, poi perché al di là di alcun slogan (come “Più Italia” e “Più Europa”) che lasciano il tempo che trovano, le idee con cui potrei concordare, per esempio il considerare “problematico” l’ingresso dell’Ucraina nella NATO così come nella UE (“Ulteriore provocazione inutile nei confronti della Russia”), sia in contrasto con il programma del partito di cui ha voluto farsi rappresentante. A questo punto potrei votarlo solo sostituendo la “N” nel suo nome con una “L”, ma sarebbe anch’essa una “provocazione inutile”.

Perciò, in finale, non ho idee e nemmeno voglia di farmele venire. Noto inoltre con un filo di angoscia (ma per troppi è ancora un sogno) la progressiva omogeneizzazione delle procedure di voto nelle varie nazioni europee: ormai l’unica differenza che spicca riguarda l’età , con un paio di nazioni (come la Germania e il Belgio) che hanno approfittato dell’occasione per consentire anche ai 16enni di recarsi alle urne (per ora solo alle europee), mentre altre come Austria o Grecia in cui anche in ambito nazionale il limite di età è stato abbassato (rispettivamente a 16 e 17 anni).

L’iniziativa di abbassare l’età per il voto è stata per anni nei documenti programmatici dell’UE, con la motivazione esplicita che i più giovani si sarebbero automaticamente fatti “promotori della parità di genere” oppure di “misure contro i cambiamenti climatici”; tuttavia i recenti exploit hanno scalfito l’immagine dello sbarbato berlinese o madrileño avvolto in una bandiera arcobaleno che attende con cartelloni colorati i propri coetanei subsahariani alla stazione centrale. E giustamente l’Europa, progetto intrinsecamente globohomo, ha dovuto smorzare l’entusiasmo giovanilista. Tale appunto solo per dare il quadro completo della farsa a cui tocca partecipare anche in absentia. Ah, tra l’altro ho appena scoperto che la lista di Parco Mizzo al Nord (cioè in Italia) non c’è, dunque come non detto tutto quel che ho detto.

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9 thoughts on “Elezioni Europee 2024: per chi votare

  1. La soluzione è semplice: tra Vannacci e Tarfusser chi è quello che provoca nel mainstream reazioni da indemoniato di fronte al crocifisso? Il primo. E quindi è quello da votare, anche solo per fare dispetto ai “benpensanti”.

  2. NESSUNO ti aiuta
    NESSUNO mantiene le promesse elettorali
    NESSUNO è eletto veramente tramite le urne
    NESSUNO ti dice anche in gioco è truccato
    NESSUNO che ‘vinca’ le elezioni decide cosa legiferare
    NESSUNO legge l’art. 67 delle Costituzione
    NESSUNO fa agli interessi dei Goym

    Perciò io voterò NESSUNO

  3. Per tagliare la testa al toro del voto/non voto una volta per tutte, si faccia una semplice considerazione: è utile votare? serve a qualcosa? No (se contasse davvero, non ce lo lascerebbero fare, o eliminerebbero i candidati contro, ecc.)
    E’ utile non votare? Serve a qualcosa? No (non c’è un quorum, le elezioni sono valide anche col 2% dei votanti, il caro presidentemottarella non se ne avrà a male, né ursula, né il pd).
    Ciò assodato, occorrerebbe domandarsi: quindi, cosa è più inutile, inutile al sommo grado? Votare o non votare?
    Votare è inutile. Ma non votare è ANCORA più inutile! Tra una utilità minima, potenziale, residuale, microscopica e una stupida, totale inutilità, logicamente io propendo per la prima. Un 2/3% per cento in più per la lega o per le pen e un 2/3% in meno per verdi-ursula-popolari-socialisti, potrebbe anche decidere di una guerra atomica, dell’esproprio dei campi agricoli, della proibizione di avere un’automobile vera, di pagare tasse “verdi” e via discorrendo… insomma, cose abbastanza concrete per le nostre vite e per quelle dei pochi, futuri, italiani.

    1. Benissimo. Non esiste una soluzione politica. E sia.
      Quindi, esiste una soluzione non-politica?
      O non esiste soluzione tout court?
      Nel primo caso, posto che il problema che qui si considera è, per semplificare, il globalismo e le sue perversioni (guerra, neoliberismo, frociaggine, femminismo, impoverimento, ecc. ecc.), esistono diverse soluzioni individuali (la fede, la spiritualità) o semi-individuali (costituzione di piccole comunità parallele, laddove possibile). Ma, essendo tali problemi politici (cioè, in senso lato, collettivi), mi viene difficile immaginare soluzioni ad esse che non siano, almeno in senso lato, politiche. A meno che quel “non ci sono soluzioni politiche” non sia – coincidendo, secondo caso, col “non ci sono soluzioni tout court” un pretesto o un alibi per crogiolarsi in un rassegnato fatalismo o, peggio ancora, per inebriarsi stoltamente di catastrofismo e di invocazioni di più o meno presuntamente prossime apocalissi (della serie “tanto peggio, tanto meglio”, “dopo di noi il diluvio”, “massì, che vada tutto alla malora” “venga il meteorite”, ecc.).

  4. Io non voto. Punto.
    Non partecipo più a questa farsa. E vadano a fanculo le macchiette populiste, Vannacci e mortacci, i na*sti dell’Illinios, i nani da circo che ambiscono solo ad avere un quarto d’ora di celebrità oltre a una lucrosa poltrona sotto il sedere.
    E non mi venite a dire che se mi diniego dal voto ci manderanno al macello in Ucraina, ci imporrano il Green Deal, attueranno la soluzione finale dei bianchi.
    Questo lo FARANNO LO STESSO, che partecipiate alla farsa oppure no. Questo bisogna fermarlo facendo scorrere sangue, non con le crocettine. È brutale ciò che dico? Spiace ma questa è la realtà.
    Poi c’è una piccola cosa che può sembrare banale, ma molta significativa in realtà, che io considero lo smascheramento palese di questa democrazia e se ne è parlato pochissimo e stranamente pure in questo blog. E il fatto che si debba obbligatoriamente votare una donna, qualora esprimessi più di una preferenza sulla scheda elettorale, pena l’annullamento del voto.
    Questa democrazia praticamente mi impone di votare una persona unicamente per il suo genere.
    Di fatto il mio eventuale voto sarebbe condizionato da norme astruse e torve concepite dalle laide morali egalitarie – ca sans dire in nome “dell’uguaglianza” e dei “diritti” – che viene a inficiare il punto cardine della democrazia, cioè la libera scelta di votare i propri candidati in piena autonomia e convincimento personale.
    E oggi sarà per il suo genere, domani per la sua razza, per il suo invertimento sessuale e qualcos’altro.
    Questa E GIA’ un’imposizione di voto E GIA’ una coercizione del proprio pensiero.
    Questa è la nostra democrazia che prossimamente andremo a “difendere” sui campi ucraini.
    Io le conclusioni le ho tratte. Spero di essere seguito

  5. Un principio non deve essere mai così assoluto da risultare nell’applicazione dannoso. Scrivono e dicono, il che implica chi si attenga a tale massima nel vivere, sia infondo un ritardato mentale, ma non si spiegherà questo, foss’anche sia stata l’intepretazione autossolvente di inetti mongospastici, dai papi a chi altri. E’ logica-fattuale.
    Non è che abbia a trastullarmi sullo stato massone, che poi, poracci, assieme a mafiosi e magnati multinazionali, sono realmente i 3 riferimenti dell’incoscienza di una guadenza nel potere relativo che infondo qui e qua anche noi invidiamo, ignavi a non farcelo attorno.

    Ha senso votare. No. Aveva senso vaccinarsi? No. Il voto è per scegliere in un programma su cui previamente si è concordi riguardo il giusto, il vero, il valido, e quindi se doveva fa la comunella o l’ostracismo prima, e poi annamo a mette in mezzo lo stronzo de turno.
    Invertendo Trilussa, partimo dall’esse tutti d’accordo a tavola sur programma, e poi se proponemo ad affermà, sempre si nun me gira er culo che sto mejo sul divano.

    Il Rifiuto verbalizzato è na l’unica denuncia ammessa Robbé, non scrive zerovirgoli del cazzo. Te sei presentato, non l’hai fatto, e crei n po’ de maretta fra chi inabituato ( col tempo ce se ride ) rischia de perde i conti. Quello che si scrive dipende da l’attore.

    Io ho parlato della casa comune di Gorbachov ad esempio, che a quanto pare, nel parco mercato delle previsioni, a maggior raggione perché la spiazzo da dove volevano suggerirla, rimane la fase che me permette de legamme tutti gli internettari al cazzo.
    Hai fatto bene a calcà l’ironia, magari nun subbirai l’esecuzione dopo.

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