A metà degli anni ’90 del secolo scorso molti giornali turchi pubblicarono in prima pagina titoloni del tipo Elvis e Lincoln sono turchi (continuando poi a farlo per anni). Lo scoop, per definirlo così, scaturì da uno studio del professor Brent Kennedy (1929-2013) sui cosiddetti Melungeon, una popolazione dell’Appalachia (sud-est degli Stati Uniti), caratterizzata dalla carnagione olivastra e dai lineamenti caucasoidi (The Melungeons: The Resurrection of a Proud People, 1994).
Kennedy cominciò a interessarsi di questo gruppo etnico quando si ammalò di una sarcoidosi cutanea, patologia la cui diffusione è quasi esclusivamente limitata alle popolazioni provenienti dal Mediterraneo, e per l’appunto diffusa anche tra i melungeon. Da qui cominciò la ricerca tra il suo “popolo”, che lo portò a elaborare l’affascinante ipotesi che essi fossero i discendenti dei “rematori turchi” che alla fine del XVI secolo il corsaro britannico Francis Drake sottrasse da una galea spagnola e poi abbandonò in America.
L’etimo stesso della popolazione, invece di significare “melanzana” (manco a farlo apposta da varie espressioni dialettali del nostro Meridione, come mulignan, ancora oggi utilizzato dagli italo-americani per indicare in maniera poco educata le persone di colore – qualcuno ricorderà una storica scena dei Soprano), secondo Kennedy deriverebbe dal turco melun can, “anima dannata”: etimologia un po’ fantasiosa creata dallo studioso ricollegandola all’arabo mal’un jinn, che però non contempla il fatto che in turco il classico “genio” (jinn) non ha nulla a che fare col prestito persiano jân (che indica effettivamente l’anima, la vita, lo spirito).
Nonostante il professor Kennedy avesse onestamente presentato le sue tesi come basate su congetture e prive di solide basi scientifiche, le autorità turche lo trasformarono in una specie di eroe nazionale: lo stesso studioso contribuì ad alimentare il mito paragonando usi e costumi turchi a quelli dell’Appalachia e favorì la politica di gemellaggi tra cittadine della Virginia e dell’Anatolia e associazioni per scambi culturali turco-melungeon.
Bisogna ammettere che negli Stati Uniti i melungeon rappresentano da tempi non sospetti un “oggetto” misterioso e affascinante in vari campi dello scibile: risale per esempio al 1951 uno studio per la “Geographical Review” del professor Edward T. Price concentrato sul Tennessee orientale, nel quale si tende a ridurre la “diversità” del gruppo alla pelle non totalmente bianca e ai capelli lisci neri, con tratti talvolta associati a discendenze portoghesi, indiane o africane, ricordando però al contempo come essi venissero percepiti come qualcosa di “altro”, tanto che anche nei loro confronti i matrimoni misti venivano scoraggiati, (nei primi censimenti del resto venivano classificati come free persons of color). L’Autore peraltro non contempla nemmeno un’origine turca e fa risalire l’etimo di melungeon al portoghese melungo (“marinaio”), al francese mélange (“miscuglio”) o al prefisso greco melan- (“nero”).
Un altro articolo più recente (2001) dell’antropologa Anita Puckett fa dei melungeon addirittura un elemento indispensabile nella creazione del concetto di “bianchezza” nella regione degli Appalachi (si noti en passant come lo spirito dei tempi, alla base di tutti gli studies, influenzi le prospettive su un argomento).
Storicamente, l’espressione melungeon per l’Autrice è uno slur utilizzato per descrivere persone di discendenza mista (nativi americani, africani e europei) nel Tennessee orientale, in Virginia e nel Kentucky sud-orientale: ciò nonostante, dopo la loro lunga esclusione dalla “bianchitudine”, proprio in virtù degli studi di Kennedy il gruppo si è reso protagonista di un revival identitario (che in ogni caso esclude influenze africane, rafforzando, a parere della studiosa, una forma di “bianchezza espansa”, qualsiasi cosa voglia dire).
Negli Stati Uniti il tema ha ispirato anche ricerche autobiografiche, come quella di Lisa Alther (Kinfolks: Falling Off the Family Tree. The Search for My Melungeon Ancestors, 2007), che si interessa a tutte le ipotesi sulla discendenza (nativi americani, africani, turchi, portoghesi o persino membri della colonia perduta di Roanoke), oppure quella della sociologa Tamara L. Stachowicz, che in Melungeon Portraits. Exploring Kinship and Identity (2018) parte da propositi scientifici ma poi tramite una metodologia “ritrattistica” (che in realtà è solo una raccolta di interviste) indulge nell’identitarismo, prendendo come buone le ricostruzioni dei soggetti contattati, i quali partono sempre dal presupposto che delle origini melungeon in casa non se ne potesse parlare (in quanto presunta causa di stigma sociale) e basano le loro ricostruzioni “genealogiche” su leggende e -letteralmente- racconti delle nonne (una certa Anna, per esempio, parla di “naufraghi portoghesi” e di un lontano capostipite che si dice fosse un marinaio turco).
Infine, valga come attestazione delle modalità con cui le caratteristiche “leggendarie” di tale indefinibile gruppo etnico si inseriscono nell’immaginario d’oltreoceano il romanzo di David S. Brody The Pillars of Enoch. Templars and the Melungeon Legacy (2021), nel quale i Melungeon diventano addirittura custodi inconsapevoli di un sapere esoterico perduto, essendo per l’Autore discendenti dei cavalieri templari che fuggirono dalle persecuzioni europee nel XIV secolo (e lasciarono anche testimonianze archeologiche negli Appalachi, come croci o incisioni runiche…?).
Negli USA, come si diceva, il volume di Kennedy ha contribuito a un ritorno di interesse per questa popolazione, che in realtà non ha ottenuto alcun riconoscimento “ufficiale”. I test del DNA hanno dimostrato un’origine mediterranea, chiaramente non riconducibile alla sola Turchia. A questo punto si potrebbe persino ipotizzare (sempre per rimanere nell’ambito delle fantasie) che questi “marinai turchi” fossero tali nell’antico significato del termine, cioè in quanto italiani diventati “levantini” sotto gli ottomani. Che Elvis e Lincoln (i quali peraltro non erano affatto melungeon, ma vennero scelti solo perché americani famosi con capelli neri) fossero italiani?